Erano gli ultimi anni del secolo scorso quando la Comunità Montana della Costiera Amalfitana si fece capofila di una opposizione legale contro una potente compagnia petrolifera internazionale per evitare installazioni di ricerca nel golfo di Salerno. Le motivazioni addotte che il petrolio in questa parte meridionale dell’Italia c’era già e veniva estratto a tutto spiano dalle centinaia di albergatori, ristoratori, operatori turistici e quanti con questo settore avevano qualche attinenza. E si pensa alla Moda Positano, alle manifatture ceramiche di Vietri, alla musica a Ravello, alla Carta a mano ad Amalfi. Un comparto, il turismo, sul quale è stata fondata l’intera economia della Costa Diva. E la battaglia fu vinta e nel golfo di Salerno non si alzarono le torri di trivellazione.
D’altra parte ad un turismo ecologico aveva già posto le sue attenzioni, negli anni ‘970, agli albori della costituzione delle Regioni, l’allora assessore regionale Roberto Virtuoso, promuovendo con il progetto “Pacen in Maribus”, la realizzazione di quello che, anni dopo, sarebbe diventato il Parco Naturale Marino di Santa Maria di Castellabate, apripista dell’ampio Parco Naturale Cilento, Alburni, Vallo di Diano. Nell’ansa di costa amalfitana, invece, si pensò al Parco Regionale dei Monti Lattari, propedeutico, come quello per il Cilento, al riconoscimento dell’ONU, quali territori Patrimoni dell’Umanità.
Una preziosità, quindi, che va tutelata e curata con dedizione e di cui sono ben consapevoli i sindaci dei tredici comuni che ne costituiscono il territorio peninsulare. La dimostrazione si è avuta in questo lungo periodo di pandemia allorquando la conferenza dei Sindaci della Costiera Amalfitana ha, sin dal primo momento, monitorato l’andamento del virus intervenendo con immediatezza quando si sono verificati casi di contagio.
E’ una preparazione mentale, un modo di fare turismo, di prestare attenzione al territorio con sollecitudine, proteggendo quello che fu, dall’indimenticato scrittore napoletano Domenico Rea, definito un territorio “sul quale nel giorno della creazione Dio non ha dimenticato un solo particolare”. D’altra parte la presenza di tanti personaggi, della cultura, del cinema, della pittura e di vaie arti, qui giunti per un rifugio dalla storia, per un periodo di vacanza o per avere una propria residenza di riposo dal tran-tran quotidiano, sottolinea l’accortezza che i nativi hanno nei confronti degli ospiti.
E con il mare, oggi nel panorama turistico si affacciano nuove proposte, offerte da un entroterra che non può e non vuole più essere fondale al turismo della Costa. Un turismo verde, quindi, montano, alla scoperta di antichi sentieri, soggiornando o trovando punti di aggregazione in quelle strutture relegate nel settore dell’archeologia industriale e che oggi sono sotto la lente delle attenzioni per una loro ripresa e riutilizzo a fini turistici. D’altra parte nel pacchetto per la prossima stagione post-covid (?), si notano programmi di treking lungo le antiche vie dell’acqua, una proposta che viene avanzata dall’Archeoclub d’Italia, che, tra l’altro, trasforma la Costiera Amalfitana in laboratorio per nuove esperienze turistiche da proporre, in seguito, ad altri territori italiani.
E non va sottovalutato il turismo culturale. Le rodate manifestazioni del Premio Positano per la Danza “Leonide Massine”, del Gustaminori, dei salotti letterari “incostieramalfitana.it”, o quelle che vengono offerte dalle ville romane di Positano e di Minori, quest’ultima parte di un recente quanto interessante progetto di ristrutturazione e rilancio, sono momenti da non sottovalutare entrati a far parte a pieno titolo di quel vocabolario di ospitalità turistica che da anni, con passione e serietà professionali, si coniuga in questa parte di costa salernitana.
Il lungo periodo di pandemia ha non poco fiaccato l’economia e il morale degli operatori turistici, ma si continua ancora a guardare con un certo ottimismo al futuro. D’altra parte “addà passà ‘a nuttata”.
Vito Pinto