Dott. D’Elia faccia una sintetica storia delle sue esperienza professionale, politica, e amministrativa …
Esercito la professione di medico di base da 40 anni. Nel 1995 fui eletto in consiglio provinciale e al 2004 sono stato sindaco per 15 anni del comune di Morigerati e Sicilì. Per me. Prima di ogni altra struttura amministrativa c’è sempre stato il territorio sia esso il comune che l’area vasta nel quale è situato.
Lei ha avuto un ruolo al tempo della costituzione dell’ente parco?
In quel tempo, pur seguendo con attenzione l’iter del progetto di creare l’area protetta, non fui parte in causa nella sua elaborazione.
Come giudica il lavoro svolto dai presidenti che si sono succeduti nella carica, Vincenzo La Valva, Giuseppe Tarallo, Domenico De Masi, Amilcare Troiano e Tommaso Pellegrino?
Ho conosciuto i cinque presidenti che si sono succeduti alla guida del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Di La Valva apprezzavo la sua competenza scientifica e professionale; A Tarallo mi lega un rapporto di amicizia. Il suo mandato coincide con la mia elezione a sindaco e ne ho potuto apprezzare la visione avanzata in merito al futuro dell’ente. Purtroppo, il territorio non era ancora pronto e questo gli impedì di avere il successo sperato. Ricordo con piacere il periodo in cui fu Troiano presidente perché in quel periodo nel mio comune partì il progetto di Paese Albergo e lui mi fu vicino in ogni fase del suo sviluppo. Infine, non posso non riconoscere la grande valenza della presidenza Pellegrino con il quale ho condiviso ogni momento della consiliatura. È stata una storia bellissima e sono onorato di essere stato vicepresidente.
Lei ha avuto rapporti anche con i tre direttori: Domenico Nicoletti, Angelo De Vita e Romano Gregorio …
Ma anche in riferimento ai tre direttori, che si sono alternati alla guida della macchina amministrativa, non posso che essere soddisfatto. Hanno tutti operato in sostanziale accordo con il consiglio e i presidenti in carica.
Come sindaco è stato componente della Comunità del Parco. Quale apporto ha dato alla gestione dell’ente?
Dovrebbe agire con più continuità e organizzarsi in gruppi di lavoro per seguire con più continuità i lavori del direttivo. Gli oltre 80 comuni in molti casi hanno i medesimi problemi che sono affrontati da angolazioni diverse. Quando arrivò Angelo Vassallo alla presidenza ci fu un accelerazione per dare un ruolo più attivo all’assemblea di sindaci, purtroppo la sua morte interruppe il percorso che aveva immaginato. Personalmente ho un ottimo rapporto anche con Salvatore Iannuzzi che ora presiede la Comunità del parco.
In 20 anni di storia dell’ente in questi 20 anni di esistenza in vita quali risultati sono stati raggiunti e quali obiettivi non sono stati centrati?
Il Parco Nazionle del Cilento, Vallo di Diano e Alburni PNCVDA non è un’area protetta tradizionale come è nell’immaginario comune. La perimetrazione comprese, per esigenze politiche di quel tempo, molti comuni che acconsentirono ad includere solo piccoli pezzi del loro territorio. questo ha causato uno squilibrio sia nella governance sia nella gestione. Dobbiamo ricordare anche che il territorio è stato anche ampiamente abusato innestando elementi del tutto fuori luogo. Allo stesso tempo, però, c’è stata una presa di coscienza generalizzate sulle tematiche ambientali che si sono gradualmente affermate.
Cosa la spinge a proporsi alla carica di presidente?
Oggi, per me, si è aperta la possibilità di dare continuità a quanto fatto dal gruppo di lavoro creatosi intorno a Tommaso Pellegrino. In fondo, gli anni operativi sono stati 3, in quanto il Covid19 ha frenato molto l’azione di rilancio proprio nella sua fase più importante. Inoltre, in Regione sono stati eletti due persone che conoscono bene il territorio, Tommaso Pellegrino e Corrado Matera. Questo comporterà un’attenzione forte da parte del presidente Vincenzo De Luca in termini di risorse e di eventuali campagne di rilancio post pandemia. Io scendo in campo mettendo a disposizione l’esperienza maturata nel mio comune che, oggi, comincia a raccogliere i frutti del lavoro fatto negli ultimi 10 anni. Infine, bisogna rimodulare il Piano del Parco per aggiornarlo dopo 20 anni dalla sua redazione.
