In articoli precedenti abbiamo analizzato opere spazianti in tutte le forme d’arte, parto di Genialità, Munari e Savinio. Per rimanere in tema di straordinaria estesa Creatività, una naturale consorteria in creazioni multiple e modello di pensiero tendenti all’Arte totale, è rappresentata dalle opere di Richard Wagner (1813 – 1883), uno dei più importanti musicisti di ogni tempo, compositore, librettista, direttore d’orchestra, scrittore, saggista (in una sua dissertazione, il trattato Opera e dramma, approfondì l’idea di “opera d’Arte totale”). Bruno Munari, Alberto Savinio, Richard Wagner: tre originalissime personalità eclettiche influenzanti in maniera sensibile il panorama musicale ed artistico internazionale; vulcaniche figure, teorizzatrici e realizzatrici di una incessante ricerca sperimentale (“pratica” oltre che “di pensiero”) tendente alla sintesi di tutte le arti, sintesi che avrebbe trovato il suo naturale sbocco nel confluire di esse in un Unica Opera, l’Opera d’Arte Totale. Volendo delineare un parallelo di carattere matematico/fisico: anelare ad una super formula, una formula Divina inglobante le innumerevoli relazioni matematiche descriventi tutti i fenomeni della Fisica: perché nutrire assoluto scetticismo nei confronti di una ipotetica “chilometrica super relazione matematica” caratterizzante complessivamente le manifestazioni osservabili e riproducibili in laboratorio? Wagner delineava le rivoluzionarie innovazioni: abolire cori, arie, duetti, terzetti… rimpiazzandoli con Musica Infinita ovvero brani indeterminati ed illimitati analoghi al fluire infinito di un corso d’acqua; l’apparire, sulla scena (assoluta novità nella storia della Musica) del regista; introduzione del sinfonismo nella lirica (in sostanza brano poetico coesistente con il brano orchestrale composto di più movimenti); un nuovo ruolo di ‘recitazione’, attuato dai cantanti; l’impiego della allitterazione (è la iterazione di un suono -ad esempio una lettera- all’inizio oppure all’interno di termini successivi, sortente l’effetto d’una riproduzione di azione) finale dei versi, in luogo della rima finale dei versi… Abbondanti genialissime creazioni, dunque, nelle quali palesemente rinvenibile era la costante connessione tra molteplici interazioni di stili musicali ed artistici; con il comune denominatore rappresentato dall’ Emozione, l’Emozione che scuote l’animo suscitando la forza generatrice del miracolo dell’incanto; in fondo, Munari, Savinio e Wagner, come d’altronde ogni vero artista, inseguivano questo. Wagner modificò il pensiero musicale attraverso il suo modello Gesamtkunstwerk, sintesi di: poesia, delle arti visuali, di quelle musicali e drammatiche. Questo concetto trovò la sua concretizzazione nel Festspielhaus di Bayreuth, il teatro da egli stesso progettato, nel quale vennero rappresentati i suoi drammi. Eppure Wagner frequentò scuole ad indirizzo umanistico; accanto ad una forte educazione letteraria, volendo utilizzare una metafora musicale nella quale risultò insuperato maestro, “funse da contrappunto”, nel campo musicale, l’autodidattismo: ad eccezione di brevi periodi di lezioni di composizione impartitegli, egli fu fondamentalmente autodidatta. Singolari analogie riscontrabili nel percorso terreno di Verdi e Wagner,a cominciare dall’anno di nascita, 1813. Proseguendo con il comune “autodidattismo”: il Conservatorio di Musica non fu frequentato dalle due Genialità le Quali presero lezioni private ma per brevissimi periodi; traduzione in termini concreti: tutte le forme musicali le impararono autonomamente; forma musicale è la costruzione e modellazione di un brano musicale, disponendo di materiale sonoro: suoni elettronici, strumentali, vocali… A titolo di esempio, la “fuga”: il principio di base si traduce nell’imitazione, in diverse tonalità, di uno o due temi da parte di due o più voci che si presentano in sequenza. L’opera -forma musicale nella quale coesistono parola ovvero libretto, musica ed azione scenica- è organizzata in ‘recitativi’ e ‘arie’, sintetizzabili in: esecuzione intonata del testo esprimente l’azione drammatica, e canto melodico esprimente gli stati d’animo dei personaggi. La sequenza discontinua di arie e recitativi, con l’Opera di Wagner si trasformò in una forma operistica continua inserente il canto nel tessuto orchestrale. Volendo tracciare un parallelo di natura matematica, una linea spezzata, presentante dei vuoti staccando la penna dal foglio, si converte in un diagramma continuo disegnato senza staccare la penna dal foglio. Riporto una linea di pensiero, autore della quale è Marcello De Simone: “Da un punto di vista politico avevano molto in comune: entrambi si batterono per l’unità delle rispettive nazioni, Germania e Italia, che erano divise in piccoli stati. Verdi era repubblicano, Wagner aveva idee più bizzarre: voleva una Repubblica, con il Re quale presidente”. Aggiungiamo che le Composizioni nascevano da una differente matrice: in linea generale, Quelle di Verdi venivano scritte su ordinazione di impresari, mentre da poderose e ponderose, temporalente estese (duravano anni) riflessioni, nascevano le Creazioni di Wagner. Gli inizi della Cui carriera si rivelarono alquanto duri: esercitò il ruolo di maestro di