La prima parte della storia della Fanta è nota. Si svolge in Germania. È il 1940 quando devono rinunciare all’importazione della bevanda già più famosa nel mondo. Il poco prodotto rimasto nei depositi fu destinato principalmente ai soldati feriti ricoverati negli ospedali. Lo sciroppo madre non si può più acquistare ma ai tedeschi quella bevanda piaceva. In questo scenario Max Keith, direttore della principale società di imbottigliamento tedesca, anche per salvare i posti di lavoro, decide di fornire un’alternativa alla popolazione. Diventato impossibile accedere allo sciroppo della Coca-Cola, si fece ricorso a sottoprodotti della produzione del formaggio (siero di latte) e dalla fibra di mela da sidro. Il nome era un po’ beffardo, deriva dal termine tedesco per “immaginazione”, Fantasie, Phantasie fino al più semplice Fanta. Finita la guerra, la produzione cessò, anche perché i consumatori non la trovarono tanto buona. Risultò troppo amara. Dell’economia di guerra si usciva e quel beverone fatto con un mix di bucce di frutta, fibre e polpa di mela, zucchero di barbabietola e siero di latte avanzato dalla produzione di formaggio, poteva essere archiviato tra i brutti ricordi. Gli americani sono i dominatori in Germania e presto fanno finire quella produzione “pezzotta”. Le fasce più giovanili della popolazione vogliono il prodotto originale finalmente tornato a disposizione.
IN ITALIA
Dopo la seconda guerra mondiale, la Fanta venne (ri)presa dalla Pepsi, principale concorrente della Coca-Cola. La produzione fu trasferita prevalentemente in Campania. Qui ci fu però la svolta. Quell’intruglio amaro piaceva poco ed era ritenuto troppo americaneggiante. Nel 1955, l’imbottigliatore locale SNIBEG, si applicò al problema di ovviare al sapore aspro quasi amarognolo della bevanda inventata dai tedeschi, con materiali di risulta. Ermelino Matarazzo, con natali cilentani evidenti visto che era anche il conte di Licosa, non ci poteva dormire la notte. Coinvolse una sua amica siciliana, la marchesa Bosurigi, a Catania titolare di una fabbrica, ed anche buona proprietaria di agrumeti nell’isola. Lei gli suggerì la semplice immissione di succo d’arancia nell’originaria ricetta dei tedeschi. Idea semplice ma vincente, il prodotto veniva sì dolcificato ma il gusto ci guadagnava! Ma non fu il solo effetto positivo. Matarazzo di Licosa constatava che Coca-Cola stava faticando a penetrare il mercato, perché nell’opinione pubblica c’era una certa diffidenza verso i prodotti americani, data la grande influenza del Partito Comunista. L’italianizzazione con l’aggiunta del più italiano dei frutti era la soluzione! L’uso del succo naturale di arancia diede la spinta definitiva all’affermazione di Fanta e l’italianizza nel mondo delle bevande. Il successo è travolgente. Coca Cola se ne accorge e compra l’azienda campana. Per i manager dell’azienda di Atlanta, i più grandi esperti di marketing del mondo, che hanno l’occhio lungo è il caso puntarvi per trainare la Coca-Cola sul mercato europeo. S’invertono i ruoli. Il 29 aprile 1955 è la data del primo imbottigliamento. Pochi mesi dopo nasce la prima mitica bottiglia di Fanta, la cosiddetta “Ring bottle”, con le inconfondibili zigrinature orizzontali sul vetro.
Oggi la Fanta “campana” è venduta in 190 paesi e esistono più di 70 versioni e di diversi gusti ma quella più famosa, e venduta, resta la Fanta tradizionale, quella prodotta a Marcianise in provincia di Caserta sull’originaria ricetta del conte Matarazzo e della marchesa Bosurigi. La commercializzazione fu tardiva per il timore che potesse intaccare il mercato della Coca-Cola. A metà degli anni ’80 la produzione americana su scala nazionale fu interrotta per lasciare la distribuzione della bevanda solo nelle zone degli immigrati, più abituati a bere la bibita. Nel 2001 finalmente l’aranciata torna in tutti gli Stati Uniti. La nazione che consuma più Fanta al mondo è il Brasile. In Italia la Coca-Cola Company utilizza le arance provenienti dalla Sicilia e dalla Calabria per produrre la Fanta, credendo fortemente nei prodotti del Bel Paese. Qualche cenno biografico sul conte Ermelindo Matarazzo di Licosa è possibile trovarlo consultando la motivazione con la quale la Repubblica gli concesse il titolo di “Cavaliere del Lavoro”. “È laureato in Giurisprudenza. Iniziò subito dopo gli studi l’attività di lavoro prima nei settori della importazione di cioccolato e quindi nella fabbricazione di prodotti in. plastica. Dopo la parentesi della guerra, si dedicò al marchio di Coca Cola che iniziò a reintrodurre sul mercato italiano, specialmente al Sud. Ha diretto personalmente fin dalla sua costituzione la “Società Napoletana Imbottigliamento Bevande Gassate” per la produzione e la vendita della Coca Cola, e successivamente venne nominato Amministratore Delegato e Presidente. Convinse la casa americana a produrre l’aranciata ‘Fanta”, utilizzando agrumi di cui l’Italia è grande produttrice. Il successo del nuovo prodotto fece superare alla società tutte le iniziali difficoltà, facendo raggiungere risultati di rilievo. Agli inizi degli anni ’60 Matarazzo, assicuratasi la maggioranza azionaria della S.N.I.BE.G. si dedicò al consolidamento del sistema di distribuzione esteso in modo capillare su tutto il territorio nazionale. Realizzò vicino a Caserta un nuovo stabilimento con una capacità di 22.000 bottiglie/ora. Negli ultimi anni ’80 ha iniziato la produzione di una serie di nuove bevande tra cui la “Sprite”. L’azienda attualmente ha un fatturato di 76 miliardi e impiega 346 persone”. Ma il suo successo maggiore è proprio quello della “reinvenzione” della Fanta, L’intuizione italiana è stata perfezionata in diversi paesi. In Romania, ad esempio, esiste una versione profumata alle bacche di sambuco, mentre in Italia esiste la versione Lemon con vera polpa di limone. Il gusto all’arancia, che ancora oggi contiene sempre succo naturale ma nessun colorante o conservante, resta però il più classico e venduto in tutto il mondo. Ecco gli ingredienti della Fanta: Acqua, succo di arancia (12%), zucchero, anidride carbonica, acidificante acido citrico, aromi naturali di agrumi, stabilizzante gomma d’acacia, antiossidante acido ascorbico. E soprattutto niente sieri di caseifici. Bontà italiana, cilentana e siciliana.
Oreste Mottola