Finalmente! Ad oltre venti anni dalla prima raccolta di firme per portare in Consiglio Regionale il disegno di iniziativa popolare tendente alla costituzione del Comune Unico del Vallo di Diano il momento sembra essere vicino. Ci riprovano i consiglieri regionali della nostra provincia Michele Cammarano (5 Stelle, primo firmatario), Tommaso Pellegrino (Italia Viva), Attilio Pierro (Lega Campania) Andrea Volpe (Psi-Campania Libera) ed altri. L’8 aprile scorso hanno presentato un apposito disegno di legge denominato “Istituzione del Comune di Vallo di Diano mediante la fusione dei Comuni” (segue l’elenco dei 15 comuni interessati). L’argomento dovrebbe essere discusso in tempi brevi in Consiglio Regionale. Evitando di fare il “tifo” per i favorevoli o per i contrari alla proposta è bene chiarire: il referendum va fatto perché la richiesta, più volte sottoscritta da migliaia di cittadini del Vallo di Diano, non può continuare ad essere disattesa. La popolazione interessata deve poter esprimere la propria volontà. Su questo non possono esserci dubbi perché sia perché il referendum è un importante strumento democratico, sia perché la richiesta prevista dalle norme vigenti.
È ancora presto per avere contezza di come i sindaci ed i consiglieri comunali accoglieranno l’iniziativa anche perché, secondo quanto sostenuto da alcuni soliti bene informati sulle vicende politico-amministrative del nostro territorio, così come formulata, la proposta presenterebbe (il condizionale è d’obbligo) diversi profili di incostituzionalità. Dovremmo saperne di più in tempi brevi. C’è poi un “ma” che potremmo anche definire “sgarrupativo” (ci si consenta il termine) che riguarda il quorum da raggiungere perché il referendum sia valido. Ma procediamo con ordine.
Nel 1999 Carmelo Bufano dà inizio alla raccolta di firme per chiedere alla Regione Campania l’indizione del necessario referendum consultivo per poter dare vita al Comune Unico del Vallo di Diano. Tale proposta, presentata il 15 aprile 1999, mira alla fusione dei 19 Comuni inseriti nell’ambito territoriale della ex Usl 57 di Polla. La proposta, però, dopo un iter particolarmente farraginoso, non è stata mai portata in discussione nell’aula consiliare della Regione. Nel 2014 la richiesta viene modificata e vengono inseriti nel progetto di fusione soltanto i 15 Comuni del tradizionale ambito territoriale della comunità montana Vallo di Diano, con Pertosa prima inserita, poi esclusa e, di recente, reinserita tra i comuni dell’Ente Comunitario. Per la indizione del referendum si dichiaravano favorevoli con altrettanti atti deliberativi 13 dei 15 comuni interessati (contrari i comuni di Teggiano e Casalbuono). Anche la Chiesa locale si schierava a favore del disegno di legge, sottoscritto dal vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, mons. Antonio De Luca.
Pur avendo superato lo scoglio della prima Commissione Permanente per gli Affari Istituzionali anche questa nuova proposta ma non viene discussa in Consiglio Regionale. Peraltro, non mi pare ci sia stato alcun pronunciamento da parte del Governatore Vincenzo De Luca.
C’è, però, un altro scoglio sul quale hanno espresso dubbi numerosi sindaci e amministratori del Vallo di Diano e riguarda il quorum previsto per la validità del referendum che non è strutturale: in base alle vigenti norme regionali il referendum, ancorché consultivo, per essere valido non avrebbe bisogno della partecipazione al voto del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. Il che significa che è valido anche se vanno a votare meno del 50 per cento degli aventi diritto al voto. E qui c’è una discrasia con le norme che regolano le elezioni comunali quando in lizza c’è una sola lista: in questo caso se non si raggiunge il quorum del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto il prefetto nomina un commissario per la gestione straordinaria ed indice nuove elezioni.
In Campania la norma che prevede l’accorpamento di due o più comuni fu inserita nella Legge Regionale n. 25 del 1975. L’articolo 28 spiega come va strutturato il quesito che, nel nostro caso, reciterebbe più o meno così: “Volete che sia istituito il nuovo comune Città Vallo di Diano mediante la fusione di ____________ (a seguire i nomi dei comuni oggetto di referendum).
Invece, il successivo articolo 29 della medesima L.R. n. 25 del 1975 così recita: “Il risultato è valido se alla votazione hanno partecipato la maggioranza degli elettori aventi diritto”. Quindi, per la validità del referendum occorre che si rechino alle urne il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. Ma non finisce qui perché il referendum ha valore consultivo e una successiva norma, inserita nell’articolo 31 della medesima legge, prevede che dopo che la maggioranza dei votanti si sia espressa favorevolmente per l’istituzione del nuovo comune “ha inizio il procedimento legislativo per la costituzione del n uovo Comune”.
Nella successiva Legge Regionale 1 del 27 gennaio 2012, recante “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2012 e pluriennale 2012-2014 della Regione Campania (Legge finanziaria regionale 2012)” l’articolo 29 della Legge 25 del 1975 è stato modificato nel modo seguente: “Il referendum è valido qualsiasi sia la percentuale dei votanti interessati alla consultazione referendaria”. Così com’è, la legge in vigore relativa alla validità del referendum non convince. Non a caso, il consigliere regionale Tommaso Pellegrino, ha tenuto a precisato di ritenere che “si potrà iniziare l’iter della legge sulla costituzione del Comune Unico solo dopo aver avuto la certezza che il Referendum consultivo raggiunga il quorum necessario, vale a dire che si sia espresso il 50 per cento degli aventi diritto” in quanto “non possono essere in pochi a decidere per tutti, la partecipazione dei cittadini deve essere tale da poter considerare significativo il Referendum”. Quindi, ha presentato un disegno di legge perché la norma siua modificata. Il consiglio regionale è propenso a farlo? E in tal caso quanto tempo occorrerà?
Ma qualunque sarà l’esito dell’iter legislativo-burocratico, c’è un altro interrogativo al quale ognuno di noi deve dare una risposta. Considerando che, originariamente, “l’idea della Città Vallo era sorta come rivendicazione da parte degli abitanti e degli amministratori dei paesi del Vallo di una identità collettiva precisa, più ampia di quella che possono identificare i confini di un singolo paese”, l’unificazione dei comuni dopo 50 anni dalla prima proposta è ancora un progetto valido e, quindi, realizzabile? Soprattutto, ci credono davvero sindaci e cittadini? Non ci resta che attendere.
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