“Edifici così vasti non si mantengono checché vi si spenda se non si usano”. Fu questo il lapidario commento di Ruggero Bonghi, da molti considerato ancora oggi uno dei nostri migliori ministri dell’istruzione, dopo avere visitato la Certosa di Padula nel 1885. Anche se è trascorso oltre un secolo è difficile dargli torto. Il discorso vale anche per altri storici edifici, primi fra tutti i castelli ai quali è dedicato questo numero di Patrimonio. Del resto sia nel Cilento che nel Vallo di Diano sono numerosi i castelli anche se non tutti fruibili perché ridotti a ruderi dall’incuria del tempo e degli uomini. Nelle fonti latine il castellum viene indicato normalmente con il termine castrum del quale è un diminutivo. Solo a partire dal XIV secolo si comincia ad affermare il significato di castello come dimora signorile fortificata. Tutti i castelli di cui si parla in questa edizione di “Patrimonio” hanno avuto in passato un ruolo importante nella vita dei rispettivi paesi.
Per poter meglio proteggere il territorio dalle incursioni dei predoni saraceni i castelli venivano edificati in posizione strategica con funzione di difesa e di avvistamento, lungo la costa per poter individuare le navi nemiche in modo da organizzare la difesa, nelle zone interne per il controllo della viabilità. Nel nostro territorio abbiamo castelli Longobardi, Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi a dimostrazione che le dominazioni le abbiamo subite quasi tutte. Alcuni hanno inciso nella storia del territorio che li circondava. Il riferimento è, in particolare, ai castelli di Castellabate, Agropoli, Auletta e Teggiano.
Il Castello dell’Abate fu costruito da Costabile Gentilcore (abate benedettino proclamato Santo da Leone XIII nel 1893) per farne non soltanto uno strumento di difesa ma anche un centro amministrativo per tutto il territorio inserito nella giurisdizione del Cenobio Cavense. I lavori, iniziati nel 1123, furono portati a termine dall’abate Simeone.
Analogo discorso va fatto per il castello di Agropoli che, dopo i recenti lavori di restauro è sede di un importante centro culturale. Dopo la cacciata dei Saraceni che lo avevano occupato per quasi un secolo e mezzo, Agropoli tornò a svilupparsi intorno al maniero che fu trasformato in un centro amministrativo; nell’anno 1100 si rese necessaria la stipula di un atto per delimitare i confini tra i territori di appartenenza alla Badia di Cava e quelli di pertinenza del vescovo di Pesto. Entrambi i castelli sono situati in posizione strategica e offrono ai visitatori un panorama mozzafiato.
Non meno importanti i castelli di Auletta e Teggiano perché, oltre ad avere inciso nella storia del territorio, sono gli unici ad essere abitati dagli attuali proprietari
Costruito in epoca normanna, appartenuto ai Sanseverino, conti di Marsico, il castello di Teggiano, oggi di proprietà della famiglia dell’Editore Gaetano Macchiaroli, è entrato nella storia perché tra le sue mura Antonello Sanseverino, principe di Salerno e signore dello Stato di Diano, insieme a molti altri feudatari della zona ordì la Congiura dei Baroni contro il re di Napoli Federico d’Aragona, che si concluse nel 1487 dopo un lungo assedio.
Il castello di Auletta, ha avuto diversi dominus, dagli Altavilla, ai Gesualdo, dai Vitilio ai Di Gennaro, discendenti dalla nobile Ianuaria gens e dello stesso sangue di San Gennaro. Oggi appartiene ai discendenti dell’eroe albanese Giorgio Castriota Scanderbech. Nel corso dei secoli ha ospitato personalità del grande rilievo tra i quali l’imperatore Carlo V nel 1535, re Alfonso d’Aragona e in epoca più recente (nel 1934 e nel 1936) il principe ereditario Umberto II di Savoia e la consorte Maria José, principessa del Belgio. Entrambi i castelli, ultimati i lavori di restauro e di adeguamento alle esigenze del moderno ospitano convegni ed eventi di gala di vario genere.
Un’ultima annotazione: il 1° febbraio u.s. si è spento alla veneranda età di 92 anni Gianandrea Giusso, ultimo duca di Sicignano degli Alburni, proprietario di vastissimi appezzamenti di terreno e di ben due castelli entrambi costruiti nell’XI secolo: il primo è situato nella parte alta del paese, l’altro nei pressi del fiume Tanagro in località San Nicandro dove il duca ha vissuto fino al 1980 quando dovette traslocare perché gravemente danneggiato dal terremoto.
Negli anni scorso il duca lo donò al Comune di Sicignano il castello in paese; dopo i necessari lavori di restauro è oggi un prestigioso centro culturale. In occasione della riapertura al pubblico, come racconta Margherita Siani in una sua ricerca sull’argomento, intervenendo alla cerimonia visibilmente commosso, il duca esclamò: “I monumenti vanno conservati da chi li onora”. Ma questo non è avvenuto in passato e non sempre avviene oggi.