La trasversalità dei saperi, la contaminazione come strumento per un nuovo rinascimento italiano che non tradisca il patrimonio di valori su cui si fonda l’Italia ma che pratichi il cambiamento. È una specie di manifesto quello che Gaetano Manfredi, Ministro dell’Università e della Ricerca, presenta a Giffoni. Una sfida ambiziosissima perché, se attuata, potrebbe rivoluzionare uno dei pilastri su cui si fonda il nostro Paese, quello della formazione e delle competenze, viatico per la realizzazione di sé e quindi per la costruzione delle comunità.
Certo, ci sono le contingenze, quelle legate al Covid-19, alla ripresa delle attività universitarie. Su questo il Ministro Manfredi ha il piglio concreto dell’ingegnere. C’è un’organizzazione alla base e c’è un’idea: vedere nella ripresa delle attività accademiche in presenza un seme di futuro. Lo dice quando arriva alla Cittadella del Cinema di Giffoni. Lo accolgono il direttore Claudio Gubitosi, che ha fortemente voluto la sua presenza in occasione di #Giffoni50, il sindaco Antonio Giuliano, il presidente dell’Ente Autonomo Giffoni Experience, Pietro Rinaldi, il consigliere di amministrazione Alfonso Andria.
“A settembre – ha dichiarato il Ministro – riprendiamo in presenza ed è questo il risultato di un lavoro organizzativo molto intenso. Avremo il riempimento al 50% delle aule con un’integrazione tra didattica in presenza e didattica a distanza. Ovviamente ci sarà distanziamento e utilizzo della mascherina in aula. Il nostro obiettivo è privilegiare le matricole perché dobbiamo dare loro la possibilità di capire come si frequenta un’università. Per i più grandi ci sarà maggiore didattica a distanza. Abbiamo avuto grande attenzione per le tecnologie con il cablaggio di tutte le aule. Questo consentirà di seguire le lezioni anche a tutti gli studenti stranieri che per le limitazioni negli spostamenti non potranno essere in Italia. Riaprire in presenza è un momento importante, riportare gli studenti in aula significa iniziare a mettere un seme di futuro. È vero che stiamo affrontando un momento difficile ma anche straordinario, un’opportunità di cambiamento dell’umanità, un momento in cui è possibile ripensare la nostra società. Per farlo serve la creatività dei ragazzi, la coesione delle comunità, il contributo fattivo delle università, proprio come è stato nella fase dell’emergenza”.
Le difficoltà nei mesi di lockdown non sono mancate. Di questo il Ministro Manfredi è consapevole: “Non posso negare- ha continuato – che chi si è trovato in questa situazione quest’anno ha avuto un danno, però dobbiamo fare di tutto perché questa difficoltà possa rappresentare un’opportunità. E per fare questo stiamo mettendo in campo iniziative importanti come prevedere di poter tenere i tirocini a maggior distanza dalla data della laurea rispetto a quanto accade oggi. Ci impegneremo al massimo sulle opportunità del post lauream per dare ancora maggiori possibilità ai ragazzi”.
E il timore fondato era rappresentato dal possibile crollo delle immatricolazioni legato proprio alla pandemia. Siamo ancora in una fase embrionale, ma per il Ministro Manfredi ci sono buone possibilità che il crollo di iscrizioni non ci sia, ma si verifichi solo una limitata flessione: “Questo è un aspetto – ha detto – che mi ha molto preoccupato. Per questo abbiamo fatto uno sforzo enorme come governo e come università per un forte investimento sul diritto allo studio, riducendo le tasse e aumentando le borse di studio e prevedendo, insieme alle Regioni, altre facilitazioni sui trasporti e sugli alloggi. I risultati ci stanno dando ragione. Potremo avere un bilancio completo ad ottobre, ma i primi dati sono rassicuranti. Si tratta di numeri che non ci fanno spaventare, anche al Sud. Tutto il Paese sta rispondendo bene. Le famiglie hanno capito che oggi per il futuro dei loro ragazzi serve competenza. Stiamo dimostrando di aver dato una risposta concreta. Avremo un anno accademico faticoso, certo ma gestito in sicurezza e potato avanti con grande impegno”.
