Posta nel cuore della piccola, ma graziosa e attiva Minori, la Villa Marittima Romana per anni è stata in una sorta di sofferenza conservativa per mancanza di fondi. Ma ora sono arrivati i giorni della ripresa, del restauro e del rilancio di questo monumento che testimonia quanto la Costiera amalfitana fosse luogo amato e frequentato dall’aristocrazia romana imperiale, che l’aveva scelta per il suo otium, il dolce far niente. Uno stanziamento del Ministero dei Beni Culturali di ben 5 milioni di euro permetterà, ora, un lavoro di indagini e di restauro di questa Villa splendida, sita in quest’ansa di costa salernitana che l’Unesco ha inserito nell’elenco del patrimonio mondiale dell’umanità.
“Siamo dinanzi ad una novità importante, storica – ha affermato il dinamico sindaco di Minori, Andrea Reale – per cui esprimo soddisfazione e grande speranza per questo progetto di restauro frutto di tanti anni di lavoro e di sollecitazioni. Va, infatti, considerato il rilievo che la Villa riveste per il rilancio produttivo di Minori e dell’intera Costa D’Amalfi in termini economici e culturali. Si ricorda che nel 2019 il complesso archeologico ha fatto registrare ben oltre i 27 mila visitatori. Continueremo ad offrire la nostra collaborazione senza risparmio per l’avvio del progetto di restauro”. Non va dimenticato, in un’ottica turistica e quindi economica, che la Villa in questi ultimi anni è stata utilizzata per spettacoli di alto profilo culturale, come quello multimediale del settembre 2020 “Drama de Antiquis 5.0”, ideato da Gerardo Buonocore per la regia di Lucia Amato, nel quale con musiche e canti inediti, immagini in 3D veniva ricostruita la vita così come si svolgeva nella Villa Romana di Minori esattamente 2000 anni fa.
Anche il Presidente Nazionale di Archeoclub d’Italia, Rosario Santanastaso, ha sottolineato che “l’Italia deve ripartire dalla valorizzazione proprio dei beni culturali. Siamo dinanzi ad una notizia che non ha precedenti per la Costiera e dunque arriva la grande, attesa svolta”.
Dal canto suo la Soprintendenza ai Beni Culturali di Salerno e Avellino, guidata dalla Soprintendente Francesca Casule di concerto con la responsabile del settore, Silvia Pacifico, ha già iniziato la progettazione per il restauro procedendo innanzitutto ad una indagine approfondita mirata a risolvere le maggiori criticità della struttura archeologica e quindi procedere al primo stralcio di restauro estensivo che darà al complesso monumentale una nuova vita, partendo dal recupero degli stucchi, dei mosaici e degli intonaci dipinti. Un progetto che sarà realizzato insieme ad Università e Centri di ricerca, primo fra tutti l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro del Ministero per i Beni Culturali.
Fu Luigi Staibano, nel 1873 a parlare per primo della Villa in un documento relativo alla scoperta di “terme romane”. Bisognerà, però, attendere il 1932 per la scoperta vera: durante la ristrutturazione di alcune case, si verificò un crollo che portò in evidenza una sala interna di quella che sarà, a partire dal 1934, anno di inizio sistematico degli scavi, la Villa marittima romana di Minori. Altri scavi si ebbero poi nel 1950 e nel 1954: oggi la parte visitabile è quella rivolta verso il mare.
Sorta, infatti, intorno agli anni 30-60 dopo Cristo, la Villa era costruita prospiciente il mare, da cui era l’accesso, nelle prossimità della foce del fiume Reginna Minor. Tant’è che il corso d’acqua permetteva il rifornimento interno alla villa. I depositi alluvionali del fiume accumulatisi nel tempo hanno allungato la terraferma distanziando la Villa dal mare.
Non si conosce il nome del proprietario, ma di sicuro doveva far parte della ricca aristocrazia romana e, a guardare quello che il tempo ha conservato sino a noi, era di sicuro un uomo raffinato. A darne un saggio è una ricostruzione fatta in base ai reperti a disposizione. Al suo interno, infatti, ci sono splendidi mosaici e sale che, secondo le decorazioni parietali, vengono individuate come la Sala della Musica, del Teatro, c’era inoltre il tablinum, sala di ricevimento degli ospiti, e il settore termale, grazie al vicino Reginna Minor, con il tepidarium e il calidarium, mentre il frigidarium era una ampia piscina posta nel viridarium, un giardino splendido ricco di statue, aiuole fiorite e giochi d’acqua, come quello nel triclinium dove l’acqua scendeva da un sontuoso ninfeo posto sulla parete in fondo alla sala e scorreva ai bordi dei lettini dove erano adagiati i commensali, finendo poi nella vasca del giardino. E se davanti la villa aveva il mare, alle spalle era montagna, con boschi verdi e animali selvatici: l’urbanizzazione della Costiera era ancora di là da venire, anche se non poche erano le ville romane costruite dall’aristocrazia imperiale. Ultima in ordine di tempo per ritorno dalla storia è quella, altrettanto sontuosa, di Positano.
Posta su due livelli, quello superiore è scomparso, la Villa di Minori conserva ben oltre cento decorazioni parietali che già di per sé indicano lo status sociale del proprietario. I colori presenti sono il rosso, il giallo, l’azzurro e il nero per le zoccolature dei pilastri. Alcune scale interne collegavano la parte bassa con quella alta; la sua imponenza è data anche dalla superficie occupata: 2500 metri quadri.
Un antiquarium posto in posizione più alta conserva reperti archeologici trovati nella Villa di Minori e in varie altre località della Costiera amalfitana, nonché nell’antistante fondo marino. Sono in prevalenza oggetti della quotidianità romana, come brocche, boccali, piatti. Di particolare interesse sono alcune lucerne che riportano il monogramma di Costantino, elemento che suggerisce una continuità di vita della villa in epoca cristiana. E’ noto che il materiale ceramico rappresenta uno degli elementi in grado di datare un sito archeologico, per cui sulla base di questi elementi gli storici sono stati in grado di affermare che la vita all’interno della Villa marittima di Minori non ha subito una drastica interruzione successiva alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, ma sia proseguita ben oltre tale evento e almeno fino al VII secolo, quando su questa Costa cominciarono a sorgere le città medievali.
Vito Pinto