La nostra quotidianità è scandita dal ricorso costante alla tecnologia digitale nella consapevolezza che il suo impatto, cresciuto nella pandemia da Coronavirus, dovrà essere gestito con responsabilità.
Siamo abituati ad associare l’applicazione delle tecnologie ai settori produttivi, alla comunicazione, all’ambito medico-scientifico e perfino a quello educativo.
Ma cosa succede quando la tecnologia è applicata all’arte?
Ogni epoca storica è stata caratterizzata da uno stretto rapporto tra tecnologia e genio creativo dell’artista, basti pensare ad alcune figure singolari della storia dell’arte, come Leonardo da Vinci, per cogliere lo stretto intreccio tra arte, scienza e tecnologia.
Senza dubbio, il progresso tecnologico ha favorito nell’arte lo sviluppo di nuovi linguaggi espressivi e di strumenti in grado di realizzare progetti e opere che sfidano nuove frontiere.
Nella sfida dell’impiego dell’alta tecnologia nell’arte si è recentemente distinta la città di Firenze, dove l’eredità del Rinascimento oggi rivive nella creazione di una copia sorprendente del David di Michelangelo, realizzata tramite una lunga e accurata digitalizzazione della scultura che ne ha permesso la riproduzione grazie a una stampante 3D di ultima generazione.
La riproduzione del capolavoro michelangiolesco, che ritrae l’eroe biblico in procinto di affrontare Golia, sta per approdare negli Emirati Arabi per rappresentare l’Italia a Expo 2020 Dubai, l’Esposizione Universale che, dopo esser stata rimandata a causa della pandemia, si svolgerà quest’anno dal 1 ottobre al 31 marzo 2022.
Il progetto di riproduzione ad alta tecnologia del David è stato promosso dal Commissariato per la partecipazione dell’Italia a Expo Dubai con il Ministero della Cultura e la Galleria dell’Accademia di Firenze.
L’opera, che pesa 450 chili, è stata realizzata grazie al coordinamento della professoressa Grazia Tucci, direttrice del laboratorio di Geomatica per l’ambiente e la conservazione dei beni culturali dell’Università di Firenze, in collaborazione con i tecnici di Hexagon Italia, azienda specializzata nel settore dei sensori, dei software e delle soluzioni autonome.
Il processo di riproduzione della statua ha portato alla creazione di 14 pezzi, assemblati da esperti restauratori del laboratorio di Nicola Salvioli che ne hanno curato il rivestimento marmoreo, riproducendo fedelmente l’originale nelle parti lisce e ruvide, nelle venature e nei vari livelli di erosione del marmo.
Nel 1501 il giovane Michelangelo Buonarroti inizia a lavorare alla creazione del David. La statua, terminata nel 1504, viene realizzata da un blocco di marmo già usato, ma senza risultati, e abbandonato nel cortile dell’Opera del Duomo di Firenze. Michelangelo, discostandosi dall’iconografia tradizionale del David, realizza un uomo estremamente bello, ma umano: la tensione, l’energia e la concentrazione sprigionati dal suo corpo nudo rendono questa scultura il simbolo della bellezza e della grandezza morale dell’uomo.
In attesa dell’evento Expo Dubai, anche la bellezza della copia digitale del David ha già catturato l’attenzione della stampa e dei media internazionali, segnalandosi come opera simbolo della capacità italiana di rielaborare la propria eredità culturale.
Sul piano nazionale, Expo Dubai rappresenta un appuntamento importante per l’Italia che avrà l’opportunità di promuovere la bellezza delle sue città d’arte per garantire la ripartenza della filiera del turismo e attrarre nuovi investimenti, utili per tutti i settori produttivi del Paese.
Allora, se non c’è niente di meglio dell’arte per tenersi in contatto col mondo, non poteva esser scelta opera migliore del David per favorire la rinascita del Paese su scala globale: di certo, i visitatori del padiglione Italia saranno attratti dalla potente bellezza di questa scultura, acclamandola come nuovo stupor mundi.
Ilaria Lembo