Una nuova avventura: concerne legittimi e motivati riconoscimenti di priorità creativa nei vari settori dell’arte e della scienza, con analisi della realtà, dalle cui evidenze, consequenziarie, non possono che scaturire doverose attribuzioni di innovative linee di pensiero e “luminosità creativa” ad autentici ideatori, inventori ed anticipatori; intanto premettiamo alcuni concetti relativi ad un’arte matematica amata da tutti, stupendo sogno che si libra alto nel cielo delle arti, la musica. Arte universale: quale persona al mondo oppone resistenza al suo abbraccio? L’arte musicale è assai più di un linguaggio espressivo, è un miracolo, una vera magia: da sole 12 note (sì, in realtà le note sono 12, non 7, come comunemente si ritiene) possono nascere infinite melodie; a livello puramente matematico, esistono all’incirca cinquecento milioni possibili permutazioni di combinazione delle 12 note. Relativamente alla corrispondenza ed interazione tra l’arte musicale e la scienza rigorosa per antonomasia, la matematica, il primo nucleo di tale coniugio nacque nel 500 a. C. quando venne scoperta una connessione tra le altezze dei suoni (che sono prodotti da vibrazioni; per ‘suono alto’ o ‘suono basso’ intendiamo: ‘suono acuto’ -con vibrazioni sonore rapidissime- oppure ‘suono grave’ -con oscillazioni lente-) e le lunghezze di una corda vibrante: quando viene pizzicata una corda di chitarra, la nota emessa non è mai “singola e pulita”, è accompagnata da note sempre più deboli e sempre più alte, questi suoni vengono definiti suoni armonici; è da tener presente che sul rigo musicale dove viene scritta la musica, il pentagramma, insieme a note e pause compare la CHIAVE MUSICALE DI LETTURA, tale in quanto ‘scardinante e schiudente’ le porte della musica assurgendo dunque a rango di fondamentale elemento per l’esecutore del brano (peraltro ho ascoltato ‘operatori culturali’ (?!) ignoranti la differenza tra chiave musicale e suono). Perentorio impulso venne fornito nel 300 a. C. dal filosofo greco Aristosseno, studioso del comportamento di 2 suoni molto vicini tra loro, dunque percepiti quasi simili all’atto del loro ascolto. Le antiche filosofie -Pitagora ne è palese emblema- fiorirono su un intreccio stretto tra estro creativo e circostanziato studio metodico: Pitagora, fondatore della prima scuola di Matematica, era anche compositore e teorico musicale; la sua fama è legata anche all’aspetto dell’aver assimilato, nella sua scuola, 2 leggiadre realtà costituite dalla Musica e dalla Matematica. Il matematico greco Euclide correlò le lunghezze delle corde vibranti con il divario (intervallo) esistente tra 2 suoni “confinanti”. Parecchi secoli più tardi, intorno all’anno 1000, avvenne la reale svolta in quanto fu impresso un assetto rigoroso all’arte della musica: Guido D’Arezzo, monaco Benedettino, ideò la rappresentazione bidimensionale delle altezze dei suoni, che rimpiazzò l’allora dominante notazione neumatica, dove “neuma” equivaleva a segno grafico indicante il modo di esecuzione. Egli fu il primo a porre, nell’XI secolo, le fondamenta della moderna concezione musicale, attraverso l’invenzione delle note e del rigo musicale, che da quel tempo in divenire consentirono la conversione dell’arte musicale, da una connotazione mnemonica, in scienza matematica. Nel 1700 Bach riscoprì la cosiddetta “scala cromatica ben temperata” (consistente nel suddividere la cosiddetta ‘ottava’ -ossia da un DO al DO successivo- in 12 parti uguali definite ‘semitoni’) mentre nel 1900 vi fu la liberazione dal rigoroso vincolo della Tonalità che obbligava a seguire determinati percorsi compositivi, i compositori austriaci Hauer e Schönberg ne furono gli artefici. Josef Matthias Hauer (1883-1959) compositore, teorico