“La mia famiglia abitava in un casello ferroviario tra la stazione di Albanella e il ponte sul Sele. I miei genitori erano originari del Cilento, tra Laureana e Rutino”. Si racconta così Roberto Marino, 70 anni da compiere lungo il 2022, residente in Abruzzo a Montesilvano Marina, caporedattore centrale del “Quotidiano del Sud”, esperimento di testata “stellare”, una federazione di giornali locali. Il Quotidiano del Sud nasce da Il Quotidiano della Calabria, il Quotidiano della Basilicata e Corriere – Il quotidiano dell’Irpinia, a diffusione nazionale e regionale in Basilicata, Calabria, Campania e Puglia. Ad un altro giornalista capaccese Giovanni Garofalo, già direttore della rivista ideologica della Democrazia Cristiana, “La Discussione” e tante altre cose ancore, è stata conferita la cittadinanza onoraria. Meno conosciuto è Marino. La mia collaborazione con il suo giornale, il Quotidiano del Sud, me lo ha fatto incontrare e scoprire le radici che sono un po’ comuni. In un primo momento glissa: “Sono solo nato, e non ho familiari neanche lontani che vivono lì”. Poi non si nasconde: “Comunque grazie per voler ricordare il mio luogo natale, per uno sradicato come me, in giro da oltre mezzo secolo, è una cosa che apprezzo molto”. Il “Quotidiano del Sud” è diretto da Rocco Valenti, ma dal 28 settembre 2018, a Roberto Marino vengono attribuiti diversi ruoli apicali. Mentre Roberto Napoletano, a lungo direttore al “Sole 24 ore” e poi al “Messaggero”, ne è l’uomo immagine, nel concreto il quotidiano è guidato da esperti giornalisti come Gianni Festa e Andrea Manzi. Importante è il contributo di idee del fantasioso Paride Leporace.
Torniamo a Roberto Marino. Ha settant’anni, capaccese di origine si diceva, ma da anni trapiantato in Abruzzo, giornalista professionista dal 1987, è dal gennaio 2012 al Quotidiano, dove ha ricoperto gli incarichi di capocronista a Catanzaro e Cosenza e poi di caporedattore centrale. Dopo gli inizi come cronista a Paese Sera, dove è stato anche caposervizio dello Sport, Marino ha lavorato all’AGL (Agenzia giornali locali) a Roma e per anni nei giornali del gruppo Espresso-La Repubblica: al Tirreno come responsabile delle redazioni di Massa e Carrara, all’Alto Adige-Corriere delle Alpi quale caporedattore centrale vicario, e al Centro quotidiano dell’Abruzzo prima come caporedattore centrale e poi come direttore responsabile. Allievo di Giuseppe Marrazzo, Ennio Simeone e Alfonso Madeo, Marino ha prestato la sua opera anche come direttore della Nuova Basilicata e redattore nel Giornale di Napoli di Orazio Mazzoni. Ricorda i suoi inizi professionali con Goffredo Locatelli, scomparso durante il novembre 2021, talentuoso giornalista e scrittore, che con noi di “Unico” – quand’eravamo ancora Valcalore – sognò di dare vita ad un nuovo quotidiano provinciale. Io poi lo seguii collaborando a “Il Denaro”, giornale di economia, ambizioni da “Sole 24 ore” meridionale, scrivendo un po’ di pezzi di economia. Locatelli, intelligentissimo, quando voleva era anche burbero. “Giornalista vecchio stampo”. Marino lo incontra a “L’Espresso del Sud”. «Dopo aver seguito un corso presso l’Università di Urbino sono giunto qui. A quei tempi scrivevo il mio pezzo a macchina consegnandolo poi al mio direttore, Goffredo Locatelli, che dopo averlo letto e corretto spesso appallottolava il foglio e lo gettava nel cestino. Dico questo perché uno dei requisiti fondamentali per svolgere questo lavoro è la capacità di saper ascoltare con umiltà e senza presunzione, la mia fortuna è stata questa. Senza quei fogli accartocciati non sarei dove sono. Ho passato tantissimi giorni, mentre i miei coetanei andavano in giro, a ricopiare gli articoli del Corriere della sera, di Panorama, dell’Espresso di quegli anni, dei grandi inviati. Leggevo la loro notizia e la riscrivevo a mio modo. Questo è un mestiere che si apprende giorno per giorno, lavorando su se stessi». «Dopo aver seguito un corso presso l’Università di Urbino sono giunto qui – esordisce- A quei tempi scrivevo il mio pezzo a macchina consegnandolo poi al mio direttore, Goffredo Locatelli, che dopo averlo letto e corretto spesso appallottolava il foglio e lo gettava nel cestino. Dico questo perché uno dei requisiti fondamentali per svolgere questo lavoro è la capacità di saper ascoltare con umiltà e senza presunzione, la mia fortuna è stata questa. Senza quei fogli accartocciati non sarei dove sono. Ho passato tantissimi giorni, mentre i miei coetanei andavano in giro, a ricopiare gli articoli del Corriere della sera, di Panorama, dell’Espresso di quegli anni, dei grandi inviati. Leggevo la loro notizia e la riscrivevo a mio modo. Questo è un mestiere che si apprende giorno per giorno, lavorando su se stessi». E apprezzando oggi chi ti costringeva ieri a riscrivere completamente un articolo, lezioni severe e preziose sul “mestiere” che oggi ti trovi a benedire. Almeno nel mio caso.