Tutto è iniziato dieci giorni fa quando don Luigi Terranova, parroco di San Nicola dei Latini, invitò i cittadini ad un incontro di preghiera unitamente alla comunità ucraina che da anni vive a Polla. Il giorno dopo ci fu un nuovo incontro al quale partecipò anche il vice sindaco di Polla, Giuseppe Curcio. Presente anche Gianluigi Casella (sposato con una ragazza ucraina) che illustrò l’iniziativa di solidarietà ideata dal Comune di Sant’Arsenio, dalla sezione Campania dell’Associazione Nazionale Bersaglieri, dalla Protezione Civile di Sant’Arsenio e dai Forum dei Giovani del Vallo di Diano. Immediata l’adesione di altri sodalizi tra i quali il Rotary Club Sala Consilina -Vallo di Diano, il Comune di Teggiano ed altre Associazioni. Fondamentale il contributo della ditta Curcio Trasporti di Polla, che metteva a disposizione il furgone per il trasporto dei medicinali e di altri aiuti umanitari raccolti in pochissimi giorni. Maurizio Felicino, Gianluigi Casella e Mario Di Siervi partivano mercoledì 2 marzo con il furgone carico di medicinali ed altri generi di prima necessità. Giovedì l’arrivo in Polonia, ai confini dell’Ucraina dove il prezioso carico veniva consegnato presso un punto strategico indicato dal Consolato Ucraino alla frontiera Polacca, nei pressi di Leopoli. Il tutto in tempi record, nonostante le comprensibili difficoltà logistiche. Maurizio, Gianluigi e Mario hanno lanciato il cuore oltre ogni ostacolo e, superando tutte le difficoltà, hanno raggiunto il difficile obiettivo: forse grazie a questa prima iniziativa valdianese sarà possibile salvare delle vite in Ucraina, da molti giorni vittima dell’invasione russa.
Dopo la consegna del carico si sono rimessi in marcia per il ritorno raggiungendo Polla, stanchi ma soddisfatti, alle 15,30 di venerdì 4 marzo. Alternandosi alla guida hanno percorso poco meno di 5.000 Km. in 50 ore circa. Un record? Difficile dirlo ma poco importa; quel che conta è l’essere riusciti nell’intento: “Abbiamo visto qualcosa di inimmaginabile e impossibile da dimenticare, a cominciare dai bambini piccoli in carrozzina che piangevano, mamme che cercavano di consolare i propri figli e di non fargli capire la gravità della situazione. Con il pensiero rivolto ai loro mariti ed ai loro cari, rimasti a combattere per la propria terra rischiando la vita. Nel frattempo, i volontari forniscono i primi soccorsi: una brandina, una coperta e qualcosa da mangiare; quindi, un breve momento di riposo. Il viavai è continuo, nel giro di pochi minuti migliaia di persone scendono dalle navette provenienti dal confine e risalgono sui pullman che le porteranno chissà dove, lontano da una casa che forse non c’è più. Cambiano i volti, ma la disperazione resta”. È questo lo stato d’animo che ha accompagnato sulla strada verso il ritorno Maurizio, Gianluigi e Mario. Un’emozione talmente forte e intensa che le voci si incrinano e a malapena riescono a descrivere, a raccontare, a spiegare il loro viaggio di “andata e ritorno con vista inferno” in soli tre giorni no-stop. Il punto di raccolta per gli aiuti umanitari a poche centinaia di metri dalla guerra è anche un punto di raccolta di esseri umani, soprattutto donne, bambini e anziani sradicati dai missili e dai carri armati di Putin dalle loro case e dalle loro terre. Un esodo incalcolabile di persone costrette ad abbandonare ogni cosa per salvarsi la vita. “L’immagine che più si avvicina -spiegano Maurizio, Gianluigi e Mario- è quella dei sopravvissuti a un terremoto che improvvisamente ha distrutto migliaia di vite, raso al suolo città intere, annichilito qualsiasi speranza di normalità. Quello che fa male al cuore è che il terremoto dipende da madre natura mentre quello che è successo al pacifico popolo ucraino dipende invece esclusivamente dalla cattiveria umana. Questa gente ha visto violentata la propria libertà. Incrociando i loro sguardi disperati e increduli (eppure così dignitosi) si può capire cosa significa da un momento all’altro essere catapultati in un altro mondo”.
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