“Il mito di Maradona nel calcio, nell’arte e nel sociale”: questo il titolo del convegno tenutosi a Sala Consilina con la presenza ed il supporto della Banca Monte Pruno che ha finanziato l’iniziativa. Al centro dell’incontro l’esposizione dell’opera dedicata all’indimenticato capitano del Napoli da Alejandro Marmo, lo scultore argentino con origini nel Vallo di Diano, noto in tutto il mondo per le sue opere d’arte realizzate utilizzando principalmente materiale ferroso.
Sono intervenuti Francesco Cavallone, Sindaco di Sala Consilina; Antonio Mastrandrea, Responsabile della Segreteria di Direzione della Banca Monte Pruno, in rappresentanza del Direttore Generale Michele Albanese; Aldo Rescinito, Presidente del Circolo Banca Monte Pruno; la prof.ssa Michela Calicchio dell’Istituto Superiore M.T. Cicerone; Bruno Vocca del Club Napoli Sala Consilina. Relatori il giornalista-storico Geppino D’Amico e Germano Torresi, docente di materie plastiche.
Particolarmente emozionante l’ascolto degli Inni Nazionale dell’Argentina e dell’Italia. In apertura del suo intervento e in considerazione dell’evento Geppino D’Amico ha collocato in soli due versi dell’Inno Argentino (“Siano eterni gli allori che riuscimmo a conquistar // Coronati di gloria viviam) la storia di Diego Armando Maradona: gli allori che ha conquistato, la meraviglia che ha suscitato e la gloria che gli viene riconosciuta in tutto il mondo anche dopo la morte. Quindi ha ricordato la carriera del campione e l’impatto sociale che il campione ha avuto non soltanto a Napoli, Geppino D’Amico ha illustrato i motivi del convegno, organizzato per ricordare i rapporti del Vallo di Diano con l’Argentina dove ancora oggi è presente una folta rappresentanza di Valdianesi. Quindi ha ricordato il rapporto di amicizia con Alejandro Marmo ed ha evidenziato il valore del progetto dello scultore, “Arte nella fabbrica”, in cui ha coinvolto operai senza più lavoro, giovani con problemi di tossicodipendenza e studenti delle periferie per realizzare murales, sculture e installazioni frutto della trasformazione di quello che viene considerato brutto e disprezzabile in qualcosa di bello e positivo non tanto dal punto di vista estetico quanto per il suo significato. I materiali utilizzati da Marmo sono stati recuperati, alimentati e trasformati in opere di notevole bellezza. Oltre alle sculture ispirate ai valori della fede Marmo ha realizzato anche opere frutto del suo pensiero politico e delle sue condizioni sociali come l’enorme murales di 31 metri realizzato in acciaio riciclato con il volto di Evita Duarte, consorte di Juan Domingo Peron, icona autentica della vita politica e sociale argentina.
Alejandro condivide con il Papa il concetto di “cultura dello scarto”. Il Santo Padre si oppone con determinazione a quella barbarie che butta via anziani, malati e, in generale, chi “non serve” più; l’artista utilizza per le sue opere d’arte oggetti e materiali che la gente scarta, come ha imparato a fare sin da giovane lavorando nell’officina del padre.
Per Germano Torresi il percorso artistico e creativo di Alejandro Marmo parte dall’esperienza di condivisione, con una attività ideativa di gruppo dove tutti partecipano al momento creativo dando il proprio contributo, questo laboratorio inteso come la relazione interattiva di un momento creativo e di rinascita attraverso l’attività di laboratorio artistico guidata da uno spirito di recupero della dignità che spesso nella parola “ultimi “viene racchiuso un messaggio di esclusione dai processi sociali e culturali. Stare insieme senza pregiudizi e preclusioni, tutti insieme coautori di un momento creativo e di affermazione del proprio io sentendosi protagonisti del fare: questo il messaggio che l’artista racchiude in una produzione di soggetti fortemente impregnati di un messaggio religioso che mette al centro chi viene invece relegato ai margini di una società che divide e classifica”.
Da evidenziare l’interessante intervento, in webinar, del prof. Paolo Coen, professore ordinario di Storia dell’Arte presso l’Università di Teramo. Alejandro Marmo è già presente nel Vallo di Diano con due esemplari di un’opera denominata “Abrazo”, donata al Comune di San Ruffo e all’Ospedale “Luigi Curto” di Polla. La stessa opera è stata collocata nell’ospedale degli Incurabili a Napoli e all’ingresso dell’Aeroporto di Roma.
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