Non sarà la sede del Papa, ma rappresenta ad ogni modo un riferimento importante ed autorevole per la comunità rappresentata. Stiamo parlando delle città o dei paesi che ospitano il Vescovo.
Situazione, ancora più significativa, quando interessa un paese di piccole dimensioni, ma con peculiari aspetti legati al sociale, alla storia e alla fede.
E’ il caso di Teggiano.
L’antica Diano, infatti, è residenza del Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro. Diocesi che si estende su un territorio molto vasto, che va dai monti Alburni al Vallo di Diano, fino a Sapri e comprende 41 comuni ed 81 parrocchie.
La cattedra del Vescovo si trova nella Chiesa di Santa Maggiore (denominata per l’appunto Cattedrale), nel centro storico del paese.
La Diocesi di Teggiano è nata nel 1850, in seguito alla divisione della Diocesi di Capaccio in due circoscrizioni, ovvero Vallo della Lucania e Diano. Nel 1835, infatti, fu eletto Vescovo Mons. Barone, il quale fissò la propria residenza a Capaccio e guidò una Diocesi così vasta da dover richiedere a Roma uno sdoppiamento. Così il 4 marzo 1851 il Papa riconobbe che Diano si trovava in località intermedia tra i “paesi da separare” e che la nuova sede offriva “una gioconda e salutare dimora”, anche per comodità di strade e frequenza di forestieri.
Il Palazzo Vescovile è in Piazza IV Novembre (denominata anche “La Villa) ed è situato nell’antica struttura della famiglia senese Malavolta. E’ sorto alla fine del ‘500 e nei secoli ha subito diversi restauri. Il Palazzo comunica col Seminario (uno dei più antichi d’Italia) ed è costituito da un piano terreno dove sono allocati gli uffici della Curia, mentre al primo piano risiede il Vescovo.
L’area in questione sta particolarmente a cuore ai teggianesi e, soprattutto fino a qualche anno fa, è stata al centro di un acceso dibattito, per via dei lavori che hanno trasformato lo spazio, facendo sorgere una piazza con porticato in luogo di asfalto e alberi.
La presenza degli alberi faceva sì che i tronchi fossero usati come pali della porta di calcio quando gli studenti degli istituti scolastici del paese decidevano di non andare a scuola. E accadeva anche che, a causa di un calcio al pallone particolarmente violento, o di toni verbali che si alzavano, il Vescovo uscisse dalla sua residenza per rimproverare i più vivaci o per comprendere i motivi per cui non si fosse a scuola.
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