Nello Rinaldi è nato a Vallo della Lucania nel 1950. Ha conseguito la laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Istituto Orientale di Napoli. Dal 1983 vive ed opera a Como, dove ha insegnato ed è stato impegnato in ruoli politici e istituzionali di rilievo. Ha pubblicato tre romanzi: “Il Viaggio di Gandus e Zadir”; “Le luci dell’onda “; “Il respiro della collina” e il saggio: “La buona politica: dialogo immaginario con Aldo Moro “. Il libro “Condizione Umana e Umanesimo Civile” è stato pubblicato il 2 febbraio 2022 ed è il suo quinto lavoro.
È un libro che si occupa principalmente di etica, di valori, di emozioni, di bellezza ed altro ma non disdegna di offrire alla politica e ai politici, interessantissimi spunti di riflessione. Una riflessione che parte dall’uomo, dal suo essere entità complessa, spirito, materia e processo di atti che egli compie – che sceglie di agire in funzione di valori, convincimenti, convenienza, cultura, credo religioso ed altro. È l’uomo che vive il suo tempo, che corre innumerevoli rischi, non solo dovuti a fattori esterni come guerre, pandemie o effetti nefasti legati ai cambiamenti climatici, ma anche interni al proprio essere, con l’accentuarsi del declino delle proprie qualità personali, dovuto innanzitutto all’impoverimento sentimentale delle comunità umane e al processo di disumanizzazione in corso, frutto dell’accettazione acritica della “cultura del divenire”, che spinge in modo vigoroso verso l’uso incontrollato della tecnologia in ogni segmento della vita umana, snaturando pensieri, personalità, corpi e riferimenti valoriali. È l’uomo che ha bisogno di ritrovare sé stesso e può farlo partendo dalle emozioni, essendo esse parti integranti di un più compiuto giudizio etico nonché capaci di “disegnare il paesaggio della nostra vita spirituale e sociale”, come sostiene la filosofa statunitense Martha Nussbaum. Le emozioni, insieme a valori come fraternità, compassione, approccio etico alle capacità, riconoscimento e rispetto altrui vengono considerate presupposti e premesse per una nuova idea di “umanesimo civile”, che colga il senso vero di ciò che accomuna gli esseri umani per fare del mondo, il luogo dove tutti possano vivere dignitosamente e consapevolmente la propria esistenza. Nel libro l’autore immagina stia parlando a dei giovani, studenti in particolare, e stia svolgendo un ragionamento sull’uomo: sui principi e sui valori che lo sostengono e lo guidano verso la costruzione d’intrecci di relazioni e di rapporti che ne arricchiscono l’esistenza, rendendo in tal modo la vita degna di essere vissuta. Preoccupato dei rischi che l’umanità corre, cerca di indicare una via, un modo per non essere sopraffatti da ciò che viene normalmente considerato “destino ineluttabile”. Sottopone dura critica “la cultura del divenire.” L’impoverimento sentimentale e il dominio della tecnologia, che comprende ed incorpora l’intelligenza artificiale, sono motivo di preoccupazione prima ancora che di riflessione critica, in quanto, si tratta di elementi che stanno già contribuendo a ridefinire idee, pensieri, identità, giudizi, relazioni e finanche corpi. Vale a dire mente e struttura fisica dell’individuo che sono rimaste inalterate nella loro essenza nei secoli. Nell’ultimo capitolo dal titolo “Per rimanere umani”, vengono indicati alcuni antidoti o anticorpi che dir si voglia (oltre a valori come la fratellanza, la compassione, l’empatia, il riconoscimento dell’altro ecc.) appaiono idonei a contrastare il processo di disumanizzazione in atto. Essi vengono indicati nella filosofia, la cultura, la poesia, la bellezza. Elementi da coltivare in funzione di un arricchimento umano e spirituale a tutto campo.
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