La liturgia della Parola della festa del Battesimo di Gesù si apre col Libro di consolazione attribuito al profeta Isaia. Egli conforta il popolo esiliato, al quale prospetta la liberazione come ritorno in patria grazie a un nuovo esodo, glorioso e prodigioso, che pone fine alla schiavitù. Ciò diventa possibile se si è disponibili a rinnegare l’empietà e vivere con sobrietà, giustizia e pietà. È una situazione, quella vissuta dagli Ebrei tanti anni fa, molto simile alla condizione nella quale oggi è precipitata l’umanità. La paura, generata dalla pandemia, e l’egoismo del possesso determinano una diffusa ingiustizia, sempre più insopportabile.
A dare concretezza alla prospettiva di speranza nel nuovo anno é il battesimo ricevuto da ravvivare nel suo significato e nei suoi frutti. In esso si riflette quello di Gesù riportato nel passo del vangelo di Matteo (3,13-17) proposto alla nostra riflessione. Dopo la testimonianza veritiera e generosa di Giovanni Battista, la teofania descritta dall’evangelista si trasforma nel contesto nel quale inserire il nostro quotidiano. Infatti, il cristiano è colui che viene immerso nel vento e nel fuoco, simbolo e segno dell’azione divina.
L’immersione nel Giordano di duemila anni fa che collegamento può avere col quotidiano di italiani assillati da tanti problemi e confusi da tante promesse formulate in questi giorni da imbonitori e bugiardi recidivi?
Abbandoniamoci alla contemplazione di Dio, sempre presente nella nostra vita. Egli é per noi il fuoco, simbolo dell’energia capace di trasformare, vera risurrezione del legno secco al quale si concede la possibilità di portare di nuovo frutti. Egli è il vento, alito divino che ha già animato Adamo traendolo dall’argilla, quindi fonte e fondamento che rende possibile a ciascuno una scelta libera. Accettiamo il battesimo per divenire figli di un Padre amorevole, paziente e generoso perché ama per primo, indipendentemente dai nostri meriti e così da noi trae compiacimento per la gioia di guardarci e vederci contenti.
Michelangelo, nel suo genio, ha reso molto bene il concetto col tocco del dito di Dio quando nella Cappella Sistina propone la creazione di Adamo, una figura adagiata e bisognosa di energia. Il punto di incontro tra l’umano e il divino è Gesù che dona col battesimo quell’elettricità spirituale che è lo Spirito Santo. Infatti, col battesimo la Vita di Cristo, innestata nell’umanità, diventa dono di Dio per tutti noi. È il primo effetto del Natale-Incarnazione che da poco abbiamo celebrato. Per noi è un inizio, un germe, una prima pietra che attende un seguito, una crescita, impegno di questo anno liturgico per tutta la comunità.
Battesimo significa immersione, un calarsi in Dio per ascoltare anche noi quanto Egli pronuncia per Gesù: Figlio, amato, compiaciuto. È il figlio che viene amato gratuitamente, prima che agisca o che lo meriti e dal quale, se corrisposto, Dio trae il compiacimento di guardare come cresce l’amore. Perciò, con tenerezza e forza, abbandoniamoci, come bambini, nelle braccia del Padre per vivere l’esperienza quotidiana di una esistenza serena, animata dalla fede ed il nuovo anno sarà veramente un buon anno.