Pochi giorni a Natale… È quasi tempo di bilanci, ricordando un anno che presto si concluderà, e non al meglio come ci aspettavamo. Ancora ci difendiamo da questo virus che non ci lascia, risorge come un’araba fenice, si trasforma e continua a colpirci, a isolarci, si insinua nelle nostre fragilità soprattutto psicologiche, innalzando paure e barriere che purtroppo sono nemiche dello stare insieme, della condivisione e della libertà comunicativa in presenza! Questo è un po’ il quadro generale in cui noi umani ci troviamo a vivere, ma non c’impedisce però di persistere nell’annuale progettazione dell’architettura di un Natale che deve tanto più esserci, e fortemente “apparire”! Sia dunque addobbato ancora con maggiore opulenza, via al trionfo sfolgorante di luci, alla gara dell’abbondanza e della misura di alberi veri e finti, nastri e sfere, in un trionfo del consueto generalizzato kitsch di compresenze di tradizioni e figure importate da una globalizzazione della festa che vede insieme stelle e renne, (a Salerno qualche anno fa i pinguini sugli scogli!) ghiaccioli di neve ed elfi, soldati e nanetti, babbi natale di ogni misura e fattura e ancora sentinelle con colbacchi e sciabole il tutto in legno, plastica, carta, gesso resina e moltissime pile, colori ma naturalmente molto argento tanto oro, e l’immancabile verde e rosso ecc…
Tralascio il resto, naturalmente abitando tra Salerno e Paestum non posso tacere sull’assurdo di aver rimesso in città quest’anno le luci d’artista con il conseguente passeggio affollato di mascherine e selfie e i divieti regionali in ossimoro… A Paestum invece avremo un regolare villaggio di babbo Natale ospitato nel bellissimo spazio del tabacchificio del Cafasso, lo visiterò senz’altro…Però ricorderò vecchi incontri e convegni e mostre, con Sergio Vecchio, Legambiente, amici archeologi e associazioni che si occupavano della storia di questi luoghi, della memoria viva di Paestum e di come si potesse in un luogo così importante parlare di identità culturale, di possibilità ed energie creative che davvero avessero un senso e fossero pienamente aderenti a questo territorio. Perdonatemi un appunto personale, ma è necessario che ne parli, perché il mio perseguire le utopie di Sergio temo presto si trasformerà in viverne la deludente fallimentare aspettativa.
Abito di fronte al famoso Casello 21, pare che il Comune l’abbia acquisito(?) È in sfascio totale, il tetto continua la sua inesorabile caduta e la struttura è ormai uno scheletro. Abito di fronte al dismesso passaggio a livello che mi separa dal centro di Paestum, se devo considerare tale l’area archeologica. Bene, la strada che porta al mio cancello è molto malridotta, piena di avvallamenti e buche che durante le piogge diventano delle vere e proprie paludi. Alla stazione continuano lavori di allargamento marciapiedi e altro… Ma questa strada, che sono costretta a guadare o a percorrere solo in macchina, perché è lasciata così allo sfascio? Mi rivolgo al Comune di Capaccio, agli uffici competenti, notando che molte strade di Paestum hanno avuto attenzione in merito, con la cura di un nuovo manto stradale, venite un po’ a vedere via Ponte Marmoreo. A questo punto dovrei ricordare qualche promessa verbale sull’accoglimento dei famosi progetti di Sergio Vecchio, relativi ad un Archivio-museo in cui custodire i materiali storici e artistici da lui raccolti e destinati ad un luogo, si parlava del casello 21, ma il progetto considerava lo spazio tutto della palazzina della stazione… Devo dare atto al Comune che le famose ceramiche donate da Sergio e dai ceramisti della costiera frutto della famosa mostra in villa Salati sono ora, quelle rimaste (e molte pare ormai cosa certa trafugate e accolte in case private) esposte e custodite in bacheca nella nuova biblioteca Erica di piazza Santini. Ma è tutto qui? Continuo ad attendere nuove risposte, il prossimo 11 febbraio di questo nuovo anno sarà il quarto: Sergio Vecchio ha lasciato la sua immemore heimat, la tanto amata Paestum, sarà per molti ancora più facile dimenticare lui e le sue utopiche progettazioni nel segno di una memoria culturale di un luogo che continuasse a vivere la meravigliosa appartenenza storica con la cultura e l’arte contemporanea.
Buon 2022 a tutti. Bruna Alfieri Vecchio.