musicale e insegnante. La sua natura: Sperimentatore con una particolare predilezione per le costruzioni musicali/matematiche, sviluppò un sistema di composizione basato su “tropi”, particolari modelli che integravano in maniera opportuna le 12 note. Hauer affermò con veemenza la sua priorità di ideazione, d’altronde esibendo il tempo di creazione (1912) che lo sanciva il vero fondatore del metodo. Schönberg, compositore e pittore, lo formulò e concretizzò nel 1924. Lo sperimentalismo di Hauer: tono morbido e mistico nel suo linguaggio musicale, con profonda convinzione che la musica fosse “matematica nel suo senso più alto”, dunque una attrazione per le costruzioni matematiche. Nel 1912 Hauer pubblicava un pezzo per pianoforte, intitolato NOMOS (Legge), che conteneva i principi germinali della musica a 12 toni. Schönberg nacque il 13 settembre 1874 nel distretto di Leopoldstadt -un ghetto ebraico- e morì il 13 luglio 1951. Artista autodidatta: se si inquadra Schönberg pensandolo educato all’arte e alla musica, tale pensiero è erroneo: artista autodidatta, dotato di enorme talento, ricevé solo brevi lezioni da un compositore che in seguito divenne cognato. Nel 1910 partecipò ad una mostra, furonoesposti quaranta quadri, l’anno successivo la pittura di Schönberg “ebbe sigillo” assai autorevole, alcuni suoi quadri vennero presentati, sotto gli auspici di Kandinsky, in una Mostra a Vienna. Il contrassegno della esistenza di Arnold Schönberg, l’eclettismo artistico: la sua arte coinvolgeva poderose elaborazioni teoriche, con una serie di scritti rivelatisi fondamentali per le sorti della musica contemporanea. L’opera più famosa, il PIERROT LUNAIRE, straordinario caleidoscopio di numerose forme musicali: Lied, Valzer, Barcarola, Fuga, Passacaglia, poi Canoni estremamente complessi. Nel 1950, nel corso di una intervista, affermò: “Che cosa significava e che cosa significa per me la pittura? Era, in effetti, come comporre musica. Un mezzo per esprimermi, per esporre sentimenti e idee… come nella musica”. D’altronde, credo non abbia senso separare le arti, inquadrandole singolarmente. Relativamente al Metodo Dodecafonico, utilizzante 12 note libere dai procedimenti caratterizzanti la Tonalità, la tecnica dodecafonica rappresentava una sorta di ‘comunismo musicale’, con le 12 note assumenti il medesimo rilievo. Utilizzazione delle 12 note della scala cromatica: oltre alle famose DO-RE-MI-FA-SOL-LA-SI, entravano, nello sviluppo del brano, altre 5 ‘note diesate’, ovvero DO#-RE#-FA#-SOL#-LA#. Dunque Hauer fu l’autentico elaboratore, il primo che mise a punto la tecnica compositiva dodecafonica, creando la cosiddetta ‘teoria dei tropi’; i ‘tropi’ erano raggruppamenti di 12 note, attraverso i quali si snodava la composizione. Questo caso è integrato in una serie di 36 vicende raccolte in tre volumi da me scritti ed illustrati (2008, complessive 549 pagine, presentazione Lorenza Rocco) illustrate con varie forme d’arte, il 36° dei quali riguarda un Personaggio, l’Homo Videns, da me creato 5 anni prima del Prof. Giovanni Sartori, come benissimo sanno l’Editrice Mondadori e l’editore Dr. Giuseppe Laterza: i documenti sono perentori alla stregua dei teoremi matematici. Infine, volendo tracciare un parallelo di natura aziendale, gli insiemi delineati potremmo associarli ad una sorta di “comunismo musicale”: l’irraggiungibile fantozziano ‘megadirettore galattico’, l’altrettanto astrale vice direttore, l’altissimo funzionario, tale triade uguale ad altri 9 lavoratori, pertanto l’azienda funzionerà con 12 dipendenti, tutti sullo stesso livello. Concludiamo con le foto di Hauer, Schönberg e della sua Opera ‘Lo sguardo rosso’, insieme ad una mia duplice elaborazione grafica.
Giuffrida Farina