Come pensa si dovrebbero affrontare le tematiche che assillano le aree interne come il decremento demografico e il deperimento del patrimonio abitativo?
Relativamente al decremento demografico è necessario accelerare la dotazione di infrastrutture come la metanizzazione e la dotazione della banda ultra larga per favorire la permanenza della popolazione autoctona e l’arrivo di nuovi nuclei familiari. Migliorare e ampliare la rete dei sentieri e aiutare sempre di più a chi si è incamminato nella direzione giusta sia a livello privato sia pubblico.
Anche sul patrimonio abitativo bisogna aiutare le amministrazioni a immaginare un futuro possibile su come impiegarlo facilitando l’insediamento di nuovi nuclei familiari e incentivando il rientro di chi è andato via.
Lei è stato il responsabile del progetto per il contenimento dei danni da fauna selvatica. A che punto siamo?
A maggio prossimo la filiera sarà completa: i selecontrollori continueranno ad operare e saranno affiancati dalla realizzazione dei recinti di cattura che, un metodo questo più conforme e coerente con l’ente parco. Intanto, sono stati stanziati 350 mila euro per favorire la messa in opera di recinzioni a protezione dei terreni agricoli.
La Costa Cilentana è quasi del tutto “privatizzata” e resa inaccessibile a turisti, escursionisti e abitanti … Cosa si dovrebbe fare per garantire un minimo di agibilità a chi non vuole o non può “affacciarsi” al mare passando per le forche caudine di lidi, villaggi, camping, ristoranti, alberghi, case private?
Questa è una battaglia che dovrà essere intensificata con la messa in campo di ogni mezzo legale per far sì che si aprono vie destinate agli utenti che voglio vivere il mare in piena libertà ed autonomia. Tanti di questi sono richiamati sulle nostre coste grazie ai tre treni speciali che fermano nelle stazioni del parco.
A fronte di tanti giovani laureati che lasciano il territorio per trovare un’occupazione che dia seguito ai titoli di studio conseguiti, poche sono quelli che sono attratti dal nostro territorio che pure vanta molti attrattori. Come si potrebbe invertire la rotta?
La presidenza Pellegrino ha puntato molto su questo. Tant’è vero che c’è stata una netta inversione di tendenza con il risultato che molti giovani del territorio sono stati impiegati nei progetti finanziati tramite l’ente.
L’agricoltura è il settore che, dopo il turismo, ha fatto un salto di qualità in questo ventennio. Come il parco potrebbe alimentare questo filone produttivo per farlo crescere ancora di più?
In questo campo è stato creato il marchio di area e consegnato ad oltre 120 imprenditori che lo possono utilizzare sui loro packaging. Inoltre penso che anche in tema di finanziamenti di eventi e manifestazioni bisognerà andare in questa direzione: solo eventi che danno risalto alla nostra storia e contenuti culturali e che saranno destagionalizzati rispetto al periodo estivo.
Il Parco ha avuto molti riconoscimenti nazionali e internazionali ma poca considerazione tra i cittadini che vivono nel nostro territorio. Quale potrebbe essere la motivazione?
I cittadini hanno ragione! Chi tiene un ristorante aperto, gestisce un bar, apre un negozio di generi alimentari … sono i veri “eroi” delle aree interne e meritano di essere sostenuti sia economicamente sia moralmente. Bisogna attivare la fiscalità di vantaggio come prevede la legge che ha istituito le ZEA (Zone Economiche Ambientali).
Il Paesaggio, Paestum Velia e Certosa di Padula, la Dieta Mediterranea …Sono un grande volano per proiettare il territorio nel futuro. Ma è grande la confusione sotto il cielo in quanto, pur essendo stato il parco il promotore delle candidature, si continua ad andare in ordine sparso senza un coordinamento che abbia una visione d’insieme. Lei come la pensa in proposito?
Certamente bisognerà riprendere in mano la questione e, con la collaborazione di tutti gli attori, si dovrà mettere ordine nell’interesse di tutti.
Intervista a cura di Bartolo Scandizzo