Si e’ tenuto a Vallo della Lucania, il giorno 28 maggio 2022, l’incontro “L’inganno dell’alta velocità’ Sa-Rc – 30 miliardi per un pugno di minuti” che incrementa a gran raggio, la voce del dissenso sulla questione bollente dell’Alta Velocità. Si evince infatti, dal progetto iniziale presentato dalla commissaria Vera Fiorani il 21 dicembre 2021, l’esclusione dell’intera tratta tirrenica del territorio del Cilento e del Golfo di Policastro e di recente, in data 6 maggio 2022 presso la sede della Provincia di Salerno, v’è stata un’ulteriore conferma da parte dei suddetti, tramite la relazione conclusiva relativa al lotto A1 Battipaglia – Romagnano al Monte. Il percorso prevede l’attraversamento della Piana del Sele fino al comune di Romagnano dove una biforcazione dirigerebbe il transito dei treni, da un lato verso la Basilicata e dall’altro verso il Vallo di Diano per ritornare, poi, a costeggiare il Tirreno soltanto dalla costa calabra.
Ho raggiunto telefonicamente Egidio Marchetti, organizzatore e voce della mobilitazione sociale, fondatore e presidente del “Comitato Alta Velocità’ Cilento”.
Come nasce il comitato? Perche’ ha deciso di esporsi in prima linea sulla questione?
Il comitato nasce nei primi giorni di febbraio del 2021, all’indomani della presentazione dello studio di fattibilità da parte di RFI nella persona di Vera Fiorani, dal quale colsi dei rischi di un progetto che andava a sconfessare quello che era l’intento originario delle ferrovie fino al 2020 nel quale, si parlava di una velocizzazione di una linea tirrenica e della realizzazione di una variante Ogliastro – Sapri. Vidi questo documento e mi allarmai perché in precedenza, con il Governo Conte si doveva elaborare un progetto diverso, tant’è che con il cambio di rotta governativo e con la nomina della Commissaria Fiorani, è stata rimodulata l’intera idea progettuale. Il Comitato si è costituito con un atto pubblico esattamente il 16 febbraio 2021, siamo un gruppo di quindici professionisti e imprenditori. L’allargamento della parte sociale è avvenuto più che altro con la reazione di un gruppo pubblico, esente da quote d’iscrizioni, e un gruppo Facebook dove raccogliamo il consenso giorno per giorno sull’evoluzione di questa tematica.
Quali sono le ragioni espresse dal comitato?
Quando hanno rifatto la Napoli – Roma, hanno fatto un lavoro parallelo alla vecchia tratta, come anche la linea Adriatica non ha una deviazione appenninica alternativa, stranamente, in questa parte del sud Italia della Campania, il Governo ha deciso, con la complicità sicuramente della Regione Campania di andare altrove. Senza nulla togliere alle esigenze e alle volontà di miglioramento sociale della mobilità di altri territori, non si può realizzare una cosa che è progresso soltanto per gli altri e regresso per noi, lo trovo penalizzante e destrutturante. Nello scopo sociale del nostro comitato proponiamo una mobilità che non è soltanto infrastrutturale e digitale, ma anche sociale, incline a favorire gli scambi interdisciplinari e intergenerazionali, cioè di mettere a fattore comune quelle che sono le esigenze di una comunità che ha una grossa identità storico – culturale, oggetto di valorizzazione e salvaguardia grazie alla presenza del Parco Nazionale del Cilento e che spesso, viene usata soltanto per slogan propagandistici, non ricevendo il supporto per quelle che sono le esigenze di una società moderna. Paradossalmente, in una fase storica in cui si va verso la transizione ecologica, un territorio come il nostro è costretto a viaggiare in automobile e non sul treno, tuttavia non avendo un’adiacenza autostradale, vuol dire peggiorare la qualità della vita dei cilentani. Pertanto Sapri dista 150 Km da Salerno e 200 da Napoli e credo che, questo territorio debba essere rispettato come quando 100 anni fa è stato deciso di far passare la linea ferroviaria da qui e non da Lagonegro, per ragioni geologiche, geografiche ed economiche. Inoltre, Il Piano Strategico del turismo del 2017, i cui principali obiettivi sono stati riconfermati dal PNRR, prevede tra i suoi indirizzi quello di trasferire i flussi turistici dal sistema stradale e autostradale a quello ferroviario. Il PNRR stesso prevede un programma per lo sviluppo economico dei piccoli centri, di cui il Cilento interno è costellato, e per il loro rilancio turistico, tramite il programma “Attrattività dei borghi”, basato sulla loro rigenerazione turistico – culturale. È in atto una vera e propria deprivazione.
