È datata 1974 l’apertura al traffico dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Si trattò, per l’epoca, di un’opera di ingegneria d’avanguardia, con alcuni dei più importanti ponti e viadotti d’Europa.
Al di là delle numerose traversìe che negl’anni l’hanno caratterizzata, la presenza dell’autostrada ha permesso che il Vallo di Diano fosse facilmente raggiungibile. Con conseguenti risvolti positivi in termini di impresa, turismo e semplici spostamenti.
L’arteria ha assunto anche più importanza dopo la dismissione, nel 1987, della ferrovia Sicignano-Lagonegro.
Negli ultimi anni l’attenzione valdianese intorno alla Salerno-Reggio Calabria (oggi rinominata Autostrada del Mediteranneo) si è concentrata sulla possibile attivazione di un nuovo svincolo autostradale a Trinità di Sala Consilina, che andasse ad aggiungersi a quelli già esistenti nella stessa Sala Consilina, a Polla, ad Atena Lucana ed a Padula-Buonabitacolo.
Tutto positivo quindi? Quasi… Perché se è vero che il comprensorio senza autostrada sarebbe abbandonato a sé stesso, il fatto di essere facilmente raggiungibili fa sì che, di tanto in tanto, penetrino nel territorio bande, più o meno organizzate provenienti dal napoletano o da territori limitrofi che
si rendono protagoniste di periodiche ondate di furti.
Ma facciamo ora un po’ di storia relativa al passaggio e all’attraversamento del Vallo, prendendo come riferimento il testo “Storia del Vallo di Diano” e quanto scritto dallo storico Arturo Didier.
Fino all’apertura della Salerno-Reggio Calabria, l’accesso al comprensorio era alquanto complicato. Nonostante ciò, nella storia il traffico verso la vallata si è svolto con regolarità.
A cominciare, nel 218 a.C., dall’attraversamento dei 37 elefanti da battaglia del generale cartaginese Annibale, utili a battersi con i romani.
Per il Vallo passarono anche gli eserciti greci, romani e bizantini, le armate dell’imperatore Carlo V nel 1536 (con conseguente imponente tavolata da Padula a Polla) e le camicie rosse di Giuseppe Garibaldi.
Tutto ciò perché il territorio valdianese era attraversato dalla strada consolare romana, detta “Via Popilia” che si estendeva da Capua a Reggio Calabria. Un’arteria fondamentale in quel tempo, considerato che i viaggiatori che partivano da Roma, in direzione sud, dovevano per forza attraversare la Valle.
Nei documenti, inoltre, sono diversi i personaggi illustri citati che sono passati per il Vallo di Diano. Si va da Marco Tullio Cicerone che, in fuga da Roma, nel 58 a.C. sostò per una notte ad Atina (oggi Atena Lucana), passando per lo statista lucano Cassiodoro che, nel 527 si trovò in località Marcellianum (a Padula, nei pressi del Battistero), per arrivare allo stanziamento di un gruppo dei cavalieri del famoso Ordine di Malta (i cosiddetti crociati) i quali risultavano accampati nei pressi della Certosa di Padula.
Gli stessi costituivano un corpo di guardia con il compito di scortare i pellegrini che attraversavano la piana per recarsi a Brindisi, da dove potevano partire per recarsi poi in Terrasanta.
Quindi, nonostante l’accesso difficile e il disordine idrogeologico dovuto dalla mancanza di un adeguato incanalamento delle acque che scendevano dalle colline circostanti, il Vallo ha rappresentato un costante punto di passaggio da parte eserciti, imperatori, uomini illustri, valligiani e viaggiatori vari.
Tali dinamiche hanno fatto sì che i valdianesi abbiano partecipato attivamente al processo storico che ha caratterizzato, in particolare, il sud Italia.