Il discorso che la Parola di Dio propone si svolge sulla linea del paradosso per l’invito a porgere l’altra guancia a chi ha affibbiato uno ceffone, a dare la tunica a chi ci spoglia del mantello. In un momento come l’attuale, in cui forza, violenza, aggressività si ritiene siano le opzioni per risolvere problemi, il passo del Vangelo può apparire un’assurda provocazione. C’è sempre stato chi ha cercato di annacquare il precetto di Gesù “amerai il tuo nemico”, traducendolo con “non odierai il tuo nemico”.
La Buona Novella non si coniuga con riferimenti alle proibizioni, al divieto, ma sollecita a fare il bene. Gesù chiede in modo esplicito di operare a favore di chi ci vuole male, sentire per lui una convinta e sincera benevolenza. Egli non fa un discorso giuridico per stabilire le norme che la comunità deve adottare. L’amore dei nemici non può tradursi in legge. Gesù si rivolge alla singola persona invitandola a riflettere circa i rapporti con gli altri, ricordando che quanto più l’altro è cattivo tanto più è bisognoso di amore.Noi abbiamo la responsabilità di porre le condizioni perché cambi e diventi migliore.
Consideriamo il comportamento di Davide riportato nella prima lettura (Primo libro di Samuele, 26, 2-23). Egli è perseguito a morte da Saul, che vorrebbe lo scettro passasse ad uno dei suoi figli. Davide ha l’occasione di ucciderlo aizzato da un amico, ma resiste alla vendetta e rispetta in Saul il re “consacrato del Signore”. Il non violento non accetta il male, lo combatte attraverso la sua capacità di amare di più. L’amore verso i nemici è implacabile come la goccia che scava lentamente la pietra, modello che Gesù radica nella misericordia paziente, costante, lungimirante del Padre. Chi ritiene che, praticando la misericordia, Dio sia debole? La misericordia è l’amore che aiuta chi si è impegolato nel male, impegno alla ricostruzione morale di persone infelici per mancanza d’amore.
Occorre acquisire questa mentalità: la logica nuova di Cristo contrapposta nella seconda lettura (Prima lettera ai Corinzi, 15, 45-49) al vecchio uomo, ad Adamo peccatore. L’uomo nuovo trasfigura la giustizia in amore, non è utopia, è la vera biografia di Gesù. Egli è venuto per farci uscire dai recinti del nostro egoismo e renderci figli del Padre celeste pronto a consolare e partecipare la gioia del perdono.
L’Eucaristia domenicale consente di fare questa esperienza in modo mistico ma reale; celebrazione della morte e risurrezione di Cristo, come affermiamo coralmente dopo la consacrazione e ci impegniamo a testimoniare amando di fraterno amore i nostri nemici.
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