Marco Bruno cantautore e musicista cilentano originario di Piaggine. Da anni protagonista ed esponente di spicco della scena pop/rock cilentana nella quale, troviamo elementi stilistici affini alla folk music della tradizione territoriale e meridionale. I suoi testi, spesso dialettali, dal carico espressivo a volte ironico, a volte più serioso e profondo, assumono valore dalle tematiche relative alle condizioni sociali delle minoranze, ai vissuti popolari con attinenze antropologiche e alle questioni attuali. Dopo il primo disco “Me ricordo mano mano ca me scordo – 2010” e il secondo “Cambiament – 2015” e’ in uscita il suo terzo lavoro dal titolo “ABC”.
È in uscita il tuo terzo cd, come nasce questo lavoro? Anticipaci qualcosa sui tempi di pubblicazione, sulle canzoni e sulle novità presenti in esso.
Il disco è in stampa e sarà pronto per Pasqua, la data ufficiale ancora non la conosco e al momento non è prevista nessuna presentazione. Innanzitutto devo ringraziare l’Ente Parco che, mi ha sostenuto nella realizzazione del CD, vista la vicinanza del contenuto alla cultura cilentana. Molti pezzi, la maggior parte, sono cantati in dialetto. Il cofanetto conterrà due dischi; il disco “numero 1” contiene 10 pezzi con inediti, il disco “numero due” altri 10 brani, sempre scritti da me, che fanno già parte del mio repertorio. La novità è questa, sono due CD, un doppio formato in stile cofanetto, il primo di inediti – nuovi brani – il secondo suonato interamente “live” in studio dal gruppo “Namarà” con il quale, condivido tanti anni di musica dal 2007 ad oggi. Il disco live nasce dall’esigenza di voler mettere su un supporto ciò che facciamo durante le serate, quindi nei concerti, appunto per questo è stato suonato live dal gruppo. Gli inediti invece, con l’intenzione di voler mettere ordine a tutte le idee, a tutte le canzoni che erano nel cassetto dal 2015 fino ad oggi. Un disco non serve solo per diffondere la musica e farla ascoltare, ma anche per mettere ordine alle cose che altrimenti, rimarrebbero nel cassetto dimenticate magari per anni.
Il tuo percorso artistico, da cantautore, si è caratterizzato spesso per l’utilizzo del dialetto cilentano, ma nel nuovo disco, troviamo anche brani cantati in italiano. Qual è la differenza nell’approccio creativo tra le due forme linguistiche?
Quando inizio a scrivere una canzone non so mai se sarà in dialetto o in italiano, dipende da quello che mi esce improvvisando sullo strumento che ho in mano. Spesso capita che se lavoro in 6/8 il testo mi esce in dialetto automaticamente, se invece faccio qualcosa con un tempo in 4/4, il testo mi esce in italiano. Probabilmente questa cosa è caratterizzata dal fatto che le parole in italiano, si addicano di più ai tempi semplici mentre quelli in dialetto, per via degli accenti dialettali delle parole, diciamo le cadenze, si prestano di più sui tempi composti come un 6/8. Non è sempre così, anche se la mia propensione naturale a riguardo è questa. Poi c’è un altro fattore, quando scrivo in dialetto, spesso mi viene di parlare del sociale, mentre in italiano mi viene di parlare d’amore, ma è sempre tutto relativo.
Dalla pubblicazione del tuo primo lavoro solista “Me ricordo mano mano ca me scordo” – 2010 – sono passati 12 anni esatti. Quanto è cambiato da allora il Cilento sulla scena musicale?
Sinceramente mi sembra che dal 2010 ad oggi, c’è stato un lungo periodo di tempo nel quale, fino al 2016 – 2017, non ho riscontrato nessun tipo di cambiamento, ovunque andavi era sempre la stessa musica, tutti i concerti avevano sempre lo stesso repertorio, cambiavano solo le formazioni delle band. Invece da 2 – 3 anni a questa parte, vedo che ci sono delle novità, nuove leve giovani che hanno voglia di scrivere e di portare in giro la propria musica e noto delle realtà interessanti. Un cambiamento lo vedo ed è molto positivo.
Collabori da sempre con diversi musicisti, che da due anni e mezzo, si sono ritrovati a vivere un ridimensionamento delle possibilità lavorative, cosa suggerisci per preservare e tutelare la categoria, oltre che rilanciarla?
La categoria deve essere riconosciuta, questo è alla base, e poi bisogna sostenerla con gli incentivi.
Hai avuto l’onore nel 2010, nel tuo primo disco solista, di duettare con il cantautore simbolo del Cilento, il compianto Aniello De Vita per il brano “Te ricuordi”. Raccontaci un aneddoto di questa collaborazione.
Si, mi ricordo che arrivò in studio e mi porto il testo modificato, ora non ricordo bene come e in che modo, ma era molto modificato, era tutt’altra cosa rispetto a quello che avevo scritto io. Devo dire che mi mise un po’ in imbarazzo, poi confrontandoci, io gli spiegai la mia idea qual era, perché avevo scritto in quel modo e apportammo delle modifiche alla sua modifica. Riuscimmo a trovare un punto d’incontro e registrammo la sua take. Ci mise il suo zampino ed è stato giusto così, anche perché, doveva sentire sua la parte che registrò di lì a poco.
Immagino che con l’uscita del tuo nuovo lavoro “ABC”, ci sarà un periodo promozionale con il gruppo che ti supporta i “namarà”. Quali saranno i tuoi prossimi step?
Ci saranno diversi concerti, alcuni già in programma. Gli eventi seguiranno un aggiornamento sulla pagina Facebook ufficiale “Marco Bruno & Namarà”.