“La voglia di rimanere sul nostro territorio è la sfida che vogliamo raccogliere, ma al tempo stesso anche lanciare. Riqualificare e dar valore alle attività, valorizzare la nostra storia. Vogliamo farlo con orgoglio e spirito innovativo, che vada oltre una banale operazione di rievocazione nostalgica. Conoscersi e incontrarsi per progettare un futuro costruendo relazioni basate sul reciproco riconoscimento”.
Sono gli obiettivi che si prefigge “Impronta Cilento”, un’idea frutto dell’esperienza dell’esperto in comunicazione e promozione Toni Isabella. Lo abbiamo raggiunto per farci illustrare, nei dettagli chiave, il lavoro svolto con grande passione, ricerca e dedizione.
Cos’è Impronta Cilento?
È un progetto che nasce circa dieci anni fa e si occupa principalmente di far conoscere il territorio del Cilento e i suoi prodotti tramite le aziende e i ristoranti del posto, che presentino un prodotto di eccellenza. Un lavoro incessante di scouting, alla ricerca di produttori e ristoratori in grado di garantire la qualità, che a mio parere è un requisito fondamentale.
Perché?
Abbiamo un territorio giovane da un punto di vista imprenditoriale e fatta qualche eccezione come per l’azienda agricola “San Salvatore 1988”, ci sono piccole realtà che, per ragioni anche di quantità, si perderebbero nei meandri del mercato. La strategia è di puntare su prodotti esclusivi e di qualità, per i quali Impronta Cilento, non solo si impegna a divulgarne le radici storiche, ma anche di reperirli e distribuirli ai ristoratori attenti e lungimiranti.
Le andrebbe fare il nome di qualche prodotto?
Tra le mie partnership posso menzionare l’olio extravergine di oliva “CRUX” prodotto dalla “Fattoria Ambrosio” di Salento (Sa) che in questi giorni in Giappone, in occasione dell’Olive Japan – international extra virgin olive oil competition 2021, si consacra tra i primi cinque al mondo.
Sul sito www.improntacilento.it c’è anche un servizio e-commerce?
Ci sono stati problemi e ritardi burocratici, tutto è fermo da un anno. D’altronde è risaputo che per un’attività imprenditoriale in Italia, per via della macchinosa burocrazia e dalla complessità regolamentare del fisco, si hanno molteplici difficoltà.
La vendita a domicilio ovviamente si.
È possibile certo, con il rilascio della fattura direttamente dall’azienda. Impronta Cilento fa solamente da tramite.
Ritornando all’esperienza territoriale, su quali aspetti ci si dovrebbe soffermare per incrementare e migliorare l’offerta da un punto di vista imprenditoriale?
Va migliorata prima di tutto l’acquisizione, da parte dei produttori, della consapevolezza relativa al proprio ruolo. Ci sono aziende che hanno capito cosa vuol dire investire anche in attività accessorie che, restano per alcuni, ancora irrilevanti. Per intenderci, l’aspetto della comunicazione si presenta come una perdita di tempo e di soldi. Al contrario, è un dato di fatto, una pubblicazione, se ben fatta, non solo è efficace, ma riesce a dare risultati spettacolari. Inoltre, rilevo ancora molta difficoltà nella predisposizione alla cooperazione. La mancanza di sinergie e intenti comuni che, in altri territori, sono sinonimo di crescita e fanno la differenza. In Cilento si pensa un po’ troppo al proprio orticello.
Qual è stata la soddisfazione più grande di Impronta Cilento?
Di sicuro quella relativa alla riscoperta dell’aglianicone, un antico vitigno cilentano, per il quale sono stato chiamato a fare comunicazione cinque anni fa. Prima che arrivassi a sposare il progetto era una cosa completamente sconosciuta. Posso dire anche grazie al mio apporto, negli ultimi anni l’aglianicone è lievitato sia per quanto riguarda le vendite, sia per la conoscenza del vitigno nel settore vinicolo. Che il mio ruolo sia stato decisivo, possono confermarlo anche i produttori.
Quali speranze si prospettano per il futuro?
Colgo dei segnali positivi, ci sono delle cose che effettivamente si stanno muovendo grazie anche alle nuove leve. Alcuni ragazzi stanno lavorando molto bene e posso fare l’esempio del Mercato Rurale Naturale “Rareche” di Vallo della Lucania, opportunità per vari produttori di vendere prodotti di ottima qualità in unico luogo. Un altro esempio è quello della “Vicceria” a Bellosguardo che ripropone il gusto dei sapori della dieta mediterranea. Anche per i ristoranti la situazione è notevolmente cambiata rispetto ad anni fa. Oggi sono diversi i luoghi nei quali è possibile mangiar bene e gustare pietanze elaborate con i prodotti del territorio. Sono abbastanza ottimista, nonostante le esperienze personali, credo che il Cilento sia in una fase di sviluppo interessante per alcuni settori. Un dato molto incoraggiante.
Intervista a cura di Angelo D’Ambrosio