coro accanto alla direzione di opere giovanili da lui poetate e musicate, rappresentate in esecuzione ai teatri di Magdeburgo, ma visse diversi anni di miseria. Wagner attuò la riforma del teatro musicale e scrisse il libretto e la sceneggiatura inerenti ai suoi lavori; il teatro musicale europeo evolvé in misura imperiosa in virtù del paradigma alternativo da lui proposto: rivoluzionò il genere operistico, eliminando il protagonismo dei cantanti e strutturando le sue partiture in chiave sinfonica intorno ai cosiddetti Leitmotiv, una tecnica compositiva prediligente i temi conduttori, temi musicali associati a personaggi ed in intima connessione con luoghi o sentimenti. Il suo nuovo linguaggio, animato da complesse soluzioni musicali, è alle radici della musica moderna e negli anni in divenire venne assorbito dalle scuole operistiche italiana e francese. Le composizioni di Wagner, in particolare quelle dell’ultimo periodo, sono rilevanti per la loro struttura contrappuntistica (in sostanza, Wagner impiegava, sovrapponendole, melodie diverse), l’esteso cromatismo (ovvero, nei suoi procedimenti compositivi, utilizzava, oltre alle famose note DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI, le cosiddette ‘note alterate’: DO#, RE#, FA#, SOL#, LA#), i complessi accompagnamenti armonici, placidi e ‘bellicosi’ ad un tempo; una feconda creatività che precorse il moderno linguaggio musicale, ma quell’arte rivoluzionaria produsse linee di pensiero antitetiche, al punto che i critici musicali si scissero in perentori ‘wagneriani’ e convinti ‘antiwagneriani’. Famosi drammi musicali in tre atti, su libretto dello stesso Wagner -composizioni che contengono Brani tra i più noti della Storia della Musica- sono: TANNHAUSER, il testo dell’Opera risulta dall’innesto di due saghe tradizionali tedesche, la tragedia che si consuma tra il poeta Tannhauser ed Elisabeth, e le competizioni poetiche dei cantori della Wartburg, con soggetto “strategico” rappresentato da antagonismo e contrapposizione tra amore sacro e amore profano. La struttura, in alcuni periodi musicali, è basata su un concetto utilizzato nella scienza matematica, la “quadratura simmetrica dei periodi musicali”: in sostanza una riproposizione (quadratura nel senso di “ritorno”) simmetrica della struttura musicale analoga alla scrittura speculare impiegata da Leonardo, il Quale scriveva “al contrario” ovvero da destra a sinistra, dunque la composizione Wagneriana si snodava attraverso periodi musicali “oscillanti” analoghi ad immagini riflesse in uno specchio. TRISTANO E ISOTTA, dramma musicale in tre atti, su libretto dello stesso Wagner, opera nella quale si muovono gli embrioni di quel sistema che sfociò poi nelle composizioni atonali di Hauer e Schonberg, delle quali trattammo lo scorso numero; in esse non si ergeva perentorio alcun suono rispetto ad altri, tutte le note entravano con medesima “morbidezza” o “asprezza”. L’ANELLO DEL NIBELUNGO (Sagra scenica), LOHENGRIN (Opera romantica in tre atti), su libretto dello stesso Wagner; PARSIFAL, ultimo lavoro compositivo, intorno al tema del Santo Graal, il vaso dell’Ultima cena in cui Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue di Cristo in croce. Aggiungiamo alla sequenza delle “estatiche”, immortali Creatività, le Primizie strumentali costituite dalle OUVERTURES (Ouverture è una “premessa musicale”, un brano introduttivo eseguito dall’orchestra, al quale segue l’inizio dell’opera lirica). Un brano sicuramente da tutti conosciuto, presente nel terzo atto dell’Opera ‘La Valchiria’, è Cavalcata delle Valchirie: nella mitologia norrena, Valchirie sono le divinità guerriere che servono Odino (il dio principale del pantheon nordico). Una importante esplicazione chiarificatrice, concernente il concetto di comunicazione: ho trattato, illustrandoli panoramicamente, argomenti di carattere musicale; la musica la conosco, la amo, l’ho studiata, la coltivo sin da ragazzino; innamoratissimi della magica arte musicale, suonavano discretamente chitarra e mandolino,mio padre e mio nonno paterno, ma singolarmente estesa la tradizione genealogica familiare: bisnonni, trisavoli, antenati, gestenti una macelleria ma con abitazioni colme di spartiti musicali e di notazioni musicali stampate o manoscritte; aggiungo, a titolo informativo: ho depositato alla SIAE circa 400 brani, alcuni dei quali di carattere sperimentale sono apparsi sulla rivista di musicologia RASSEGNA MUSICALE ITALIANA (con recensione di Claudia Antonella Pastorino: N.15/1999; N.21/2001; N.23/2003); musica new age da me composta è stata apprezzata ed eseguita -cito alcuni Maestri- dal M° Marcello Ferrante della PolyMusic di Salerno, dal M° Pasquale Polverino di Pellezzano, dal M° Maurizio Giannella di Salerno. Infine, la mia elaborazione include: 2 robot (un “robot iperstatico” e un “robot musicale”) innamorati della musica di Wagner; 2 frammenti melodici e armonici di brani regolarmente depositati alla SIAE dei quali sono autore (Un suono in amorosa eco; L’usignolo caduto dall’antenna) con associati modelli di repertorio, omaggio al compositore sassone che, tra l’altro, partecipò per alcuni anni insieme all’anarchico russo Bakunin a moti rivoluzionari (rivoluzione di Dresda).
Giuffrida Farina