Quando il riposo dalle fatiche politiche e militari fecero dell’otium una scienza di cui godere, senatori, consoli, la ricca società romana approdò sulle coste della penisola sorrentina per costruirvi ville e luoghi di assoluto riposo tra giardini, fontane e ricchi ambienti affrescati. Complice di tanta urbanizzazione fu anche il microclima particolarmente salubre, un territorio generoso sia di frutti che di acque, panorami incomparabili e tramonti di quell’inconsapevole romanticismo che certamente non dispiaceva ai romani né è mai dispiaciuto a qualcuno. Passare dal lato napoletano a quello dell’attuale Costiera Amalfitana, il passo fu breve. Tra l’altro non va dimenticato che nell’ansa più riparata del golfo salernitano vi era l’opulenta Markinna (l’attuale Marina di Vietri sul Mare) fondata dai Tirreni – come ricordava il geografo Strabone – ed abitata dai Sanniti e dai Romani.
E fu così che alla fine del I sec. a.C. anche il vallone dove oggi è Positano, con la sua spiaggia, le ripide pareti calcaree e la dolcezza del suo clima diventa sede di una sfarzosa villa d’ozio. D’altra parte fu a Positano che Arienzo, liberto di Tiberio, aveva il suo mulino nel quale macinava il grano per l’imperatore di stanza nella Villa di Capri.
Dell’esistenza della Villa romana di Positano si era sempre avuta conoscenza, anzi le prime notizie si hanno già nel 1758, periodo delle grandi scoperte archeologiche di Pompei, Ercolano e Stabia, volute dai Borbone, quando il funzionario degli scavi reali, Karl Weber, individuò alcuni resti di un edificio antico, con pavimento mosaicato e alcuni ambienti affrescati.
Dal canto suo lo studioso Matteo della Corte fu ancora più preciso, pensando di aver individuato la villa di Posides Claudi Caesaris, potente liberto dell’imperatore Claudio, da cui deriverebbe lo stesso nome di Positano. Nel Novecento altri resti della Villa emersero in più punti dell’attuale centro di Positano, ritrovamenti ricordati da diversi studiosi, tra i quali Amedeo Maiuri, dando un’idea dell’ampiezza di questa residenza.
Accurati studi e resti di materiali propendono per l’ipotesi che alla fine di quegli anni settanta d.C. alla villa erano in corso lavori di restauro per i danni provocati dal sisma del ’62, senza scartare l’ipotesi che nel frattempo era intervenuto anche un passaggio di proprietà. Lavori che davano nuovo splendore alla villa, così come testimoniato da una delle sale da pranzo, il lussuoso triclinio dove erano state realizzate architetture a più piani. La sontuosa residenza fu irreparabilmente danneggiata dalla violenta eruzione del Vesuvio del 79 d.C., che distrusse Pompei ed Ercolano. La villa positanese in pratica fu sommersa da una valanga di fango conseguente alla ricaduta di materiale lavico misto a forti piogge. Tutto fu abbattuto e sulla parete nord si accumulò il materiale ligneo del soffitto, dei tramezzi e delle impalcature dei restauri, cosa che ha protetto i resti di un armadio nel quale era conservato il vasellame bronzeo della villa e ritrovato durante i recenti scavi fortemente voluti dall’amministrazione civica di Positano e operati dalla Sovrintendenza di Salerno in uno sforzo interdisciplinare notevole, che ha visto la partecipazione e lo sforzo professionale non solo delle Soprintendenze, ma anche di istituti di ricerca per la diagnostica e conservazione come l’Istituto Superiore Centrale per il Restauro di Roma. Quello eruttivo del 79 d.C. fu un evento di grande portata distruttiva; così lo ha ricordato l’archeologa Maia Antonietta Iannelli: “La parte meridionale della parete est subì uno spostamento di circa quaranta centimetri verso valle, testimoniato da un’ampia frattura, dando la prova più spettacolare della violenza dell’evento”.
Due campagne di scavi condotte nel 2004-2005 e nel 2015-2016 hanno messo in luce una porzione non ampia, ma di grande interesse archeologico della Villa. E’ stata, infatti, recuperata una stanza di una lussuosa residenza d’ozio. I ritrovamenti sono collocati a undici metri di profondità al di sotto del piano di calpestio dell’ipogeo medioevale della soprastante chiesa Madre di Positano.
L’ambiente è visibile al di sotto di una straordinaria sequenza stratigrafica che, dall’epoca moderna risale al medioevo e giunge fino all’età romana.
Scene con mostri marini, delfini guizzanti, amorini sono i motivi conduttori delle pitture parietali nelle quali è presente anche uno splendido e scenografico scorcio di palazzo con porta socchiusa e loggiato con elegante balcone. Impreziosivano l’ambiente ghirlande e medaglioni con ritratti e scene mitologiche, in uno dei quali era rappresentato il centauro Chirone che impartisce lezioni di musica al giovane Achille. Non mancano nature morte e un paesaggio marino con una baia attorniata da edifici porticati e da scogli: forse era il paesaggio goduto dall’interno della villa.
Un appropriato percorso con passerelle e scale in vetro e acciaio rende fruibile al pubblico le opere portate alla luce, ma anche il materiale rinvenuto e messo in mostra in questo complesso che, con intelligenza, è stato definito Museo Archeologico Romano. “Grazie a un laborioso processo di attività scientifiche e il recupero materiale di spazi e reperti – ha scritto l’arch. Diego Guarino – si inaugura una reale identità monumentale della città di Positano che si trasmette tanto alle generazioni della cittadina costiera quanto ai numerosi turisti che essa ospita”.
Un sito archeologico e non solo che, ha sottolineato il Sindaco Giuseppe Guida: “per Positano è patrimonio imprescindibile di valori storici, artistici, culturali. E’ la manifestazione tangibile della grandezza culturale della nostra città, crocevia nei secoli di popoli e civiltà. Rappresenta per me motivo di grande orgoglio tutto ciò che in questi anni è stato realizzato: la riqualificazione e conseguente musealizzazione dell’intero sito archeologico costituiscono oggi un’eccezionale possibilità di fruizione di tale magnificenza”.
Dal canto suo Rosario Santanastasio, Presidente Nazionale di Archeoclub d’Italia ha dichiarato che l’associazione rilancia la Costiera Amalfitana per la presenza di un grande patrimonio archeologico non solo delle due importanti ville romane di Minori e Positano, ma anche per tutte quelle emergenze poco note ma diffuse un po’ ovunque lungo i sentieri, anche montani, della Costiera amalfitana.
Traguardi importanti per quest’ansa del golfo di Salerno che ha solo bisogno di essere valorizzata e utilizzata nel futuro turistico. Dice il Sindaco Guida: “Positano lavora assiduamente per conseguire presto il titolo di Città Archeologica, consentendo finalmente la realizzazione di un nuovo modo di fare turismo. Un turismo fondato anche sull’offerta culturale della città e che possa ben presto compiersi non solo durante i mesi estivi, ma soprattutto durante la stagione invernale, consentendo uno sviluppo sostenibile delle nostre eccezionali risorse”.