La liturgia di questa domenica presenta l’icona della maternità. L’evangelista intreccia la nascita di Giovanni il Battista con quella di Gesù, anello di congiunzione è l’incontro tra Maria ed Elisabetta, preludio della Salvezza donata a ogni creatura. Dal passo del vangelo trasuda la gioia di due donne, modello per noi cristiani, come Maria chiamati a portare Dio agli altri. Ciò è possibile se anche in noi, come in Lei, battono all’unisono due cuori: il nostro e quello misericordioso di Dio. Impariamo, perciò, a respirare il respiro del Padre per partecipare della Salvezza.
Dopo l’annuncio, Maria si reca da Elisabetta; varca la soglia della casa e abbraccia la parente, amorevole saluto che genera salute e porta Salvezza. Elisabetta, riconoscente, benedice la vergine, che innalza a Dio il suo magnificat, ringraziamento per le meraviglie che compie in modo così semplice e naturale: un incontro, un abbraccio, un saluto nel nome dell’Amore. Il gesto di carità nei confronti di una donna anziana e ritenuta sterile diventa feconda solidarietà, segno di come la vita del cristiano possa mutare le relazioni tra gli uomini.
Maria si mise in cammino verso la montagna in fretta. L’enfasi è nel mettersi in cammino dopo aver risposto con docilità incondizionata al misterioso invito. Ella conduce all’esistenza il frutto del suo seno, mentre è inondata di gioia per avere in grembo il mistero della vita, come capita a ogni donna divenuta madre.
La voce di Maria dona Gesù. Il dialogo tra le due donne e madri inizia proprio perché condotte per mano da Dio che muove all’abbraccio: si capiscono. Le parole appaiono superflue rispetto a ciò che entrambe già vivono. Dio usa misericordia a coloro che confidano in lui. Maria si mette in cammino per scambiare la gioia della condivisione. Elisabetta ha sperimentato la misericordia di Dio e gode del dono singolare accordatole in vecchiaia. Non si raggiunge il cuore dell’altro se Dio non abita dentro, muove la volontà, motiva i passi, anima il desiderio.
Protagoniste del Vangelo di oggi (Luca 1, 39-45), le due donne comunicano e si rallegrano della gioia di Dio. Al loro fianco ci sono due uomini che, invece, vivono nel dubbio, che rende uno muto e l’altro sospettoso al punto di pensare persino al ripudio in segreto della promessa sposa. L’evidente contrasto nei ruoli dovrebbe indurre la Chiesa a meditare, porsi un problema e procedere a coerenti mutamenti per trarre dal passo che la liturgia ci fa proclamare in quest’ultima domenica prima del Natale l’ovvio insegnamento e valorizzare i carismi dell’altra metà del cielo.