Allo stato attuale, perche’ le istituzioni prediligono queste scelte?
Credo che il limite degli italiani sia la furbizia, un riflesso distorto dell’intelligenza. Suppongo sia una scorciatoia usata da altre regioni e da altri territori per far convergere la ferrovia su posti considerati addirittura dimenticati. Ora capisco le giustificazioni, e mi riferisco alla Basilicata, il dover passare per il piccolo comune di Romagnano al Monte non ha alcun senso, è una zona non strategica, senza nessuna logistica se non quella di avvicinarsi ad un capoluogo di regione che evidentemente ha delle rivendicazioni da fare. È giusto che si aggiusti la Battipaglia – Potenza – Taranto, ma che non si utilizzi la Salerno – Reggio Calabria per fare un’altra cosa; aver tirato la molla elastica altrove, serve per fare il classico gioco dei due piccioni con una fava, realizzando una linea storta e costosa che non serve il mercato e scontenta varie comunità. Dopotutto, poiché si scelga Praia a Mare come stazione interregionale e non più Sapri, mi fa capire che al seguito ci sono ragioni geopolitiche che spingono verso la Lucania o “un’altra Calabria” quelle che sono le ragioni legittime dei diritti acquisiti, di flussi oramai secolari e che non trovano bilanciamento in una rete autostradale, già fatta passare altrove per le stesse ragioni in tempi remoti. Sicuramente una scelta giustificata moralmente dal fatto che quella parte dell’Italia meridionale non aveva la ferrovia; parliamo di 50 anni fa della Basilicata e della Calabria appenninica. Per questo non si capisce oggi il perché, dopo 50 anni, il Cilento costiero, dopo aver perso l’autostrada debba perdere anche la ferrovia.
Che tempi abbiamo?
Il progetto non è ancora esecutivo, si aspetta la conclusione della conferenza di servizi che dovrebbe ultimarsi nell’arco di 15 giorni, dopodiché l’ultima parola passerà al governo. Noi intanto presentiamo le nostre istanze e ci riserviamo comunque di impugnare eventuali decisioni che dovessero avere dei criteri di illegittimità. Tuttavia la Soprintendenza ha già fatto delle attente osservazioni sull’impatto ambientale e stiamo aspettando le relative controdeduzioni.
Avete avuto un riscontro da parte delle istituzioni regionali?
In questa fase abbiamo invitato due consiglieri regionali nonché presidenti di commissione regionale, gli Onorevoli Michele Cammarano (Aree Interne) e Attilio Pierro (Anticamorra e Beni Confiscati). Per quanto riguarda il Governo della Regione Campania, non abbiamo rapporti e interlocuzioni dirette, probabilmente parliamo linguaggi diversi; non abbiamo riscontrato attenzioni e accoglimento alle istanze presentate, la Regione non è stata chiara sin dall’inizio ed è una presa d’atto. Credo che una regione, come un padrone di casa, debba dare un consenso, capire e spiegare ai propri abitanti cosa sta succedendo e cosa si perde o si guadagna, questo è un atteggiamento non coerente con quella che è la portata del progetto, le cui scelte ricadranno sulle prossime generazioni per i prossimi 100 anni.
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