Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza è il documento che il Governo ha predisposto e presentato all’Europa per la gestione dei fondi della Nex Generation EU (strumento proposto dalla Commissione Europea il 27 maggio 2020) in risposta, appena sei mesi dopo dall’evento Covid-19, alla crisi economica e sociale che questo ha prodotto. Nei mesi successivi si sono susseguiti una serie di accordi, transizioni, modifiche, sottoscrizioni ecc, fino al dicembre 2020 con l’adozione del bilancio europeo a lungo termine e l’accordo sul dispositivo per la ripresa e la resilienza. Con il plauso della presidente della commissione europea Ursula von der Leyen la quale annota l’evento come un “passo importante verso finanziamenti e riforme per la ripresa economia e una base più forte e resiliente per l’Europa”, prende così forma il Pnrr. Da notare che la Nex Generation Eu fu proposta già due anni prima, nello stesso mese di maggio, ma con l’evento del Covid-19 fu ripresentata agli Stati Membri e velocemente accolta. Lo stesso consiglio europeo dettò le linee guida che gli Stati avrebbero dovuto seguire per rientrare nel programma di finanziamento, che si articola nei processi di digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale, con altrettanti c.d. missioni di investimento: 1) Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; 2) Rivoluzione verde e transizione ecologica; 3) Infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4) Istruzione e ricerca; 5) Coesione e inclusione; 6) Salute.
Le risorse finanziarie che nel totale saranno gestite dall’Italia saranno di 235,12 miliardi di euro. Trattasi di misure che se da un lato manifestano un certo interesse nazionale, nonché territoriale, dall’altro si scopre che non tutti, o quanto meno solo in pochi, hanno completamento assimilato le modalità e le procedure per beneficiare dei finanziamenti. L’Italia per il 2022 dovrà centrare ben 102 obiettivi per 40 miliardi di euro, le cui misure prevedono: 900 milioni per le infrastrutture digitali; 556 per la piattaforma digitale nazionale dati; 90 per lo sportello digitale unico; 80 per l’accessibilità; 40 per il MaaS (Mobility as a Service – digitalizzare il trasporto locale nelle città metropolitane); 623 per la Cybersecurity; 611,2 per la digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali; 60 per il servizio civile digitale (più che altro finalizzati alla formazione); 135 per i centri di facilitazione digitale (punti di accessi fisici nelle scuole, biblioteche, ecc.) e altri ancora.
La modalità per accedere alle risorse è distribuita su tre fasi: conoscere le misure, partecipare agli eventi, avviare i progetti e prevede due modalità: standard e con la presentazione di idee e progetti; probabilmente i primi avvisi per la modalità standard saranno pubblicati in primavera 2022. Nella programmazione dei finanziamenti, precisamente nelle misure del Pnrr, vi sono anche i Comuni i quali diventano (unitamente alle città metropolitane) soggetti attuatori e che potranno beneficiare di diverse occasioni, rientranti negli importi di finanziamenti che prevedono: 1000 milioni di euro per l’abilitazione e facilitazione della mitigazione al Cloud (erogazione di servizi che un fornitore offre su richiesta a un cliente o utente attraverso risorse configurabili e disponibili in remoto sotto forma di architettura distribuita) e quindi qui gli Enti Comunali potranno attivare programmi di supporto per migrare sistemi informatici, dati e applicazioni verso servizi cloud qualificati. Ciò per migliorare la qualità dei servizi erogati con efficacia a cittadini e imprese. 613 milioni di euro invece per l’esperienza di servizi pubblici digitali, avente come obiettivo il rafforzamento della fiducia da parte dei cittadini. 750 milioni di euro per l’adozione del PagoPa e dell’App Io, con la prima è possibile gestire gli incassi in modo centralizzato (modalità già in uso anche per molti Comuni) e la seconda invece per raccogliere tutti i servizi, le comunicazioni e relativi documenti in un unico spazio al fine di comunicare (anche attraverso documenti) in maniera semplice, veloce e sicura con i cittadini. 285 milioni di euro saranno destinati a favorire l’adozione dell’identità digitale (SPID – CIE – ANPR), misura che dovrebbe far abbandonare i diversi sistemi di autenticazione gestiti localmente, e velocizzare così le richieste, le necessità e lo sbrigo di pratiche attraverso l’ottimizzazione e la semplificazione. Anche gli avvisi o atti pubblici rientrano nella misura del Pnrr con un finanziamento di 245 milioni di euro eliminando così la stampa cartacea e le spedizioni tradizionali.
Trattasi ovviamente di importi non totalmente riservati agli Enti Comunali, tuttavia le amministrazioni delle Città Metropolitane e dei Comuni saranno chiamati a gestire e a spendere circa 40 miliardi, il 20% del Pnrr.
Ma quanti Comuni, piccoli, grandi, al sud come al nord, sono oggi preparati ad affrontare le misure del Pnrr e soprattutto dispongono di personale competente per presentare progetti? Quanto riportato in una indagine curata dal “The Innovation Group e Gruppo Maggioli” e pubblicata sul Sole 24 Ore a fine anno del 2021, ben il 41% degli enti intervistati si sono detti non pronti per affrontare e soprattutto realizzare progetti inerenti alle missioni del Pnrr; sebbene l’86% degli intervistati ha sostenuto che trattasi di una grande opportunità.
Ebbene le risorse se non si hanno si trovano, almeno questo è quanto in sintesi suggerisce il Ministero per il Sud e la Coesione Territoriale. Infatti già a dicembre 2021 vennero proposte, sottoscritte e in parte avviate soluzioni per ottemperare a questa necessità. Quindi azioni mirate a potenziare l’organico delle amministrazioni con: assunzioni specifiche per i progetti Pnrr con un apposito fondo di 30 milioni di euro l’anno per quattro anni (2022 – 2026) per i comuni con meno di 5.000 abitanti. Messa a disposizione di oltre 700 tecnici già operanti nella pubblica amministrazione con l’aggiunta di altre 2.022 unità a supporto delle amministrazioni del Sud; via libera alle Regioni per l’assunzione e la distribuzione negli enti di almeno 1000 incarichi di collaborazione con professionisti ed esperti, al fine di dare supporto ai procedimenti amministrativi inerenti al Pnrr. Di 320 milioni di euro finanziati il 40% è riservato al Sud per un totale di 400 incarichi. E infine altre misure di finanziamento provenienti dai fondi strutturali europei per azioni di supporto tecnico e operativo al Pnrr; 30.000 euro annui per i Comuni con popolazione superiore a 250.000 abitanti e così via come i fondi per i Comuni fino a 30.000 abitanti per concorsi di idee e progetti. Il Pano Nazionale di Ripresa e Resilienza contempla nel suo insieme un grande numero di riforme, progetti e investimenti a favore dei Comuni, dal digitale a nuovi e più efficaci ambienti di lavoro; dalla semplificazione alla gestione, dal turismo alla cultura. Una sfida dei Comuni al Pnrr, spesso viene detto, ma se tale è trattasi di una sfida che le Amministrazioni territoriali non devono e non possono assolutamente perdere. Soprattutto perché oltre la metà di tutti i miliardi di euro che saranno investiti nel Pnrr, un domani noi cittadini dovremo restituirli.
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