Un altavillese doc, amante ed interprete del teatro popolare napoletano e non solo, autore e regista di commedie e scrittore di poesie. Figlio degli altavillesi Ida e Mario si appassiona del teatro con le commedie di Eduardo trasmesse dalla Rai in prima serata negli anni ’70 e ’80. A 19 anni, insieme ad altri giovani studenti e lavoratori che avevano in comune la passione per il teatro, partecipa alla creazione del gruppo teatrale “La Proposta”, era il 1985. Nell’arco di questi anni, dice Alfredo, sono cambiati molti nomi ma lo spirito è rimasto lo stesso. Oggi la “Proposta” è realtà viva del tessuto sociale di Altavilla Silentina. Quello che ci unisce è sempre di più l’esigenza di migliorare e maturare la cultura teatrale, intraprendendo un percorso che somiglia sempre meno ad una estemporanea performance e sempre più ad una consapevole, anche se sudata, crescita artistica. Senza cultura non c’è scelta, non c’è crescita civile e sociale. La qualità degli spettacoli non solo produce valore per le persone e la comunità ma stimola innovazione, vitalità, dialogo che possono aprire nuovi orizzonti, di creatività, di sogni. Ho seguito Alfredo in questi anni nelle sue iniziative e nei suoi commenti sui social, molti dei quali sono tesi a sdrammatizzare, con la saggezza e la “filosofia” napoletana, il triste momento in cui viviamo.
La sua bravura, la sua cultura e la sua preparazione sono veramente encomiabili e la mia curiosità, pur conoscendo Alfredo da quando era ragazzetto, mi ha spinto a fargli delle domande in merito alla sua passione e alla sua arte. Si scopre così oltre all’Alfredo del palcoscenico, anche l’Alfredo naturale, realista che ritiene la cultura il mezzo per far riflettere i cittadini e stimolarli e motivarli nelle scelte e decisioni significative.
Alfredo, quando e come nasce la passione di Alfredo per il teatro?
Il mio amore per il teatro nasce sin da quando ero piccolo. Avevo circa 10 anni e rimanevo incollato alla tv, educativa di quel tempo, che trasmetteva il teatro in prima serata. Ero letteralmente affascinato dagli sceneggiati televisivi e mi chiedevo come facessero gli attori ad entrare nei vari personaggi che tenevano in piedi una storia che non fosse propria, che appartenesse ad altre persone che in effetti quella storia l’avevano vissuta per davvero. Quindi pensavo ad un bellissimo gioco che si metteva in piedi. Il gioco della finzione dove bisogna essere veri, credibili. Infatti nei giochi dell’infanzia, attratti da quegli attori, mettevamo in piedi un teatrino alla buona e ci divertivamo ad emularli.
L’esordio: dove? quando? quale rappresentazione? con chi?
L’esordio fu nel lontano 1985. All’epoca in seno al Circolo Culturale, intitolato a S. Antonio, si diede spazio ad una filodrammatica composta da persone a cui non sarebbe dispiaciuto mettersi in gioco e calcare le tavole del palcoscenico. Ricordo ancora i nomi: Salvatore Arietta, Angelo Bavoso, Antonio D’ Andrea, Anna Nigro, Antonietta Tedesco, Cinzia Camera, Rosanna De Luca. Mettemmo su una farsa appartenente alla tradizione teatrale napoletana dal titolo “Madama quattro soldi” di Carlo Guarino. Delle scene si occupò Renato Bavoso, molto bravo nei lavori scenografici e chiedemmo, vista la nostra primissima esperienza, aiuto a due soci della Proloco di quel tempo. Gerardo Di Vernieri e Domenico Cimino. Il debutto fu nel dicembre del 1985 in concomitanza con le festività natalizie.
Cosa è per te il teatro?
Il teatro ha una doppia funzione: PEDAGOGICA e SOCIALE Pedagogica perché tutti coloro che lo praticano si rendono conto sin da subito che è la persona che viene posta al centro dell’attività. Il teatro fa emergere tutti i sentimenti, tra cui le paure, le ansie, le angoscie, le preoccupazioni del vivere quotidiano che noi teniamo ben nascoste. Ebbene quando si fa lo studio sul personaggio per carnificarlo, noi ci serviamo di tutto questo. Andiamo a scavare a fondo noi stessi. Tutte risorse che magari pensiamo di non avere ma che con la pratica teatrale escono prepoten-temente fuori. Il teatro ci migliora perché irrobustisce il carattere, rafforza la personalità e sensibilizza le relazioni interpersonali. Ho sempre pensato che l’attore è uno speleologo delle emozioni, dei sentimenti. Per quanto riguarda il valore sociale, esso mette in evidenza le problematiche del nostro quotidiano. Le analizza, cerca di dare un senso, una spiegazione. E come uno specchio riflesso, in esso vediamo noi stessi. Inoltre riveste un ruolo fondamentale nelle piccole e medie realtà perché fa da collante, tiene unità una collettività. Assume un valore aggregativo.
Come vivi questo triste periodo di Covid che non permette alcuna attività?
Purtroppo stiamo attraversando uno dei momenti più bui della nostra vita ed il mondo artistico, con questa emergenza, è quello che ne sta risentendo di più tant’è che è stata bloccata ogni forma di espressione artistica. Sono saltati tutti i cartelloni invernali e le rassegne estive. Diciamo apertamente che nella scala sociale, gli artisti sono quelli che hanno occupato e continuano ad occupare l’ultimo posto. Non voglio entrare nemmeno nel merito della considerazione che i nostri governanti hanno verso la cultura perché ci sarebbe da aprire un capitolo. Personalmente non mi sono perso d’animo ed ho rispolverato una mia vecchia passione per la poesia, per i racconti ed inoltre ho scritto un pezzo teatrale che è pronto per andare in scena. Aspettiamo che si ritorni alla normalità.” Cosa ti aspetti a fine emergenza Covid? “A fine emergenza non mi aspetto null’altro che le stesse problematiche legate al nostro mondo. Si continuerà, forse, a camminare nello stesso solco tracciato dalla nostra frenetica e superficiale società. Non è vero che questo momentaccio possa far cambiare di netto le cose, anzi ci sta rendendo più cattivi di quanto già lo eravamo.
Ritieni importante l’Auditorium di Altavilla e come potrebbe essere utilizzato per diffondere la cultura, oltre il nostro ambito?
Prendendo in prestito le parole di Paolo Grassi “Il Teatro è un diritto e un dovere per tutti, la città ha bisogno del Teatro ed esso ha bisogno dei cittadini” dico semplicemente che è stato importante giungere al compimento di quella struttura perché, gestita in modo giusto, rappresenta una grossa fucina culturale. Per quanto riguarda la programmazione e l’utilizzo mi riservo di non rispondere in quanto toccherà all’amministrazione comunale dare alla stessa il senso più alto del suo valore.
Grazie Alfredo.
Ulteriori informazioni sulla professionalità di Alfredo e sulle attività della compagnia teatrale “La Proposta” sono consultabili sul mio sito http://www.divenuta.it
Bruno Di Venuta