È morto lo scorso mercoledì, 14 Luglio, a Napoli Giuseppe Tesauro, all’età di 78 anni, figlio di Alfonso, uomo politico e parlamentare della Democrazia Cristiana, di Bellosguardo in provincia di Salerno. Il comune nel 2010 gli ha conferito anche la cittadinanza onoraria. Lascia i figli Alfonso, Marina, Luciana e la moglie Paola.
Maestro del diritto, uomo delle istituzioni e antesignano nello studio dell’Unione europea, tra i suoi incarichi c’è stato quello di giudice della Corte Costituzionale, poi presidente della Consulta, nel 2014, dal ’98 al 2005 alla guida dell’Antitrust, ed avvocato generale della Corte di giustizia europea.
Ho incontrato Giuseppe Tesauro la prima volta nella sua casa a Scario nel 2008. Mi “costrinse a chiedergli un appuntamento per un’intervista l’Avv. Nicola Mastrandrea. I due si conoscevano dal tempo in cui Nicola, “l’avvocato dei poveri”, collaborava con suo padre Alfonso, avvocato e notissimo uomo politico di Bellosguardo. Né io, né i tanti altri amici potevamo dire di “no” a Nicola sia per l’affetto che ci legava sia per il modo “ultimativo” con cui imponeva ai suoi amici un confronto tra loro sulle loro esperienze.
Ecco perché non posso parlare di Tesauro, senza ricordare Nicola Mastrandrea ed ecco l’antefatto …
Un giorno, a metà del primo decennio degli anni 2000, in redazione mi passarono una telefonata di un anziano signore che viveva ad Omignano. Era l’Avv. Nicola Mastrandrea, nato a Piaggine negli anni ’20 del secolo scorso e che, dopo essersi accertato della mia identità (ero figlio a Giuseppe Scandizzo), mi chiese senza ammettere rifiuti, di recarmi nella sua casa perché aveva molte cose da dirmi …
Con un po’ di apprensione, risolta dopo una telefonata a mia madre Giuseppina che mi confermava l’intuizione che l’avvocato potesse essere un amico di mio padre, e molta curiosità, mi recai nella zona industriale di Omignano per incontrarlo.
Mi accolse con un diluvio di domande interrotte da sincere lacrime che allungarono oltremodo l’incontro che si tenne nel suo studio assistiti da Rita, la donna che è stata prima la sua compagna e poi sua moglie nella seconda parte della sua vita.
Mi raccontò la sua vita e mi consegnò un manoscritto che ancora conservo dal quale ho tratto molte notizie messe a corredo di vari articoli scritti nel tempo che è seguito al nostro primo dei tanti incontri avuti con lui.
Nicola era un uomo che aveva attraversato l’intera vicenda politica del dopoguerra nel salernitano con conoscenza profonda del sistema di potere della Democrazia Cristiana che l’ha governata ininterrottamente per oltre mezzo secolo. In uno dei nostri incontri, dopo che Rita, la sua compagna di vita, ci aveva servito il caffè, mi riferì che aveva chiesto, per me, un’intervista a Tesauro e combinato un appuntamento!
Ero a disagio perché pensai subito che l’intervista “impostami” da Mastrandrea all’allora presidente dell’Autority per la Concorrenza in Italia, fosse vissuta da Tesauro come un’indebita forzatura.
Tutti i timori sfumarono quando, arrivato nei pressi della sua abitazione, intravidi la sua chioma bianca a ridosso del cancello d’ingresso pronto a ricevermi e ad accogliermi con un largo sorriso che risaltava sotto i baffi.
Pochi preamboli, niente cerimonie, la presentazione ai suoi familiari e subito ci sedemmo a parlare dell’unico argomento che ci univa: Nicola Mastrandrea.
Dopo di allora ho avuto altre occasioni di incontrare Tesauro nel Cilento, ricordo in particolare l’emozione con la quale partecipò ai funerali dell’amico Nicola ad Omignano e l’attenzione con la quale ha apprezzato il nostro settimanale che riceveva nella sua casa di Napoli.
