Solo 47 ore ti dividono dall’esame, se inizio a contare adesso, cioè nel momento in cui iniziò a scriverti. Sono le ore 10,00 del 19 giugno, cerco di immaginare quello che senti. Cerco di ascoltare, di sentire da dentro te. Non mi dovrebbe essere difficile dato che sono la tua coscienza, colui che guida il tuo ragionare, giudica i tuoi pensieri, e sta dentro di te. In questo stesso istante in cui sto schiacciando tasti formo le parole, sento il cuore più carico: come un maratoneta 47 ore prima della partenza; come un cammello sulle sponde di un fiume 47 ore prima di partire per la traversata del deserto; come ogni studente che sente il peso dell’esame che dovrà affrontare tra esattamente 46 ore e 55 minuti. Senti come se nel petto non ci fosse il tuo cuore di sempre, con il suo battito di sempre. C’è invece un’entità che pompa il sangue in un modo incomprensibilmente innaturale. Chiudi gli occhi e ti ascolti dentro. Senti il tuo sangue, spinto da una forza mai sospettata prima, percorrere nel tempo di un battito tutto il tuo corpo ad una velocità turbinosa. Si affretta in questo giro per andare in tempo e nuovamente da quel mostro che sai non essere il tuo tanto indifferente cuore. Senti il sangue, la tua linfa vitale buttarsi voracemente in quel vorace mostro che si è frapposto o sovrapposto al tuo cuore. Voracemente si butta nella bocca bavosa, ansioso di essere spinto ancora fortemente in un altro vorticoso e insaziabile giro vitale per tutto il corpo. Dentro di te tutto è cambiato, essendo cambiato il motore che ti fa girare. Fuori invece e tutto uguale. Apri gli occhi ti guardi intorno e constati che tutto è rimasto come prima, anche se da maturando quale sei, sai che niente rimane ma tutto si trasforma ed è relativo. Quindi constati che tutto si trasforma come prima di accorgerti di essere diverso. Sei seduto sulla stessa sedia dietro la solita scrivania, tieni la penna con la solita mano mancina, …
Hai di fronte la solita fila di vocabolari e enciclopedie che ti suggestionano con il loro sapere generale; a sinistra, il muro (meno male); a destra, sulla sedia, occupata per qualche ora da tua sorella nel tentativo di farti esercitare nella troppo poco considerata matematica, adesso una pila di libri ti ricordano, seppur più specificatamente la tua condizione di studente mai abbastanza cosciente della propria ignoranza.
Solo fogli protocollo riempiti di inchiostro, sparsi un po’ sulla scrivania o serrati tra le pagine dei suddetti libri, ti danno quel po’ di conforto. Perché non alzi un po’ lo sguardo? Distendi le braccia al cielo e sgranchirsi un po’ la schiena? Pensa la verità non cercare scuse, hai paura dell’effetto che causerebbe in te vedere il resto della squadra di rugby che si trova in panchina sulla mensola. Ti spaccherebbe e poi ti toglierebbero il poco conforto appena raggiunto. Appena questi pensieri astrusi e interessanti di danno un po’ di fiato guardi fuori al richiamo dei cinguettii degli uccelli. La natura ha sempre affascinato lo scienziato e il poeta che misteriosamente, quindi – naturalmente convivono in te. Uno dei tanti documentari ti ha detto che gli uccelli non cantano per il motivo che diceva Leopardi, o almeno quasi mai. Tra gli uccelli di tutto il mondo c’è una lotta continua per stabilire i domini territoriali; solo in qualche momento , nella stagione degli amori si abbandonano a rituali e dolci melodie.
Detto ciò all’inizio ti chiedi scientificamente il significato di ogni verso, cerchi di separare un singolo suono per studiarlo. Ma invece il solletico della melodia data dal naturale mescolarsi dei suoni degli uccelli ti prende e ti inibisce a tal punto da cancellare ogni pensiero. Niente rimane dentro di te: né il mostro al posto del cuore, né il vorticoso “giro” di sangue; nemmeno il sempre più presente esame ti distrae dalla distrazione della natura. – Scendi è pronto da mangiare!- Così tua madre interviene a “spezzare l’incantesimo”. E tu prontamente, come in automatico- Sì, scendo subito!- mentre torni alla realtà. L’esame: la prova d’italiano; il problema più grande il secondo giorno, la prova di matematica; le terza prova, lunedì, è presto per preoccuparsi anche di quella. Vuoi scendere o no a mangiare?! – Avevi ancora una volta perso di mente la realtà, e tua madre ancora una volta ti ha aiutato a ritrovarti, mentre rispondevi- Sto scendendo!- e senza più pensare, sei sceso in tre salti, lasciando in silenzio nella tua stanza, il reale con i suoi presunti problemi e l’irreale, con la sue naufraganti fantasie.