La pandemia di Covid-19 ha indubbiamente segnato tutto il mondo in una moltitudine di settori. Ciò che a tutta la popolazione mondiale verrà in mente, ripensando al coronavirus sarà riassumibile in sole quattro cifre: 2020.
Già, perché il 2020 è stato l’anno del cambiamento, stile di vita, abitudini, condizioni sociali. Il 2020 è stato l’anno del coronavirus che, come già detto, ha segnato, toccato e dettato legge su tutta una moltitudine di settori. Uno di questi è sicuramente la demografia che, come per l’economia, il turismo e tante altre aree ha subito un netto calo rispetto all’anno precedente al 2020.
Secondo i dati Istat (Istituto nazionale di statistica), nel 2020, infatti, si registra un nuovo minimo storico di nascite dall’unità d’Italia, e un massimo storico di decessi dal secondo dopoguerra. Viene rilevato un calo del 3,8% delle nascite: quasi 16 mila in meno rispetto al 2019. Nel 2020 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 404.104 bambini. Mentre i decessi sono aumentati del 17,6%: quasi 112 mila in più rispetto al 2019.
Nel 2020, inoltre, secondo il report Istat “La dinamica demografica durante la pandemia covid-19 anno 2020” sono state cancellate all’anagrafe per decesso 746.146 persone e, al 31 gennaio 2020, la popolazione residente in Italia ammonta a 59.257.566 unità, 383.922 in meno rispetto all’inizio dell’anno (-0,6%). Per quanto concerne l’analisi di questi dati, la pandemia di Covid-19 è seconda solo a quella di influenza spagnola del 1918.
Secondo i dati Istat, inoltre, rispetto al 2019, nel turismo sono stati persi 187 mila occupati (-11,3%) e nella cultura 33 mila (-5,2%).
Secondo i dati dell’Osservatorio dello Spettacolo SIAE, il numero di manifestazioni di spettacolo dal vivo è diminuito, nel 2020, del 69,3% rispetto al 2019, gli ingressi sono calati del 72,9% (246 milioni nel 2019), la spesa al botteghino ha avuto un crollo del 77,6% (2,779 miliardi di euro nel 2019). L’Istat rivela, inoltre che, anche dopo il primo lockdown, molti luoghi dello spettacolo non hanno riaperto le porte. Sta di fatto che, complessivamente, nel 2020 solo 46.724 esercizi hanno organizzato almeno un evento, a fronte dei 94.687 del 2019.
L’Istat, poi, fa sapere che la maggior parte degli occupati del turismo, lavorano nei settori “parzialmente turistici” (sono il 79,8% del totale, mentre i rimanenti, 295mila occupati, lavorano nei settori strettamente turistici). Nel 2020, infatti, in merito alla composizione contrattuale dei lavoratori del settore, “il turismo mostra una quota di dipendenti a termine e di indipendenti più elevata di quella registrata per il totale dell’economia: i primi sono circa un quinto (il 20,3% rispetto all’11,7%) e i secondi quasi un terzo del totale (il 31,8% contro il 22,5%). Più diffuso è anche il lavoro part time (27,9% contro il 18,5% del totale occupati), che in oltre sette casi su dieci è di tipo involontario – svolto cioè per mancanza di occasioni di impiego a tempo pieno”.
Il settore turistico ha perso 187mila occupati (calo dell’11,3%) e il settore della cultura 33mila (calo del 5,2%). Si tratta di valori molto più alti della media nazionale calcolata su tutti i settori (-2%). Infine, l’Istat calcola che i posti di lavoro persi in turismo e cultura rappresentino circa la metà di tutta l’occupazione persa tra il 2019 e il 2020, che ammonta a 456mila persone che non hanno più un lavoro.
Il coronavirus ha colpito in modo assolutamente duro questi due settori e questi sono dati preoccupanti se pensiamo al Cilento come un luogo che vive assolutamente di turismo e cultura. Nei dati Istat, a questo proposito, sovviene anche il calo di popolazione della Campania.
La Campania, infatti, al 31 dicembre 2019 registra 5.712.143 unità perdendo 28.148 abitanti (-4,9 per mille) rispetto all’anno precedente. Il “primato” lo ottiene Valle Dell’Angelo che si conferma il comune meno popoloso della regione con solo 224 abitanti. Questo è soltanto uno dei dati che emergono nel Censimento permanente della Popolazione in Campania diffuso dall’Istat attraverso indagini sul territorio una basate sulle liste anagrafiche e su un campione relativo ad un’area di indirizzi, condotte su un campione di circa 2.800 comuni (di cui circa 1.100 coinvolti ogni anno e circa 1.700 che effettuano le rilevazioni con rotazione annuale).
A queste indagini si affianca l’utilizzo di numerose fonti amministrative integrate, finalizzato al consolidamento dei risultati annuali riferiti alla totalità dei comuni italiani.
Andrea Della Rocca