Oggi 30 Maggio 2022, mentre scrivo mi vengono in mente molti ricordi legati a questa festa tra tradizione, storia, cultura e religiosità.
Fin da piccola, abitando poco lontano dalla chiesa di Sant’Antonio, o meglio convento di Sant’Antonio da Padova, ricordo sempre che mia nonna si preparava ad offrire durante la processione del 13 Giugno sera bibite e pastarelle cilentane per chi vi partecipava, appendeva lunghe coperte ricamate interamente a mano lungo i balconi in attesa che passasse il Santo.
Prima la messa e la tredicina non si svolgevano nel convento, ma nella chiesa madre di Roccadaspide in piazza per vari lavori di agibilità e ricostruzione del convento, da circa un paio d’anni invece si svolge nel convento.
Circa dalla metà di maggio gli abitanti nei dintorni del convento, si preparano a tagliare l’erba, pulire, mettere in ordine per ospitare dal 31 maggio al 13 Giugno tutti i fedeli di Sant’Antonio.
Dopo due anni di pandemia, ritorna la processione. Chiamando Don Cosimo e chiedendogli informazioni riguardo lo svolgimento della religiosità di quest’anno, mi ha riferito che come ogni anno inizieranno le lodi alle 6.30 di mattina giù nel Convento, per poi proseguire fino al 13 Giugno con la Santa Messa.
Il 13 Giugno, ultimo giorno di tredicina, i fedeli dopo la messa delle 7.00 potranno accompagnare, alle 10.00, il Santo nella parrocchia in piazza; da lì alle 19.00 inizierà la processione per le strade del paese per poi giungere di nuovo al convento e celebrare la messa con fuochi d’artificio finali.
Del convento, noi rocchesi abbiamo l’onore di conoscere tutta la storia grazie alla ricostruzione dell’artista Nera D’auto, che riporto qui di seguito:
Costruito nel XV secolo, probabilmente da parte dei Frati Domenicani, fu successivamente concesso, nella seconda metà del XVI secolo, ai Frati Minori Conventuali di S. Francesco. Il convento venne soppresso col Decreto Reale di S.M. Giuseppe Bonaparte del 10 gennaio 1808 che rientrava nel più ampio piano politico di legislazione antifeudale e anticlericale volto all’abolizione dei privilegi e dei diritti feudali, che interessò il Regno di Napoli durante il cd. decennio francese (1806-1815). Successivamente, in seguito alla legge n. 653 del giorno 11 marzo 1817 del Regno delle Due Sicilie, che prevedeva l’istituzione in ciascun comune di un apposito camposanto fuori dal centro abitato, la chiesa del convento e l’annesso giardino vennero utilizzate come cimitero fino al 1839. La chiesa del convento attualmente è dedicata al culto di S. Antonio di Padova, è a navata unica monoabsidata e vi si accede attraverso un portico, sormontato da due volte a crociera, dov’è visibile un ciclo pittorico quasi totalmente ricoperto da intonaci raffigurante l’Albero dei Francescani e Santa Maria delle Grazie con S. Francesco e S. Antonio. Nella chiesa della struttura è collocata la statua di S. Maria delle Grazie invocata dal popolo in tempi di siccità, mentre all’esterno è ancor oggi ubicata la statua della Madonna del latte e la croce di Monteoliveto.
Nera D’auto, artista nel comune di Roccadaspide scriveva su “Unico L’informatore Anno 1-N.4-08/12/1995”:
Una strada tortuosa quella che porta al convento, da dove è possibile raggiungere anche Castelcivita e Controne; costeggia una delle due antiche porte medioevali dette delle «Molinelle». S’intravedono ancora le arcate cieche che richiederebbero pulizia e restauro; avanti la strada si fa sempre più stretta affiancata da case antiche ancora abitate, ripristinate alla meglio, o alla peggio, spesso con materiali non adatti che ne deturpano e cancellano la lettura di un’epoca. Lasciate le ultime case s’ imbocca una scala acciottolata; ormai di quella scala è rimasto ben poco; la natura ha preso il sopravvento tra siepi di ortiche, di ginestre e piccoli orti a terrazza che degradano verso la valle, dove in fondo, si trova il convento di Sant’Antonio. Antiche mura di un mulino, un acquedotto e tanta incuria accompagnano la discesa, mentre il terrore abbastanza fondato che prima o poi una vipera possa sostare al lato del sentiero tra i cespugli tiene sospeso colui che si è avventurato. L’ultimo tratto è completamente rovinato e allora si è impegnati alla ricerca del sasso dove poggiare il piede. Finita la discesa davanti agli occhi appare il prato che precede il convento; sul lato sinistro una croce poggi su una colonna e delimita l’area sacra, mentre papaveri, fiori di campo, erbetta bassa invitano a correre e a giocare. Con la gaiezza nel cuore si attraversa il ponte; c’è nell’aria la vita sana all’insegna della preghiera e del lavoro che durante i secoli ha caratterizzano questi luoghi. Questo nostro convento dei Frati Conventuali Minori ci ricorda quando, nel tardo medioevo, nel XlII secolo, innovando la realtà cenobitica e dando vita a nuove forme di aggregazione spirituale, S. Francesco e S. Domenico fondarono l’Ordì dei Mendicanti. Tale ordine religioso scaturì spontaneamente dalla realtà sociale del tempo che vedeva la chiesa scossa dalle eresie, minai da un processo preoccupante di modernizzazione.