Sono arrivata (da Albanella) al Liceo di Roccadaspide nell’A.S. 1974/75, anch’io ho fatto il biennio alla succursale nella parte bassa del paese; ricordo aule grandi e fredde d’inverno, con i vetri dei balconi che lasciavano filtrare il vento e la stufa per riscaldamento; alla mia aula si accedeva attraverso un’altra, che si percorreva in punta di piedi nel caso di uscita ( per andare al bagno) durante la lezione. Era un periodo di fermenti e contestazioni , ricordo i famosi decreti delegati e l’innovazione degli organismi di partecipazione.
Il giorno dell’occupazione della succursale ero presente, avevano organizzato gli “studenti grandi” della sede centrale con il sostegno anche di alcuni del biennio, eravamo tutti fuori dall’edificio, intervenne il Maresciallo di Matinella , il figlio (adesso a sua volta Maresciallo dei Carabinieri) era in classe con me. Ricordo studenti di Albanella e di Altavilla, alcuni erano compagni di classe, attivi nel crogiuolo dei fermenti sociali-economici-politici di quei tempi; per quanto mi riguarda ero un po’ spettatrice e più concentrata sugli impegni scolastici, anche se partecipavo alle manifestazioni.
Erano tempi in cui c’era una forte contrapposizione fra giovani di destra e di sinistra , che in gruppo si scambiavano “visite di scontro culturale” nei rispettivi paesi, con esercizio della dialettica verbale che sfociava anche “nelle vie di fatto”, almeno secondo quanto veniva poi raccontato.
Ricordo quando il Preside voleva adottare pesanti misure disciplinari per le azioni di contestazione e blocco delle lezioni intraprese dagli studenti, il Prof. Luciano Castellano di Storia e Filosofia si schierò dalla parte degli studenti e questa notizia destò ammirazione fra noi liceali.
Ricordo l’autobus stracolmo di studenti nella tratta Altavilla- Roccadaspide, spesso veniva bloccato lungo la strada per protesta e si procedeva a piedi verso la scuola, entrando in classe con qualche ora di ritardo; lungo il tragitto si cantava (gli altri) qualche canzone del repertorio di protesta sociale-politica o semplicemente “maruzzella” ; un giorno è stato chiesto l’intervento dei Carabinieri per fare constatare le condizioni di viaggio, ci hanno contato in uscita dal pullman , molti di noi sono risaliti da dietro ed eravamo così tanti che non si sono accorti dei doppioni.
Erano tempi in cui l’interruzione della corrente elettrica era giustificazione per i compiti non svolti a casa, oltre ad essere motivo di apprensione se interessati a qualche sceneggiato televisivo e talvolta ci si perdeva l’ultima puntata; erano gli anni in cui i romanzi classici diventavano sceneggiati rai (la fiction di oggi, ma con un po’ di cultura) . L’interruzione dell’elettricità accadeva con una certa frequenza nei mesi invernali , era sufficiente un po’ di pioggia più vigorosa per ritrovarsi con la lampada a batteria o semplicemente con la candela della candelora, avente anche una recondita , ma non troppo, funzione protettiva per le serate tempestose .
Il tempo passato nei bar di Roccadaspide in attesa del pullman per il ritorno a casa al termine dell’orario scolastico o il trascorre delle ore in una giornata di scuola boicottata durante le manifestazioni: d’inverno odore di fumo, di cucina e di bagnato, pioveva per mesi interi in quei periodi invernali e non smottavano i terreni con la frequenza di adesso; il jukebox, qualcuno con la chitarra, le grandi discussioni , la convinzione che fosse possibile cambiare il mondo in poche mosse e l’aspirazione a voler fare grandi imprese … tanti sentimenti che si spegnevano nel grigiore di quelle giornate.
Ricordo però anche il senso di oppressione nell’andare a Roccadaspide, non per la scuola, che invece mi piaceva, ma per l’ambiente ( precisando che la collocazione temporale è fra i 34 e 39 anni fa) confliggente con una generica aspirazione alla libertà; avevo la costante percezione che la vita scorresse in altri luoghi, mentre ero ferma in quell’arroccamento .
In quegli anni ho sognato e poi attuato gli studi universitari a Roma e, con il ripetitivo e contraddittorio meccanismo della vita, seminato anche la futura nostalgia per i luoghi della memoria.
GERARDINA NIGRO, Albanella
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