Nella mattina di sabato 19 giugno a Vallo Della Lucania, si è tenuto l’incontro – dibattito per richiamare l’attenzione di tutti i cilentani sull’esigenza, tanto irrinunciabile quanto indifferibile, di porre mano alla progettazione del Museo Archeologico di Elea-Velia, come struttura di respiro internazionale, pagando a Elea-Velia un debito aggravato del passare del tempo. Un’iniziativa del senatore Francesco Castiello volta ad evidenziare, diverse problematiche connesse alla proposta in merito e sottoscritta dall’ex ministro per i Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli, durante il suo mandato nel primo governo Conte.
«Fa molto senso constatare che un parco archeologico di tale importanza, a distanza di anni, non abbia ancora un museo. Già nel 1989 con il governo De Mita, quando ero Magistrato Amministrativo Distaccato presso il Gabinetto del Sottosegretario della Presidenza del Consiglio dei Ministri, chiesi al ministro dei Beni Culturali Vincenza Bono Parrino, la possibilità di ottenere dei finanziamenti mirati per l’ubicazione di una struttura museale a Velia. A suo tempo, l’amministrazione comunale di Ascea non raggiunse l’accordo su quale dovesse essere l’area destinata alla struttura e, dopo la caduta del governo De Mita, non se ne fece nulla.»
A distanza di tanti lustri, l’interessamento di Castiello per Velia, avrebbe avuto una nuova opportunità con il primo governo Conte, ma da come si apprende dalla cronistoria degli eventi, ci si vede sfumare ancora l’occasione per la mancata riconferma del ministro Bonisoli nel Conte bis. Faccenda tutt’altro che semplice, in virtù della gestione economica dei 7 milioni di euro destinati all’Area Archeologica dal Programma di Azione e Coesione “Infrastrutture e Reti” 2014-2020.
Presenti al tavolo, i relatori interessati e impegnati sulla questione. Il sindaco di Ascea avv. Pietro D’Angiolillo; il presidente del “Comitato per l’essere di Elea-Velia” dott.ssa Caterina Cammarano; il presidente dell’associazione Genius Loci Cilento avv. Giuseppe Di Vietri; i senatori Castiello, Gaudiano e Puglia; l’on. Adelizzi; il responsabile CODACONS Cilento dott. Bartolomeo Lanzara.
Il punto nevralgico della discussione, si fonda sulla formulazione progettuale del nuovo Ente Parco Archeologico di Paestum e Velia, che porta la firma dell’ormai ex direttore Zuchtriegel. Un progetto che sostiene di sfruttare al meglio, l’utilizzo della dismessa galleria ferroviaria ipogea, già in uso come deposito reperti, ma con molti e preoccupanti elementi di criticità. Attualmente la galleria, secondo pareri di esperti autorevoli, versa in uno stato non idoneo al deposito e alla conservazione dei reperti, sulla quale sono state investite non insignificanti risorse allo scopo, tutt’altro che raggiunto, della sua deumidificazione e messa in sicurezza. Si delinea un’ulteriore preoccupazione nell’investire una cospicua risorsa pubblica relativa a questa area, soppiantando di fatto, l’idea acclamata del museo di superficie.
«Da quel che posso intendere da alcune dichiarazioni rilasciate dall’ex direttore Zuchtriegel, che alla lettera descrive la galleria, un “deposito visitabile”, posso interpretare si tratti nient’altro che di un museo. Su questo, per essere chiari, noi, non siamo d’accordo e non lo saremo mai, irriducibilmente.» Castiello mette le cose in chiaro, dichiarando di aver presentato in senato, una mozione firmata da 50 senatori per la quale, il ministro Franceschini sarà interpellato. Si è senz’altro d’accordo, afferma ancora, «se quel deposito venisse messo in sicurezza in modo tale che i reperti non si sciupino, ben venga.» La proposta di Castiello, sarebbe quella di rendere agibile l’area che, nei mesi invernali è oggetto di non indifferenti e frequenti infiltrazioni di acqua piovana, necessitando una messa in sicurezza della stessa, custodendo secondo le regole adeguate i reperti per prepararli poi, alla collocazione definitiva nell’eventuale museo di superficie. Tuttavia, da quel che si evince dalla proposta di Zuchtriegel, dichiara Castiello, vi è un’idea bizzarra. «Questa soluzione nella quale ci si proietta di organizzare delle visite in una galleria di 250 m, con dei trenini a scartamento ridotto, ricorda il percorso simile a quello di un luna park. Può essere una soluzione adatta alla didattica per le scuole dell’obbligo, ma non correlata agli interessi di ricerca archeologica e scientifica.»
Sono diverse le critiche evidenziate dal senatore nei confronti di un modus operandi silente ed indifferente degli enti istituzionali preposti, non corrisposti all’attento ruolo, il suo, di rappresentante del territorio. Dalla proposta di Zuchtriegel, che nel frattempo lascia la guida dell’Ente Parco Archeologico di Paestum e Velia per quello di Pompei, all’assenza di una rappresentanza dello stesso ente, dopo ripetuti inviti al dibattito. Altrettanto netta la denuncia del senatore che, per esigenze istituzionali, si vede negato l’accesso agli atti del progetto. «Un intralcio della mia funzione di sindacato ispettivo nei confronti del governo.» Pertanto, la richiesta di avere un museo di superficie di respiro internazionale come grande attrattore turistico, che non sia una vetrina dove vengano esposte anticarie, sembra una cosa doverosa nei confronti del prestigio della storia, molta ancora inesplorata. Si prende spunto da un’esortazione del grande archeologo Mario Napoli. Lo studioso e direttore, al tempo, della Soprintendenza Archeologica di Salerno e Potenza negli anni ’60, fece diversi studi importanti su Velia, ricordato anche per aver scoperto “La Porta Rosa”. Affermò che, alla luce di quanto emerso, vi è soltanto la punta dell’iceberg, nel sottosuolo ci sono ancora i 4/5 della città di Elea. Avere un museo con una grande struttura complementare di laboratorio, di restauro, di codificazione, di classificazione dei reperti, significa non solo ampliare la conoscenza dell’antica città, promuovendo e contribuendo ad ulteriori studi e ricerche archeologiche, ma soprattutto mettere in moto l’economia locale e l’occupazione. Restiamo in attesa di risvolti.
Angelo D’Ambrosio