C’erano una volta il posto fisso e la carriera a tutti i costi. Ambizioni che per decenni hanno condizionato le scelte di intere generazioni. Ma qualcosa è cambiato. L’impianto del lavoro “tradizionale” fortemente gerarchizzato e basato su performance e produttività ha iniziato a scricchiolare e oggi, dopo due anni di pandemia, è in atto una trasformazione che lo scuote nelle fondamenta.
Dall’inizio della pandemia il numero degli under 40 che ha deciso di licenziarsi è aumentato del 26%. Ma il fenomeno è trasversale a tutte le fasce d’età e racconta un paese alla ricerca di un maggior equilibrio tra vita privata e lavoro.
Le Grandi dimissioni sono una tendenza economica in cui i dipendenti si dimettono volontariamente in massa dai loro posti di lavoro. Il fenomeno è iniziato nell’estate 2021 negli Stati Uniti d’America, dopo che il governo si è rifiutato di fornire protezioni ai lavoratori in risposta alla pandemia di COVID-19, mentre aumentava il costo della vita. Alcuni hanno descritto le Grandi dimissioni come una forma mascherata di sciopero. Secondo altri, il fenomeno è più complesso e dovuto al fatto che il mercato del lavoro sta cambiando molto rapidamente. In misura minore, il fenomeno si sta presentando anche in Europa e in Italia in particolare.
La YOLO economy, ovvero l’economia del “si vive una volta sola” sta ridefinendo il mercato del lavoro. “Si vive una volta sola” è il concetto alla base della Yolo economy resa popolare negli Usa e che ora sta conquistando posizioni anche fra i giovani italiani: il nuovo stile di vita sta coinvolgendo anche nel nostro Paese i Millennials (26-41 anni) e la generazione Z (under 25).
Complice la pandemia e le sue paure, i ragazzi stanno orientando la bussola non più verso il posto fisso ma sul lavoro agile ed il mondo del digitale e dell’Ict. Ma c’è anche chi lascia il posto fisso e decide di dedicarsi a impieghi più a contatto con la natura: giovani pronti a reinvestire in agricoltura biologica.
Secondo alcuni è una risposta ai mesi di pandemia, altri invece teorizzano un mutamento sostanziale e ormai inarrestabile dei paradigmi lavorativi.
È una reazione all’effetto pandemia – prima – e guerra in Ucraina – oggi. Negli ultimi due anni le situazioni avverse a livello globale ci hanno insegnato che niente dura per sempre, che basta davvero un nonnulla per stravolgere un’esistenza intera: un virus ci ha costretti a prendere le distanze tra di noi, ma anche dalla vita di prima.
A che serve mettere da parte i soldi, quando improvvisamente potresti finire intubato all’ospedale? A che serve lavorare 14 ore al giorno, se poi non avanza tempo per godersi la vita? E infine: che vita è quella in cui ti svegli al mattino e per strani giochi di potere, qualcuno distante migliaia di km da te, potrebbe radere al suolo la tua città? Interrogativi sui quali ci siamo arrovellati per molto tempo, avendone molto a disposizione durante i vari lockdown, e che ora stanno portando alle azioni.
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