E poi la ricerca, croce e delizia italiana. Il talento non manca, spesso a non esserci sono le opportunità. Ma l’Italia ci deve essere, come sta accadendo sul fronte della sperimentazione del vaccino anti-Covid: “Il Ministero dell’Università e della Ricerca – ha spiegato Manfredi – è molto presente e sostiene la sperimentazione con il progetto Spallanzani, sia economicamente che strutturalmente, come accade per tutte le iniziative italiane per nuovi vaccini e nuovi farmaci. Dovevamo necessariamente avere una via italiana al vaccino, anche per avere una sovranità sia sul versante sanitario che su quello della ricerca. Sosteniamo anche il progetto Oxford dove pure c’è una presenza italiana. Il nostro Paese perciò sarà in prima linea per la vaccinazione e lo sarà grazie al grande impegno dei ricercatori italiani. Questo è un esempio di come la ricerca possa realmente aiutare le persone, è un buon insegnamento per il futuro”.
Il confronto, poi, si sposta in sala Blu per la Giffoni Impact. È un alternarsi di domande, di spunti e di riflessione. Davvero interessanti le domande formulate al Ministro che non si risparmia. Il tema del Covid-19 c’è sempre ma diventa l’occasione per parlare di futuro, per vedere un’opportunità, come una luce nelle tenebre della pandemia: “La nostra università – ha spiegato il Ministro Manfredi – ha mille anni di storia ed ha attraversato epidemie e catastrofi ed è ancora qui. Ci sono valori immutabili, quello della conoscenza, libera ed aperta, che ha consentito all’uomo di evolversi. Il valore della conoscenza è il senso della comunità, del superamento delle barriere e dei confini. Il sapere come fattore di inclusione, di riscatto. Poi c’è la capacità di adattamento che l’università deve avere per rispondere alle esigenze di una società che muta velocemente. Dobbiamo essere, perciò, capaci di mantenere inalterati i nostri valori fondanti, ma bisogna farlo nel cambiamento. Non è facile. Saper cambiare ha un grande valore perché significa esser dotati di coraggio. Dobbiamo contribuire a costruire una nuova società. In questi mesi abbiamo visto come possono cambiare cose che sembravano immodificabili. L’università deve essere l’anima del cambiamento. Ma su questo punto sono molto fiducioso”.
L’università che cambia passa anche per provvedimenti nuove, proposte di legge e su questo il Ministro Manfredi ha le idee chiare: “Siamo in fase di redazione del nuovo Programma nazionale per la Ricerca 2021/2027 – ha detto il Ministro – Per la prima volta facciamo una consultazione pubblica online aperta fino all’11 settembre. Ho deciso di seguire questo iter perché è giusto ascoltare le idee di tutti. I settori più importanti su cui dobbiamo puntare sono quelli delle tecnologie digitali che significa big data, sicurezza informatica, blockchain, ma anche il tema energetico e quello dell’intelligenza artificiale. Tutto in maniera trasversale ed in una logica di contaminazione. Dobbiamo dare il giusto valore alle scienze sociali e umane. Perché il tema oggi è come deve essere fatta la nostra società e questo è un lavoro che spetta ai filosofi, ai sociologi, agli umanisti. Il cambiamento è nella conoscenza e la conoscenza è trasversale sempre”.
Poi ci sono i provvedimenti da implementare: “Credo molto nelle laurea abilitanti – ha spiegato – Per questo, alla ripresa dei lavori, presenterò un progetto di legge specifico in Consiglio dei Ministri. Lo abbiamo fatto per la laurea in medicina in periodo di lockdown. Ora i tempi sono maturi per farlo in maniera più organica. E poi vorrei dare vita ad una revisione dei percorsi universitari. Poi c’è la partita dei ricercatori e dei dottorati con la previsione di aumentare tangibilmente le posizioni da aprire. Infine, i percorsi formativi. Esperienze come Giffoni possono tranquillamente entrare nei percorsi formativi degli studenti. Questo sarebbe possibile proprio attraverso una revisione dei percorsi universitari. Anzi, dico che il modello Giffoni è un po’ quello che adotteremo”.
La chiusura è un inno alla speranza: “Abbiamo bisogno di un nuovo rinascimento – ha concluso il Ministro – Siamo in un fase di cambiamento e bisogna riuscire a guardare al di là del proprio perimetro. Ci credo fortemente. Spero di riuscire ad imprimere questo cambiamento, ma dobbiamo riuscirci insieme con uno sforzo collettivo. Dobbiamo dare ai giovani il meglio possibile. Così li si forma, dando loro grandi opportunità. Io vengo da un piccolo di provincia, la mia famiglia non ha una tradizione accademica. Ho fatto il Rettore e sono arrivato ad essere ministro. È chiaro, perciò, come per me il tema delle opportunità sia centrale. Ed è quello vorrei lasciare come traccia di questa mia esperienza di governo: aver creato nuove opportunità”.