Giovanni Pentangelo, responsabile del servizio di Odontoiatria e Chirurgia Orale presso l’ospedale di Polla, nell’Asl Salerno ha un ruolo nel sindacato SUMAI dei medici territoriali in particolare degli specialisti ambulatoriali. È in sostanza il terminale associativo del sindacato della medicina territoriale. “La medicina territoriale come dice il termine è del territorio – spiega il dottor Pentangelo – sono il terminale associativo nel SUMAI che è il sindacato unitario dei medici ambulatoriali italiani, è il sindacato maggioritario rappresentativo degli specialisti ambulatoriali quindi dei medici territoriali e firmatario dell’accordo collettivo nazionale. Io sono colui che a livello aziendale ha rapporti con la direzione strategica, sono un interlocutore della direzione generale su queste vicende. La storia della medicina territoriale è quanto mai attuale perché la pandemia ha messo in luce un deficit della medicina territoriale e con il PNRR siamo nella sfida decisiva per il nostro futuro perché vi è la concreta possibilità di trasformare la dura emergenza sanitaria in una opportunità di rafforzamento e rilancio della Sanità. Ora, i limiti nel nostro sistema sanitario ci stavano già e, chiaramente, il Covid ha messo in luce difetti già evidenti. Negli anni, l’aspettativa di vita degli Italiani è cresciuta, siamo un Paese che invecchia e si ammala di più, di conseguenza le patologie croniche esplodono e si sviluppano di più, e ciò ha determinato una pressione sugli ospedali. E così non deve essere. La patologia cronica nel paziente fragile deve essere curata non in ospedale dove deve finire l’acuto, ma nel mentre ci sono stati dei decreti che hanno organizzato la rete ospedaliera, tutto ciò non è accaduto con la medicina territoriale. C’è stata solo una lunga stagione di tagli che ha indebolito di fatto la sanità territoriale. Dal Decreto Ministeriale 70 di giugno 2015, abbiamo avuto la chiusura degli ospedali, la razionalizzazione delle risorse, tutto questo è avvenuto e doveva avvenire, il problema è che in maniera concomitante e contestuale ci doveva essere un rafforzamento della rete fuori dagli ospedali, quindi del distretto e del territorio. Tutto ciò si sarebbe dovuto fare già dal 2015, quando è uscito il Decreto Ministeriale 70; anche un Decreto che contestualmente rilanciava l’assistenza territoriale ma così non è stato. E oggi paghiamo questo difetto, l’aumento della cronicità, l’aumento della fragilità e quindi è quanto mai un’occasione di rilancio verso questa riforma della sanità territoriale anche alla luce dei fondi del PNRR”. Poi prende fiato e sul ruolo dei medici ambulatoriali continua Pentangelo: “La Regione Campania è stata da subito un interlocutore privilegiato del Ministro della Salute anche battendo le mani sul tavolo con il discorso delle case di comunità, discorso ospedali di comunità, oggi la Regione Campania ha organizzato il territorio così come da linee guida ministeriali in case di comunità e ospedali di comunità. In particolare, sono nel territorio dell’Asl Salerno, sono previste 33 case di comunità, 13 centrali operative territoriali e 8 ospedali di comunità. Si tratta cioè di un’interfaccia tra il cittadino e l’ospedale, la casa di comunità è una nuova entità della rete territoriale dove saranno impegnati medici di medicina generale, specialisti, infermieri, pediatri di base, lì ci andranno persone che hanno bisogno di assistenza sanitaria che non rientrano nella emergenza – urgenza, si lavorerà su un modello organizzativo di approccio integrato multidisciplinare e anche su progetti di salute con particolare attenzione a condizioni legate alla cronicità e alla fragilità. E la riforma prevede una casa di comunità ogni 40/50mila abitanti. Le case di comunità che rappresentano qualcosa di nuovo, saranno impegnate su tutti quegli episodi di assistenza sanitaria che non riguardano l’emergenza – urgenza e lavoreranno sul modello organizzativo dell’approccio integrato multidisciplinare con equipe apposite. L’ospedale di comunità è sempre una struttura della rete territoriale, destinata a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media e bassa intensità, avrà una funzione intermedia tra domicilio e ricovero ospedaliero, tutto ciò servirà a scongiurare ricoveri impropri. Nella proposta di riforma, la struttura centrale è il territorio e il distretto, quindi, appare evidente che è indispensabile potenziare i distretti e soprattutto qualificarne le direzioni”. “Insomma tutti devono fare la loro parte – dice ancora Pentangelo – finora il territorio non ha dato risposte adeguate perché non poteva darle perché non c’era una riforma della Sanità territoriale. Spesso gli specialisti ambulatoriali, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, non hanno dialogato e non dialogano ancora in maniera ottimale, oggi con la Riforma territoriale con la istituzione delle case di comunità, con gli ospedali di comunità, delle centrali operative territoriali, tutti questi attori vanno in rete in un progetto di riforma che identifica e sancisce i compiti di tutti e di ciascuno. Un ruolo che avremo anche noi come sindacato e devo dire che a Salerno i rapporti sono stati sempre idilliaci e credo che sarà così anche con il nuovo direttore generale l’ingegnere Sosto che arriva con un buon curriculum e con ottime credenziali”.
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