Situato nel cuore della provincia di Salerno e del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, Magliano Vetere è noto per esser stato, specie negli anni passati, un trait d’union, cioè un territorio di transito strategico tra la Valle del Calore e quella dell’Alento. Celebre infatti è il suo valico di Preta Perciata che, già nel lontano 1074, ossia prima di essere tramutato in strada asfaltata, era costituito da un tunnel scavato nella roccia.
Il piccolo borgo è abitato da meno di un migliaio di persone ed è costituito da un centro cittadino più tre contrade: quelle di Capizzo, Magliano Nuovo e Palazzo Soccorso. Secondo alcuni storici locali il nome del borgo trarrebbe origine da “Malleanum”, appellativo dato al primitivo nucleo abitativo formatosi intorno alla famiglia “Manlius”, a cui l’intero territorio fu assegnato intorno al 270 a.C., a seguito della sconfitta dei lucani ad opera dei romani. Per altri esso potrebbe derivare dal vocabolo latino “Malleus”, cioè martello. Il che spiegherebbe anche la presenza dei quattro magli nello stemma comunale, che è altresì edulcorato da un monte e da una stella ad otto raggi. Con il passare del tempo, alla parola “malleanum” sarebbe stato aggiunto l’aggettivo “vetera”, cioè vecchia, ossia città antica, evidentemente a motivo delle sue origini remote. Poi, con la débacle dell’impero romano, Magliano Vetere divenne terra di conquista dei barbari, che vi costruirono anche un castello.
Quanto alle cose da fare e da vedere, va detto che, al di là delle prelibatezze gastronomiche e culinarie tipiche della cucina cilentana, il territorio ha molto da offrire. Si pensi al percorso naturalistico che dal borgo conduce sino a Postiglione, e che ovviamente attrae gli amanti del trekking. Poi ci sono il ponte medievale a schiena d’asino, costruito sul fiume Calore nel punto dove il fiume ha dato vita alle famose gole fino a Remolino nel comune di Felitto, la Grotta della Preta Perciata, il Pozzo di Raffaele, il castello di Magliano Nuovo, edificato nell’epoca dei Goti, ed il Museo Paleontologico, che è ricco di reperti e utensili rinvenuti negli anni all’interno del territorio.
Degni di nota sono anche i luoghi d’interesse religioso, che, in questo paese, formano spesso un tutt’uno con la natura circostante. Si pensi, ad esempio, al Santuario di Santa Lucia e ai suoi maestosi affreschi dipinti sulla parete di roccia posta alle spalle dell’altare. Oppure al Santuario di San Mauro di Capizzo ed alla sua cappella rupestre che, costruita nel tempo intorno alla grotta in cui in origine era ubicato l’altare, presenta delle mura che tendono quasi a confondersi con le sporgenze calcaree della montagna. Meritevoli di lode sono anche la Chiesa di Santa Maria dell’Assunta, che, fondata a cavallo tra il 1300 e il 1400, è adornata di affreschi copiosi, e la Chiesa di San Fortunato di Capizzo al cui interno è ammirabile una incantevole statua della Madonna delle Grazie.
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