L’ho invitato come relatore ai nostri seminari di “Giornalismo Ambientale” tenuti nell’alta Valle del Calore, a Piaggine e Laurino. Ha sempre accettato di buon grado e la sua partecipazione è stata sempre attiva e interessata suscitando apprezzamenti unanimi perché metteva sul tappeto argomenti stringenti relativi alla professione giornalistica senza mai sottrarsi al confronto con i corsisti presenti.
Il giorno concordato, con anticipo rispetto all’orario previsto dal suo intervento arrivò a Piaggine guidando personalmente la sua automobile (una lancia delta quasi d’epoca) accompagnato dalla signora Paola.
Fu riconosciuto da molti dei componenti del “circolo” dopolavoristico di Piaggine che abitualmente presidia la piazza Umberto 1° e salutato con affetto. Fu accompagnato dal comandante della stazione dei carabinieri nella struttura che ospitava l’evento e prese posto fra i corsisti in attesa di essere chiamato per il suo intervento. A dirigere i lavori del corso per i circa 30 giornalisti iscritti, c’era Ermanno Corsi.
In serata rimase a cena con noi fino a tardi presso l’agriturismo Le Grazie, ma non volle sentire ragioni di fermarsi a dormire in albergo. Gli chiesi da che parte sarebbe rientrato a Scario e lui mi rispose dalla stessa strada dalla quale era arrivato: la Piaggine – Rofrano, una strada di montagna “sgarrupata” poco frequentata di giorno, figurarsi di notte.
Lo pregai almeno di inviarmi un messaggio nel momento in cui fosse arrivato in una zona sicura e dove ci fosse linea … così fece!
Fummo tutti felici quanto Carlo Azeglio Ciampi, presidente della repubblica, lo scelse come giudice costituzionale per “portare una ventata di esperienza europea nell’Alta Corte”.
IL suo biglietto da visita è stato il suo sorriso: denso, aperto comprensivo già di ogni parola che verrà dopo la stretta di mano con cui saluta.
È stato un mondo, il suo, che racchiude in sé la cultura del sapere essere e la passione del saper vivere tra gli altri: siano appartenenti ai primi o agli ultimi della scala sociale.
In occasione del conferimento della cittadinanza onoraria a Tesauro da parte del comune di Bellosguardo, vidi per l’ultima volta insieme Nicola e Giuseppe.
Quando arrivai i due amici erano seduti uno vicino all’altro: Nicola seduto sulla poltrona ai piedi della scala che portava nell’aula consiliare, alla quale non ebbe accesso per mancanza di ascensore, e Giuseppe al suo fianco piegato su di lui quasi alla ricerca di ogni parola che l’amico e mentore gli indirizzava.
Quell’immagine, “rubata” e che già ho pubblicato sul nostro settimanale, mi ha fatto amare l’uno e l’altro che, pur senza conoscerli a fondo, dimostra di come due uomini completamente diversi perché vissuti in epoche altrettanto difformi si integravano grazie all’amore che avevano per il padre di lui.
Nicola era il primo figlio di pastore diventato avvocato a Piaggine, Giuseppe, figlio di avvocato e parlamentare che era arrivato a ricoprire la carica di presidente della Corta Costituzionale dell’Italia.
Ho avuto altre occasioni di interlocuzione con Giuseppe Tesauro, e ho potuto capire che c’era del metodo nel suo modo di rapportarsi con le persone che incontrava: gentile, rispettoso, paziente, comprensivo, preciso … mai che avesse fatto pesare ciò che i ruoli pubblici ricoperti trasferivano sulla sua persona.
Dopotutto, per lui parlano i fatti e non c’era bisogno di specchiarsi nello sguardo di chi gli stava di fronte per affermare professionalità e competenza che nessuno ha mai messo in discussione.
A me e a quanti in quei giorni che abbiamo potuto sedergli accanto in un piccolo comune delle aree interne del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni ha lasciato una grande lezione di come una persona possa assumere, esercitare e lasciare gli incarichi pubblici ricordando, in ogni momento, che solo se si è soprattutto uomini si può rendere un servizio all’umanità di cui si fa parte.
Bartolo Scandizzo