L’approfondimento di oggi è relativo all’arte ed alla cultura e nello specifico agli Istituti che fanno capo alla Direzione Musei Regione Campania, in riferimento alla provincia di Salerno. Lo facciamo anche alla luce della conclusione del concorso del Ministero della Cultura, per l’assunzione di 1052 AFAV (Assistenti alla Fruizione, Accoglienza e Vigilanza) che, a Salerno e provincia prevede 20 posti: 15 tra il Parco Archeologico di Paestum e Velia (siti autonomi) e 5 afferenti proprio alla DRM Campania-Salerno.
Il complesso più rilevante, relativamente alla Direzione, è la Certosa di Padula, patrimonio dell’UNESCO sul quale sorvoliamo, essendo stato già letto e scritto tanto.
Per quel che riguarda le altre strutture, invece, probabilmente non tutti conoscono dettagli e caratteristiche.
Partiamo dal Museo Archeologico Nazionale di Eboli e della Media Valle del Sele. Aperto al pubblico dal 2000, è ubicato nel complesso monumentale di San Francesco, ex convento del 1200. L’allestimento è organizzato secondo criteri cronologici.
La prima sezione è dedicata alle più antiche testimonianze restituite dal territorio. Le evidenze dell’età del Bronzo documentano l’occupazione delle aree collinari da parte di piccoli insediamenti legati alle pratiche della transumanza e aperti ai contatti con l’esterno.
La seconda sezione è riservata all’esposizione dei ricchi corredi funerari che dimostrano una sostanziale continuità di occupazione dell’insediamento di Eboli fino all’età romana.
Il percorso museale prevede, inoltre, una esemplificazione dei reperti rinvenuti a Campagna e Oliveto Citra e si snoda su quattro sale occupate da arredi funerari e vasellame.
Ci spostiamo, ma non di molto, per concentrarci sul Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano.
Inaugurato nel 2007, è ospitato in un edificio moderno, realizzato per accogliere le straordinarie testimonianze archeologiche dell’insediamento sviluppatosi a partire dal IX secolo a.C. nell’area dell’attuale Pontecagnano. L’esposizione è articolata in senso cronologico e tematico ed illustra la storia del sito attraverso la ricca documentazione proveniente dalle necropoli, di cui sono state scavate più di 9000 sepolture.
Il Museo ha avviato attività orientate ad ampliare l’offerta culturale, incrementando la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio archeologico picentino ed accogliendo diverse forme di espressione, dall’arte contemporanea, alla letteratura, alla musica.
Altro Istituto afferente alla DRM Salerno è il Museo Archeologico Nazionale della Valle del Sarno, con sede nella stessa Sarno.
Sorto nel 1975, dal 2011 ha sede nel centro storico, in un palazzo gentilizio del ‘700.
Il Museo con le sue collezioni racconta la storia della Valle del Sarno dal Neolitico al Medioevo. Alla seconda metà del IX sec. a.C. risalgono le ricchissime sepolture maschili con vasi, rasoi, fibule e armi. Dalla metà dell’VIII sec. i defunti di rango sono accompagnati da vasi importati dalle colonie greche di Pithekoussai e Cuma.
Mentre nella prima metà del VI sec. a.C. nelle tombe si rinvengono vasi di bucchero e di importazione greca accanto a pochi oggetti di ornamento.
All’epoca romana risalgono i reperti rinvenuti nelle ville rustiche del suburbio pompeiano, distrutte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., mentre al medioevo rimandano i vasi di una fossa di scarico da San Marzano e di un frantoio rinvenuto a Sarno.
Tornando nel Vallo di Diano, ci dedichiamo ora al Museo Archeologico di Sala Consilina.
Espone i reperti archeologici rinvenuti nelle necropoli del territorio, in particolare nelle aree di San Rocco e Sant’Antonio. Il Museo raccoglie i corredi di oltre 1000 sepolture, a partire da quelle del tipo a incinerazione dell’età del ferro (IX sec. a.C.) fino ad arrivare a quelle di età lucana (IV sec. a.C.), ricche di ceramica di produzione locale e di importazione.
Il Museo di Sala presenta un percorso espositivo negli spazi della sede storica di via Cappuccini.
Chiudiamo questa veloce panoramica concentrandoci sull’Antiquarium e area archeologica della Villa romana di Minori, in Costiera Amalfitana.
La Costiera era apprezzata già in epoca romana per la bellezza dei paesaggi e il clima mite.
La Villa Marittima risale all’inizio del I sec. d. C. ed è stata scoperta “casualmente” nel 1932 durante i lavori di ristrutturazione di una casa privata. Il complesso di Maiori rappresenta il più classico degli esempi di “villa marittima” con ambienti termali e sale di rappresentanza. L’accesso principale era sul mare.
Oggi, della struttura residenziale, sono visibili solo le parti che si trovavano in prossimità del mare e sono circondati dai palazzi. La villa si sviluppava originariamente su due o più piani e presentava un suggestivo Ninfeo triclinio (sala da banchetto).
Il piano inferiore era aperto su un viridarium, giardino romano con una piscina centrale, circondato da un triportico con pilastri in mattoni.
Sulla terrazza, corrispondente al piano superiore, l’Antiquarium conserva alcuni resti degli affreschi che decoravano le pareti e materiale proveniente da altri siti archeologici della zona. Quasi tutto il complesso presenta decorazioni in stile pompeiano.
Recenti scavi hanno poi messo in luce gli ambienti termali.