Quelle donne di Agropoli “vestite di rosso” colpirono finanche il giornalista – poeta Giuseppe Ungaretti che nella primavera del 1932 fu da queste parti per scriverne sul “Corriere della Sera”. Onore al merito, allora. La scrittrice francese Marguerite Yourcenar proprio nel Castello agropolese fa abitare alcuni suoi personaggi femminili. Questione diversa è una certa rusticità di carattere, residuo del lungo passato saraceno, del quale si è sempre favoleggiato e giocato nei territori circostanti, dove il bisogno di mettere “marchi” sulle varie comunità mai ci ha fatto difetto in fantasia. Molto antipatica è l’abitudine di coinvolgere in queste diatribe le donne più giovani e leggiadre del luogo. Succede a Agropoli, e ne parleremo tra poco. Abbiamo memoria delle storie altavillesi, luogo caro allo scrivente. Tutto avrebbe inizio da Agropoli terra di Santi incompresi e che avrebbero reagito “gettando” maledizioni. L’ha recentemente raccontato Ernesto Rocco su Infoagropoli.it. e mi ha incuriosito. La prendo da lontano per non prendere sfondoni e limitare le ire su chi scrive che già ne ha abbastanza. Si comincia da San Francesco. Il frate d’Assisi arrivò di ritorno dal suo viaggio in Oriente, il lunedì di Pasqua del 1222. Il fraticello non fu accolto bene, i locali che lo cacciarono via, costringendolo a predicare da uno scoglio ai pesci e agli altri animali. E uno. Nel 61 d.c. c’era già passato San Paolo durante il suo viaggio da Reggio a Pozzuoli. Non perdeva tempo, l’apostolo. A Velia fondò una diocesi, mentre a Laureana, convertì due fanciulle al cristianesimo. Non sono d’accordo tra loro gli storici su come arrivò ad Agropoli. Via terra o dal mare con una nave proveniente da Roma. Non trovò nemmeno lui terreno facile tra i locali. E si arrabbiò non poco. Ernesto Rocco riporta l’anatema il monaco agostiniano originario di Teggiano, Luca Mandelli, vissuto nel ‘600: “Se ne viddero gli effetti di tal maleditione – scrive nei suoi testi il monaco – poiché da quel tempo in qua le donzelle Agropolitane giungendo all’età di dodici anni fan perdita della loro verginità, in pena dell’incredulità de’ loro antichi padri”. Lo stesso Mandelli, però, ritiene improbabile un tale gesto, giudicando una “menzogna favolosa dare quella maledizione all’incredula gente, per la quale innocenti donzelle soggiacessero a quella vergognosa pena”. Secondo il monaco, San Paolo non sarebbe mai stato ad Agropoli avendo affrontato l’intero viaggio in mare aperto e soltanto una tempesta lo avrebbe costretto a rifugiarsi tra Velia e Policastro. Questione risolta alla radice, con l’inevitabile “azzeramento” della chiacchiera diffamatoria costruita sopra contro gli agropolesi. L’anatema di Paolo di Tarso agli “agropolitani” si cancella da solo.
Oreste Mottola
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