Dopo circa tre semestri di Didattica a Distanza (DAD), il 15 settembre 2021, bambini e adolescenti sono tornati ai banchi di scuola. Purtroppo, questi tre semestri di DAD hanno portato, inevitabilmente, al sorgere di problematiche di apprendimento e di socializzazione, come spiega la Psicologa Scolastica Alessandra Lavanga «I bambini e gli adolescenti si sono trovati immersi in una realtà complessa, in cui la relazione era veicolata da uno schermo. Da qui, la difficoltà di quel reciproco scambio, che arricchisce l’esperienza di apprendimento. Inoltre, le limitazioni della DAD hanno riguardato anche la sfera sociale degli alunni, i quali si sono visti privati di dinamiche relazionali naturali, caratterizzanti di un processo di crescita funzionale. Il benessere dei bambini è stato duramente messo alla prova, aumentando il divario da un punto di vista cultura ed economico. Difatti, in questo periodo si è evidenziato quanto le differenze culturali, le strutture familiari, l’organizzazione logistica degli spazi all’interno delle case e il livello di istruzione dei membri della famiglia, abbiano fortemente influito sull’esperienza della Didattica a Distanza. Nonostante gli aspetti negativi, precedentemente citati, la DAD si è dimostrata uno strumento necessario per affrontare l’emergenza sanitaria, permettendo ai giovani studenti e studentesse di poter accedere al diritto di scolarizzazione».
Ma se fino adesso ci si è interrogati sulle problematiche e possibili conseguenze legate alla Didattica a Distanza, ora che i giovani studenti e studentesse sono tornati in classe ci si chiede come affronteranno l’anno scolastico caratterizzato da misure anti-Covid.
«Le lezioni in presenza sono limitate dall’utilizzo della mascherina e del mantenimento delle distanze – spiega l’insegnate Caterina, della Scuola Primaria Gino Landolfi – il mantenimento delle distanze è difficile quando i bambini stessi vogliono socializzare e stare insieme. C’è un forte desiderio da parte degli alunni, di ritornare alla situazione pre-Covid, con un compagno di banco e lezioni senza mascherina, per la difficoltà di comprensione. I giovani studenti non voglio una scuola tecnologica, voglio stare insieme! Questo è stato possibile grazie ai lavori di ingrandimento di alcune aule, che hanno permesso lo svolgimento delle lezioni tutti quanti insieme. Mentre, per quanto riguarda l’intervallo, momento ricreativo, se abbiamo la possibilità lo svolgiamo in cortile, altrimenti, in classe ognuno al proprio posto. Purtroppo, i bambini vengono monitorati anche quando vanno in bagno, massimo due alla volta, alternandoci con le altre classi, per evitare il sovraffollamento. Posso confermare che non è facile, per noi insegnanti, gestire tutte queste cose, ma cerchiamo comunque di farlo senza far notare ai bambini questo disagio, perché gli alunni devono vivere la scuola spensieratamente, cercando per quanto possibile evitare forme di stress. Per me la serenità degli alunni va al primo posto».
Ci si pone anche la domanda se la Didattica a Distanza abbia fatto restare indietro gli alunni con il programma scolastico. «Il programma non è di vitale importanza – spiega l’insegnate Caterina – l’obiettivo non è quello di ultimare il programma, l’obiettivo è quello di rendere gli alunni capaci di imparare facendo, imparare attraverso il fare, e questo lo possiamo fare solo in presenza. In classe i bambini hanno la possibilità di avere un confronto diretto e costruttivo tra di loro, facendoli riflettere e crescere. Quindi è significativo focalizzare l’attenzione su queste cose, che sul programma in sé, anche se non è stato assolutamente tralasciato durante la Didattica a Distanza, ma penalizzato a causa di alcuni ostacoli, come la mancanza di una adeguata connessione o di un luogo tranquillo in cui connettersi, per poter svolgere in maniera serena la lezione».
Con le riaperture delle scuole, vi è stata la necessità anche di un sostegno piscologico per fronteggiare situazione di insicurezza, stress e ansia, ma anche difficoltà di concentrazione e situazione di isolamento vissuta. L’intervento psicologico all’interno delle scuole è stato reso possibile in Campania grazie al lavoro dell’Ordine degli Psicologi e dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania, che dal 20 luglio 2012 hanno agevolato un confronto diretto con le istituzioni scolastiche e con gli studenti, proponendo la figura dello Psicologo Scolastico, il quale ha la possibilità di intervenire preventivamente stando in stretto contatto con i giovani, con l’obiettivo i prevenire condizioni di disagio psicologico.