Il Preside che non c’è, è diventato un’icona della nostra Scuola Italiana. Come la famosa “isola” immaginata da Eugenio Bennato. Nella canzone l’isola è il simbolo della ricerca della felicità, di un’armonia che non si può raggiungere sempre la portata di mano, in fondo abbiamo tutti bisogno di crederci, di pensare che al di là di tutto ci sono momenti o situazioni dove possiamo raggiungere l’isola. Il bisogno dell’utopia lascia il posto alla cruda realtà. Proprio quella realtà che da anni vive la Scuola Italiana. Non c’è posto del nostro bel Paese in cui ci siano Dirigenti Scolastici a sufficienza, specialmente al Sud, in particolare nel Cilento. A lanciare l’allarme è l’associazione di categoria DIRIGENTI SCUOLA: “Mille Scuole sono senza Dirigenti, per questo siamo stati costretti ad impugnare il decreto ministeriale del 15 maggio scorso facendo appello al Presidente della Repubblica ”. Lo ha annunciato Attilio Fratta, presidente di: “Dirigenti Scuola”. “Non abbiamo avuto scelta – sottolinea Fratta – nonostante le promesse fatte dal ministero su organici, mobilità e affidamento dei nuovi incarichi, nulla è accaduto. L’anno scolastico è iniziato, sotto questo aspetto, nel avere dei modi”. Cosa succede ad una Scuola quando i Dirigenti sono in reggenza? Succede, più o meno, la stessa cosa in un Paese che non ha il Sindaco nelle sue piene funzioni. Mi si dirà che c’è un Commissario Prefettizio a gestire l’ordinaria amministrazione! Ma diventa difficile: programmare, organizzarei e attività curriculari ed extracurriculari. Non voglio scendere troppo nello specifico, con un linguaggio solo per gli addetti ai lavori. La figura del Preside è cambiata nel corso degli anni. Il ruolo del Dirigente si mostra meno accattivante di quello del Preside: i docenti in tutte le scuole frequentarlo Preside, così come era visto un tempo, ma se il primo era interessato all’aspetto educativo e didattico degli alunni, ora il Dirigente Scolastico ha assunto la funzione manageriale in cui lui dirige l’azienda-scuola dando direttive agli insegnanti e al personale scolastico. Già questo rapporto ha guastato i tempi. Figuriamoci poi, quando un Dirigente ha la sua titolarità in una Scuola formata da tanti Plessi di ordine diverso (Scuola dell’infanzia, Scuola Primaria, Scuole Medie, etc). Poi si ritrova quasi “costretto” dal Provveditorato agli Studi di una promessa Provincia ad accettare l’incarico di Reggenza (dirigere un altro Istituto).Qui la cosa diventa complessa se non impossibile. Conosco Scuole, qui nel Cilento, che hanno cambiato in otto anni, otto Dirigenti diversi. L’organizzazione va a farsi benedire, figuriamoci la didattica. Il Dirigente per me è quello che dovrebbe avere una visione complessiva e lungimirante, ad ampio respiro dovrebbe impartire nuovi modi e tempi didattici -programmatici. Con un Dirigente che sta “con due piedi in una scarpa”, come diceva il grande Totò, diventa quasi impossibile pensare, programmare, organizzare. Eppure i Concorsi sono stati fatti. In Campania per esempio si è ancora fermi alla Graduatoria del Concorso 2011, quando poi è stato fatto un altro Concorso nel 2017.In poche parole i posti ci sono, i vincitori pure, solo che per risparmiare si vuole lasciare il mondo come si trova. Le conseguenze le lascio ad ogni lettore di buon senso. Nel Cilento, cinque anni fa eravamo a meno quindici Dirigenti, fino ad arrivare a meno ventitre quest’anno. Le aree interne sono le più sofferenti. Così oltre allo spopolamento abbiamo una maggiore povertà educativa. Non avere un “capo”, che dirige a tempo pieno un Istituto Scolastico,