Il 13 novembre 2019, presso la sala riunioni della Parrocchia Sant’Alfonso a Padula Scalo, fu presentato e lanciato online il sito web cittavallo.it, ideato e curato da Vincenzo Ferrara, nato con lo scopo di far conoscere a tutti, oltre che agli addetti ai lavori, la storia e le problematiche inerenti e riguardanti la costituenda città Vallo di Diano, mettendo in luce, in un sereno dibattito i pro e i contro dell’ipotetica istituzione del Comune unico della città Vallo di Diano.
Parteciparono a quell’evento don Vincenzo Federico – parroco della Chiesa di Sant’Alfonso a Padula, il sindaco di Padula Paolo Imparato, Vincenzo Ferrara – membro del comitato per la promozione del sito cittavallo.it, Nunzio Ritorto – presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Sala Consilina, Gelsomina Lombardi – vicesindaco di Sala Consilina, il Vescovo della diocesi di Teggiano-Policastro Mons. Antonio De Luca, il presidente della Comunità Montana Vallo di Diano Raffaele Accetta, il sindaco di Montesano Giuseppe Rinaldi, il Maresciallo della Stazione dei Carabinieri di Padula Cono Mea. Diversi furono gli argomenti trattati tra cui i benefici che l’istituzione di un Comune unico porterebbe, una città che diverrebbe seconda per abitanti in provincia dopo Salerno e prima in Campania per estensione, o l’ipotetica nuova localizzazione di uffici ed enti sul territorio che avrebbe una funzione più determinante con più efficienza politica e maggiori contributi statali. Numerosi, in quell’occasione, furono anche i pareri discordi che, secondo alcuni dei presenti, porterebbero ad un nulla di fatto la proposta.
Dalla presentazione della prima proposta di legge alla Regione Campania oltre venti anni fa, precisamente il 16-04-1999, i tempi sembrano maturi e non più procrastinabili. L’omogeneità territoriale, culturale, sociale ed economica del territorio, ma anche linguistica con i dialetti simili e comunque tra loro comprensibili, il continuo avvicinarsi e fondersi dei comuni dal punto di vista urbanistico ed edilizio, nonché il continuo ed inarrestabile calo demografico e spopolamento, l’impoverimento del territorio, le cui eventuali responsabilità andrebbero cercate, ci impone questa scelta perché, tra le tante cose da valutare, c’è quella importante che dice che “l’unione fa la forza” e fa “la differenza”.
Dal 1987 ad oggi, abbiamo perso la ferrovia con le sue stazioni, il tribunale, il carcere, molti enti ed uffici pubblici e privati, come Telecom, Sirti, Enel, ecc., ed abbiamo assistito al ridimensionamento dell’ospedale di Polla.
La nuova città Vallo di Diano avrebbe una popolazione di circa 61.000 abitanti, collocandosi, in ambito provinciale, come seconda città più popolosa dei 158 comuni, dietro solo al capoluogo Salerno. Una siffatta nuova città così popolosa, attraversata dall’autostrada A2 del Mediterraneo con quattro uscite (Polla, Atena Lucana, Sala Consilina e Padula), avrebbe molta più voce in capitolo sia per chiedere la restituzione del maltolto (tribunale, carcere, ferrovia, ecc.) ma anche per ottenere il potenziamento di molte altre istituzioni, tra cui una università propria.
Del referendum consultivo, richiesto da migliaia di firmatari di questa proposta di legge, si son perse le tracce. Le origini del progetto della Città Vallo di Diano risalgono a più di 40 anni fa. Tutto ebbe inizio dall’idea progettuale di due locali illustri politici visionari. Furono, infatti, il Sen. Enrico Quaranta e l’On. Regionale della Campania Gerardo Ritorto che per primi idearono e pensarono di realizzare un comune unico. L’incarico progettuale fu affidato all’arch. Paolo Portoghesi che progettò una città policentrica. Ma prima la prematura e tragica scomparsa dell’On. Gerardo Ritorto nel 1982 a soli 44 anni e poi quella del Sen. Enrico Quaranta nel 1984 all’età di 56 anni, hanno lasciato incompleta ed incompiuta la realizzazione di tale importante idea progettuale.
In tempi recenti è stato Carmelo Bufano di Polla a riprendere in mano la questione, raccogliendo le necessarie firme per presentare una proposta di legge alla Regione Campania. Purtroppo, questo iter si è rivelato lungo e travagliato e ad oggi risulta ancora in itinere e non concluso.
La prima proposta di legge venne presentata ufficialmente alla Regione Campania il 16-04-1999, firmata da 5.129 cittadini valdianesi (firme minime necessarie 5.000), riguardante la costituzione del comune unico Vallo di Diano e comprendeva i 19 comuni dell’ex USL 57. Purtroppo, secondo la Regione Campania non fu possibile deliberare perché, a distanza di tempo, si scoprì che tali atti e documenti erano andati smarriti, non si trovarono più.
La seconda proposta di legge fu presentata il 13-10-2013 e raccolse 10.309 firme da parte dei cittadini (firme minime necessarie 10.000), con secondo firmatario S.E. Mons. Antonio De Luca – Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, comprendente i 15 comuni della Comunità Montana Vallo di Diano. Ma anche in questa occasione la Regione Campania contestò alcune cose, tra cui la procedura e la modalità di raccolta delle firme.
La terza proposta di legge fu presentata e depositata il 04-07-2014 da cinque consiglieri regionali: Donato Pica, Gennaro Mucciolo, Dario Barbirotti, Giovanni Fortunato e Fernando Zara. La prima commissione permanente prima di esprimere l’ammissibilità fece anche un’audizione esterna presso il Centro Sportivo Meridionale di San Rufo, alla presenza di molti amministratori locali. Fu poi portata per ben tre volte all’o.d.g. del Consiglio Regionale, ma non fu mai discussa.
La quarta proposta di legge, attualmente in corso, fu presentata il 26-01-2016 da due consiglieri regionali, Vincenzo Maraio e Tommaso Amabile. In data 02-03-2017 la prima commissione permanente regionale ne ha deliberato l’ammissibilità, dopo aver fatto due audizioni, una a Napoli presso la Regione Campania l’08-11-2016 ed una esterna presso il Vescovado a Teggiano in data 09-12-2016. Fu chiesto anche il parere dei 15 comuni interessati e, di questi, 10 comuni diedero parere favorevole, 2 parere sfavorevole (Casalbuono e Pertosa, che nella precedente terza PDL avevano dato parere favorevole) e 3 comuni non l’hanno mai portato all’ordine del giorno in seno al consiglio, vale a dire Padula ed Atena Lucana che nella precedente terza PDL avevano espresso parere favorevole con gli stessi sindaci, infine Buonabitacolo che era commissariato. Il 06-11-2018 è stata iscritta all’o.d.g del Consiglio Regionale ma mai discussa. Da allora ad oggi ci sono state decine di riunioni di Consiglio Regionale che ha deliberato su centinaia di argomenti.
Perciò la domanda che viene spontanea e che tutti si pongono è la seguente: quali sono i motivi che spingono il Consiglio Regionale della Campania a non decidere e a non deliberare sulla istituzione del referendum consultivo?
Massimiliano De Paola