Le tre perle turistiche alle porte del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni avevano l’impellente necessità di cambiare passo sia per aggiornare la loro offerta turistica sia per traghettare i cittadini da soggetti passivi nella gestione della cosa pubblica.
Fino a qualche anno fa le due realtà, a parte qualche iniziativa isolata di soggetti privati, la visione delle amministrazioni erano concentrate sul proprio “ombelico” e raramente nel coordinare la promozione turistica e garantire ai cittadini servizi che potessero, contestualmente, elevare la qualità della vita delle popolazioni “indigene” e favorire una fruizione moderna del territorio a chi vi arrivava in vacanza.
Agropoli, più di Capaccio Paestum, aveva da tempo intrapreso una politica di “aggiornamento” dei servizi essenziali migliorando la qualità della vita dei cittadini con la realizzazione di marciapiedi, l’acquisizione del Castello medioevale e la sua messa a “reddito”, la realizzazione del cinema e teatro, il rifacimento del palazzetto dello sport, la sistemazione di Trentova, il rifacimento del lungomare S. Marco, l’ammodernamento della stazione ferroviaria, la valorizzazione del centro storico, la ristrutturazione della Fornace … Adamo Coppola, vice sindaco nel decennio di Franco Alfieri, ha concluso il suo primo mandato lavorando in continuità con quanto fatto da suo predecessore per consolidare i risultati e andare oltre ciò che è stato “costruito”.
Castellabate, sull’onda della popolarità dovuta al film Benvenuti al Sud, è stata capace di aggiornare la sua già forte capacità di attrazione di flussi turistici di prossimità ma anche provenienti da regioni e nazioni più lontane. Ha tentato, riuscendoci nei limiti del possibile dovuti alla sua conformazione territoriale, di mettere ordine al dedalo di strade che si irradiano dalla zona Lago, passando per S. Maria, scivolando fino a San marco per poi raggiungere Ogliastro Marina. Senza trascurare il grosso lavoro fatto per rendere vivo il borgo in collina con il Castello dell’Abate che domina il sottostante “dominio”. Bisogna riconoscere a Costabile Spinelli, alla sua vice, Luisa Maiuri e all’intera compagine amministrativa di aver dato prova di buona amministrazione.
I limiti di queste due realtà, però, sta nel fatto di aver consentito nel passato prossimo l’assalto indiscriminato all’urbanizzazione senza regole che ha consentito solo aggiustamenti a posteriori che hanno reso meno indecente la realtà ma senza poter salvare del tutto l’anima del tempo che fu.
Capaccio Paestum, al contrario, avendo più spazio a disposizione, ha potuto gestire meglio la fase dell’espansione urbanistica eseguita in base al Piano di fabbricazione dell’ing. Anzaldi che risale al 1987; un piano che ogni amministrazione a tentato di mandare in “pensione” senza riuscirci.
La struttura urbanistica della piana di Paestum, disegnata negli anni ’50 del secolo scorso, ha lasciato intatta la suddivisione in contrade rurali: Cafasso, Gromola, Spinazzo, Vuccolo Maiorano, Sabatella, Ponte Barizzo …
Ha consentito l’arrembaggio al litorale di torre di mare, Licinella, Laura e Varolato, ha tenuto il punto rispetto al diniego di edificabilità entro un Km dalla mura della città dei Templi (previsto dalla L. 220 del 5 marzo del 1957), ha lasciato crescere Capaccio Scalo e Rettifilo, ma non ha saputo conservare la capacità attrattiva del Capoluogo che ha avuto una emorragia verso la “piana” che, di fatto, lo ha reso marginale sia come attrattore culturale sia nel ruolo di sede istituzionale del comune.
Allo stesso tempo, non è stato mai realizzata la sistemazione del lungomare né dato valore alla fascia pinetata; a parte Capaccio Scalo, non esistono marciapiedi o piste ciclabili che colleghino il centro alla contrade fatta salva la pista ciclabile di viale della repubblica; come non esistono percorsi pedonali che consentano agli abitanti delle contrade rurali di raggiungere i servizi pubblici che pure esistono negli spazi individuati dalla riforma agraria: l’ufficio postale, le scuole primarie, la chiesa …
La piscina comunale è stata aperta e chiusa nel giro di un anno, il cinema e la biblioteca chiusi da decenni, ex Tabacchificio ed ex Cirio dimenticate, le antiche bufalare cadenti, il mercato ortofrutticolo in standby …
Con l’arrivo alla guida dell’amministrazione, prima di Franco Palumbo e poi di Franco Alfieri, ex sindaci di Giungano e Agropoli, i cittadini capaccesi hanno scelto di puntare sull’usato sicuro visto i risultati che i due “Franco” avevano dimostrato di saper raggiungere nei rispettivi comuni di provenienza.
A 4 anni dall’elezione di Palumbo, prima sfiduciato da parte della sua stessa maggioranza e poi sradicato dalla vita da un male incurabile, e a 2 anni dall’elezione di Alfieri, pare che la realtà della città dei Templi ha cambiato verso. Molte cose sono cambiate e tante altre si evolveranno in futuro se dobbiamo credere a ciò che prevede il piano triennale approvato dall’amministrazione Alfieri: circa 350 milioni di Euro di investimenti.
Intanto, gli abitanti di Capaccio Paestum, possono seguire in diretta la trasformazione di Via Magna Graecia, la realizzazione del primo tratto di Lungomare in contrada Laura, l’ammodernamento del depuratore di Varolato, la pavimentazione di numerose strade comunali, il via dei lavori all’Ex Cirio e l’affitto, in attesa di trovare le risorse per acquisirlo, dell’ex Tabacchificio, la costruzione dell’asilo nido comunale al Rettifilo, l’avvio della nuova progettazione del nuovo mercato Ortofrutticolo che sarà delocalizzato in località Pila, la riapertura della biblioteca comunale e l’avvio dei lavori per la ricostruzione dell’ex cinema Miryam, una manutenzione sistematica degli spazi verdi … L’elenco potrebbe continuare!
Non sempre la politica riesce ad essere incisiva rendendo evidente il passaggio da una condizione ad un’altra della realtà in cui opera. Ma quando questo avviene, è buono e giusto darne atto al fine di rendere merito a chi, per fare ciò, si è impegnato.
Con il senno del poi (con quello del prima non è il caso), ognuno può ascriversi eventuali maggiori capacità amministrative. Resta il fatto che a “darsi” da fare sono stati altri. Il futuro è già pronto a dimostrare che poteva andare anche meglio!
Bartolo Scandizzo