180 ricoveri per Covid, 79 morti per Covid: questi i numeri dalla prima ondata e tanta, ma tanta paura tra gli operatori sanitari e tra la comunità del Vallo di Diano mentre oggi continuano a salire vertiginosamente i contagi da SARS – CoV 2. Tornano ad indossare sempre più spesso le tute bianche, doppio paio di guanti, mascherine FFP2 e anche FFP3, anche i medici e gli infermieri dell’ospedale “Luigi Curto” di Polla che, negli ultimi due anni, come tanti altri presidi di frontiera, ha dovuto fronteggiare la grave pandemia che si è avviluppata in una morsa sempre più stretta. Togliendo il respiro e spegnendo il sonno. E oggi, a fronte di un migliaio di casi nel comprensorio a sud della provincia di Salerno, sono sul tavolo decisionale della direzione generale diverse misure che potrebbero decidere le sorti della locale gestione sanitaria. E sembra di assistere ad un replay di un film già visto che puntuale si ripete anche stavolta. Tra polemiche e riflessioni che non mancano e tra bracci di ferro che penalizzano il territorio e spostano l’attenzione su questioni puramente rinviabili. Eppure non c’è tempo da perdere. Dal 6 gennaio, nel piazzale antistante il nosocomio pollese, sono state riallestite dalla Protezione Civile le tende per dare assistenza a un paziente 80enne risultato positivo al Covid che, a causa dell’assenza di un’area appositamente dedicata, è stato soccorso proprio in tenda in condizione d’emergenza prima di essere trasferito presso un’altra struttura campana. Un riallestimento che ha acuito diversi contrasti che già serpeggiavano nel territorio perché da tempo si è spinto, senza risposta, verso la riapertura di un’area contumaciale che rientrerebbe in una programmazione ben articolata e precisa e, di conseguenza, di un’area Covid dove poter accogliere e assistere adeguatamente i pazienti positivi. Una riapertura contumaciale che trova d’accordo la segreteria aziendale Fials, “Purchè sia temporanea”, però precisano. Insomma, mentre sembrano andare in affanno Scafati e Agropoli, i due ospedali della provincia di Salerno individuati da tempo per dare supporto al controllo della pandemia perché meglio attrezzati con tutti i presidi idonei, a Polla, manca un’adeguata programmazione che non sembra concretizzarsi nemmeno di fronte l’elevato numero di contagi che si stanno registrando proprio nelle ultime ore, dove ad essere colpita maggiormente, ancora una volta, è Sala Consilina con più di 300 cittadini positivi. In questi giorni, tuttavia, si sono avviati lavori al “Curto” di Polla per consentire la realizzazione di percorsi di sicurezza conformi ma il direttore sanitario, Pasquale Vastola, fa sapere che il nosocomio pollese avrebbe dei tempi troppo lunghi per rimettere in piedi un’area Covid così come attuata nella precedente ondata. E l’attenzione non si sofferma così nemmeno sull’Osservazione Breve Intensiva che invece sarebbe molto utile per smaltire il carico di lavoro al quale il personale sanitario potrebbe essere chiamato. E anche su questo punto si è espresso il sindacato di categoria, Fials, perché sarebbe favorevole all’attuazione di una zona ad hoc. In quest’area ci dovrebbero essere pochi posti di degenza, dovrebbe essere a bassa assistenza e dovrebbe essere garantita la presenza di un medico esperto, a parere del sindacato. Intanto è stato chiamato in causa di nuovo l’ospedale di Sant’Arsenio per essere inquadrato come punto di accoglienza dei pazienti Covid, ma per l’inadeguatezza dei locali e per la più che dispendiosa ripresa è stato scartato ancor prima di finire su un tavolo di discussione. Pertanto la politica provinciale e regionale, le amministrazioni locali e la direzione dovrebbero far confluire tutte le forze su un unico binario e offrire un servizio adeguato alla popolazione che si dice nuovamente impaurita. Decisioni che spettano nei luoghi adeguati mentre, però, pare assolutamente giusto che una conduzione più ragionevole e sufficiente debba spettare anche al Vallo di Diano che ha perso molto in termini di vite umane e di energie profuse da chi ha indossato tutti i giorni quella tuta bianca e vincendo le paure più ancestrali ha regalato un sorriso anche solo con gli occhi, dietro le mascherine strette fino a lasciare i segni sul viso, a chi sapeva che era incappato in una pagina di storia più grande di qualsiasi altra previsione. Oggi però quella previsione può prendere una piega diversa dato un contesto diverso per garantire la giusta assistenza sanitaria a un territorio confinato in una vallata che si serve di un solo ospedale, quello di Polla, che si è difeso bene da un cataclisma di proporzioni mondiali. Un piccolo ospedale che ha tenuto sempre accese le luci sulle prestazioni sanitarie e sulla speranza e, che ha lottato con i denti, anzi, con i guanti e con i pochi mezzi a disposizione, per tenere in vita i pazienti gravemente colpiti da una malattia sconosciuta che ha messo in ginocchio il mondo. E proprio quel piccolo ospedale potrebbe continuare a farlo se si desse spazio alle voci proprio di chi ha scritto quelle pagine di storia che non verranno certamente dimenticate da chi proprio non può cancellarle.