Il complesso certosino più grande d’Italia, le uniche grotte con un fiume sotterraneo navigabile, il centro storico delle 13 chiese e l’area protetta più grande d’Italia. Queste alcune delle peculiarità, in gran parte note ai più, relative al Vallo di Diano.
Il comprensorio, tuttavia, presenta altri aspetti ed elementi caratteristici e curiosi, forse non conosciuti da tutti.
Partiamo con l’area compresa tra Padula e Sala Consilina, dove è presente il Battistero di San Giovanni in Fonte. Risalente al IV sec. d.C. conobbe il suo declino intorno al IX secolo, in seguito ad attacchi saraceni e longobardi. Il Battistero presenta la singolare caratteristica di una fonte battesimale alimentata da una sorgente di acqua perenne e cristallina. Il battesimo veniva somministrato mediante l’immersione in una vasca che, durante la celebrazione della veglia pasquale, prodigiosamente si riempiva quasi fino all’orlo.
Ma il Vallo presenta anche una ricca varietà di piante vascolari. Tra queste, le orchidee sono una materia prima di sviluppo per il territorio. A Teggiano c’è il Museo delle erbe ed a Sassano quello delle antiche coltivazioni, dedicato alle piante che scompaiono e che bisogna salvaguardare.
Stando a quanto evidenziato da Nicola Di Novella, naturalista, farmacista e geobotanico, infatti, in Italia ci sono circa 6000 varietà di piante, di cui 2031 nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e 1400 solo nel Vallo di Diano. Tra le realtà più caratteristiche troviamo l’abetina di Monte Motola, in zona Teggiano, mentre Padula vanta uno dei castagni più grandi della provincia salernitana e non solo.
In tale ottica il Parco, per conservare i semi del territorio, ha dato vita al gruppo dei coltivatori custodi.
Concentriamo poi l’attenzione sull’Elogium di Polla. Si tratta di una lastra in marmo datata al II secolo aC, su cui era incisa un’iscrizione. Il repertorio è la più importante testimonianza scritta sulla strada romana che univa Capua a Reggio Calabria ,
Sulla lastra sono riportate le distanze in miglia romane tra Polla e altri luoghi del tracciato viario. Si tratta di un documento fondamentale per la comprensione del fenomeno della romanizzazione dei territori italici.
Riguardo il contributo di personalità rilevanti, la famiglia Sanseverino, conti di Marsico e poi principi di Salerno, nel 1200 acquisì il feudo di Diano (Teggiano) di cui facevano parte i casali di Sassano, Monte San Giacomo, San Rufo, San Pietro e Sant ‘Arsenio .
Durante questo periodo storico la presenza dei Sanseverino nel Vallo è determinante per lo sviluppo economico sociale e culturale del territorio. Nel 1306 il conte Tommaso II fondò la Certosa di San Lorenzo ,a Padula.
Per oltre 3 secoli, inoltre, la vita feudale di Teggiano si svolse all’ombra dei Sanseverino. Il paese conobbe un notevole sviluppo architettonico, religioso, civile e militare, testimoniato dall’ castello, che fu poi teatro della politica antispagnola della famiglia.
Nel 1485 vi fu ordinata la “Congiura dei Baroni” contro Ferdinando I d’Aragona. Nel 1497 un altro re di Napoli, Federico d’Aragona, dopo mesi di assedio a Teggiano e al suo maniero, trovandola inespugnabile, scese a patti con il ribelle Principe Antonello Sanseverino.
Insomma, molto di ciò che si ammira oggi a Teggiano e nel Vallo di Diano si deve ai Sanseverino.
Infine, a Padula, al piano terra di una casa del ‘700, è possibile fruire del Museo del Cognome. Presenta, al suo interno, un percorso unico nel suo genere. Il visitatore, consultando documenti e visionando atti (in formato cartaceo e digitale) viene introdotto alla genealogia, imparando come iniziare una ricerca sulla propria famiglia, quali strumenti. Oltre alle immagini di documenti di Archivi Civili, Parrocchiali e Notarili si può usufruire di una postazione internet e di una piccola, ma ben assortita, biblioteca per eventuali ricerche o approfondimenti storici.