Ogni “mozzarella” ha sua strada per elevarsi da latticino a simbolo di un successo che va oltre allo stato organolettico che le assegna la sua valenza culinaria.
Ogni “competizione” necessita di vincitori che si metteranno al collo la medaglia a favore di telecamere e telefonini pronti a rendere giustizia all’evento.
Ogni “successo” è portato in “spalla” da persone che hanno avuto una visione che proiettava oltre il contingente la rappresentazione del prodotto stesso.
Così è potuto accadere che due personaggi, che più diversi non si potevano accostare, si sono trovati affiancati sul metaforico palco dove sono stati assegnati gli “Oscar” della mozzarella: Don Peppe Diana e Antonio Palmieri.
I due “latticini” hanno superato una serie di selezioni alle quali hanno partecipato 100 caseifici i cui prodotti sono stati valutati al “buio” (senza che i giurati ne conoscessero la provenienza) da 4 esperti gastronomi (Vincenzo Pagano, Luciano Pignataro, Barbara Guerra e Albert Sapere).
Agli acquisti in anonimato in caseificio sono seguite le degustazioni alla cieca in una serie di eliminatorie a scontro diretto. Fino ad arrivare alla fase finale per l’assegnazione del 1° e 2° posto e del 3° e 4° posto per le categorie “Dop” e “non “Dop” (Denominazione di Origine Protetta).
La mozzarella del caseificio “Le Terre di Don Peppe Diana” vince la 1^edizione del Mozzarella Championship Bufale in Tavola categoria “Dop” e afferma il gusto della legalità.
Mentre, per la categoria “Non Dop” la migliore mozzarella di latte di bufala è risultata quella prodotta dal caseificio della Tenuta Vannulo di Paestum.
La “Mozzarella anticamorra” è prodotta a Castel Volturno nell’azienda guidata da Massimo Rocco, che opera nei beni confiscati alla mafia, sottolinea con questa vittoria un percorso interamente dedicato alla qualità gastronomica e al lavoro etico. ad eliminazione.
L’azienda di Antonio Palmieri, pioniere dell’allevamento e della lavorazione di qualità del latte di bufala, conferma il giudizio positivo anche in una competizione al buio.
A giudicare le 8 mozzarelle di bufala arrivate in finale, una giuria di 20 giornalisti del settore e lo chef Lino Scarallo del ristorante stella Michelin Palazzo Petrucci di Napoli dove si è svolta la gara, che hanno valutato aspetto esteriore, interno, l’odore e gusto.
I due i caseifici vincitori si sono aggiudicati Pyxis, un oggetto di design studiato per la conservazione e il servizio della mozzarella di bufala realizzata dalla Real Fabbrica di Capodimonte.
La classifica
Categoria “Non Dop”: Tenuta Vannulo (Paestum – Salerno) Caseificio Il Granatore (Palmi – Reggio Calabria) Caseificio Leuci (Casagiove – Caserta) La Tenuta Bianca (Altavilla Silentina – Salerno)
Categoria Dop: Caseificio Le Terre di Don Peppe Diana – Libera Terra (Castel Volturno – Caserta) Caseificio Jemma (Battipaglia – Salerno) Caseificio Agnena (Cancello e Arnone – Caserta) Caseificio Polito (Agropoli – Salerno)
Bartolo Scandizzo