“Con il dono della collezione a Capodimonte loro entrano nella storia. Ma, ancor più, fanno entrare la storia a Capodimonte. Una storia di cui sono stati testimoni e attori. Quando alla fine degli anni Sessanta con l’Arte Povera, l’arte italiana è entrata radicalmente nella contemporaneità”. Chi parla è il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Sylvain Bellenger. E il “loro” è riferito a Lia e Marcello Rumma: lei la grande gallerista divisa fra Napoli e Milano, lui il marito, morto solo ventottenne nel 1970. L’occasione per parlarne è appunto la donazione della loro straordinaria collezione d’arte allo Stato italiano. 70 opere di artisti italiani, dagli anni Sessanta, con un focus sull’Arte Povera.
“Sono questi collezionisti a scrivere la storia”, aggiunge il direttore. “Per questo i musei, che sono la memoria della sensibilità e del genio umano, rappresentano la destinazione naturale delle loro raccolte”. La raccolta sarà esposta nella Palazzina dei Principi del Museo e Real Bosco di Capodimonte, con la direzione scientifica di Gabriele Guercio. Mentre il progetto architettonico, che sarà presentato martedì 21 giugno, è stato affidato all’architetto Ippolito Pestellini. Tra gli artisti esposti ci saranno Vincenzo Agnetti, Giovanni Anselmo, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Mario Ceroli, Gino De Dominicis. E poi Luciano Fabro, Mimmo Jodice, Jannis Kounellis, Maria Lai, Mario e Marisa Merz, Giulio Paolini. E ancora Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto, Ettore Spalletti, Giulio Turcato, Gilberto Zorio.
Lia Rumma dona allo Stato la sua collezione. In mostra a Napoli a Capodimonte
La collocazione a Capodimonte è coerente con una certa vocazione contemporanea del museo definita fin dagli anni Settanta, sia pur collaterale rispetto al nucleo storico. Risale al 1978 la personale di Alberto Burri, curata dall’allora soprintendente Raffaello Causa e da Lucio Amelio; poi da soprintendente anche Nicola Spinosa ha incrementato fortemente questa incursione di un museo storico nel contemporaneo, con la personale di Keifer e l’esposizione permanente di Kosuth e così oggi tra il secondo e il terzo piano è aperta la sezione di Arte Contemporanea. Alcune opere hanno trovato invece collocazione nel percorso museale (William Kentridge, Luca Pignatelli), in altri spazi del palazzo o nel giardino antistante, come l’installazione di Sol LeWitt, che occupa un intero ambiente del piano terra. La collezione Rumma avrà invece, per la sua imponenza, un edificio dedicato nel Parco. La storia della collezione è lunga, viene da lontano, da quella luminosa intuizione che spinse i giovanissimi Lia e Marcello a riunire i talenti nascenti dell’Arte Povera nella celebre mostra agli Arsenali di Amalfi, nel 1968. Evento epocale, celebrato nel 2020 al Museo Madre, con la retrospettiva – curata da Gabriele Guercio e Andrea Viliani, durante la presidenza di Laura Valente – sui sei anni di Marcello Rumma, intellettuale precocemente scomparso nel 1970 e la cui eredità è stata brillantemente raccolta dalla moglie Lia, oggi una delle signore dell’arte internazionale, gallerista di successo tra Milano e la sua home gallery napoletana di Palazzo Donn’Anna