Mi capita, ogni tanto, di percorrere la Cilentana, la variante all’ex statale 18, che ha tolto dall’isolamento una parte del territorio della Campania che al tempo del regno delle due Sicilie era detta “La terra dei tristi”.
Spesso imbocco l’arteria per raggiungere l’estremo sud della provincia di Salerno di cui la Regione verde del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è prigioniero. Altre volte perché diretto a Vallo della Lucania che ne é l’epicentro e, pertanto, il naturale capoluogo.
Ed è proprio di “Vallo”, come sinteticamente lo chiamano tutti, voglio parlare in questo articolo.
A Vallo della Lucania mi legano ricordi che risalgono alla mia fanciullezza. In primo luogo perché è il posto di scambio dove, con la mia famiglia, scendevamo dall’autobus proveniente da Piaggine e salivamo, dopo una lunga sosta, su quello diretto a Rofrano paese dove vivevamo i miei nonni paterni: Carmela e Bartolomeo.
Vi ho vissuto per 3 anni, poi, essendo stato ospite del seminario diocesano dove frequentai là scusa media a metà degli anni ’60 del secolo scorso.
Fin da quel tempo ho sempre visto Vallo come un centro di attrazione permanente per l’interno Cilento. Infatti, non si contano i Cilentani che vi hanno posto la loro residenza in modo permanente: medici che hanno esercitato negli ospedali, docenti che hanno formato migliaia di studenti delle superiori … grazie alla presenza di molti uffici pubblici la città è divenuta attrattiva anche per tanti imprenditori dei piccoli comuni dell’area che hanno potuto far fare un “passo commisurato alla gamba” alle loro aziende.
Il tribunale, l’ASL SA3, il Vescovado, l’istituzione del Parco ed altre decine di uffici hanno consolidato nel tempo il ruolo guida che la posizione geografica, naturalmente, assegnava al piccolo centro.
Ovviamente, la città si è allargata scendendo verso Ovest senza dare eccessivo spazio alle costruzioni in altitudine e questo fa onore a chi l’ha amministrata. Anche l’allargamento del perimetro del territorio comunale a Massa e Pattano, ha consentito a Vallo di assumere una dimensione “metropolitana” che avrebbe potuto coinvolgere anche Cannalonga, Novi Velia e Pellare per portare oltre i 10.000 il numero degli abitanti (oggi sono circa 8.000) …
Unitamente alla crescita in termini numerici c’è stato anche un graduale e sempre più tangibile adeguamento funzionale dell’assetto urbanistico con la cura dell’arredo urbano, la realizzazione di parcheggi, lo spostamento degli istituti superiori dotandoli di spazi moderni e attrezzati a valle della “variante”, la ristrutturazione di edifici storici, la realizzazione di teatri, l’apertura di musei, la valorizzazione del centro storico … Tutto converge verso l’obiettivo di essere all’altezza del ruolo che la storia contemporanea ha dato alla città.
Ma questo sarebbe poca cosa se i cittadini non fossero all’altezza della missione che la natura ha assegnato alla città, se i Vallesi non avessero dato dare il tocco magico alla realtà fisica in cui vivono.
La grande piazza e il corso sono l’agorà fisica da dove parte il pathos Vallese. Ma questi spazi non sono i soli punti d’interesse in grado di animare il dibattito e il confronto sulla realtà cittadina.
Si può assaporare lo stesso afflato anche passeggiando per il corso degli orafi o scivolando nel silenzio che avvolge il centro storico, al bancone di un bar o sedendo al tavolo di un ristorante, affacciandosi nelle navate della cattedrale di San Pantaleone o sbirciando oltre il cancello del seminario; avvicinandosi al tribunale o salendo le scale di palazzo Mainenti; deviando per Massa o inoltrandoti in Pattano … è impossibile rendere conto di ogni spazio, ma ho voluto dare il segno di un vissuto personale da cui traggo queste considerazioni.
Ho avuto modo di frequentare Vallo da adulto, dopo essere tornato nella terra dei padri da Varese dove ho vissuto per 18 anni nel ontano 1993, in modo intenso in altre occasioni: le due edizioni del salone della Dieta Mediterranea nel 2014 e nel 2015, presso Fiere di Vallo a Pattano, e la mostra Expo e Territorio “Cilento Mondo” a Palazzo Mainenti, ora sede del Parco.
Furono giorni e mesi intensi che resero evidente il potenziale di Vallo della Lucania ai miei occhi ma anche a tanti visitatori e personaggi pubblici che, a vario titolo, presero parte all’evento come Direttore e Presidente del Parco, Angelo De vita e Amilcare Troiano, e il sindaco Antonio Aloia.
Come in ogni realtà, ci sono state anche delle battute d’arresto come la soppressione dell’ASL SA3 e il declino del polo fieristico. Questo fa parte delle scelte che una comunità deve subire ma senza abbattersi. Nel primo caso la responsabilità è esterna ai poteri della città, nel secondo i problemi sono arrivati dall’interno.
Diocesi e Parco sono i due “cavalli” di razza che continuano a mantenere la Città al centro dell’attenzione del territorio cilentano, del Vallo di Diano e Alburni. Nel primo caso si tratta di appropriarsi con molta più convinzione, di quanto fatto finora, dell’idea di governo della Regione Verde che è più grande di molte province tutt’ora esistenti (sogno inseguito per decenni).
Nel secondo, è importante rianimare quegli spazi (4 capannoni) con eventi che vanno oltre l’allestimento di fiere che hanno fatto il loro tempo anche in realtà ben più importanti.
In entrambi i casi c’è bisogno di coraggio e immaginazione, qualità che non mancano ai Vallesi nativi o naturalizzati.
In fondo il centro gravitazionale di Vallo si giudica anche dal fatto che i, tanti di quelli che vi sono arrivati per caso, poi si sono integrati talmente bene che vi sono rimasti a vivere.
Pertanto, lunga vita a Vallo della Lucania che ha saputo restare se stessa pur facendosi contaminare da chiunque ha voluto trasferirvisi dalla chora che abbraccia la piana del Velino, i borghi pedemontani situati intorno ai monti Gelbison, Bulgheria e Cervati; dalle valli dei fiumi Mingardo, Calore, Faraone e Bussento; anche da quanti che sono arrivati dalle “grandi” città: Sapri, Castellabate, Sala Consilina, Agropoli e Capaccio Paestum.
Scusate se esagero … ma fermarsi a Vallo per qualche giorno o sostarvi per poche ore mi da l’impressione di trovarmi in un’isola di “Svizzera” nel mare verde cilentano.
Bartolo Scandizzo