Il 2020 doveva essere l’anno buono per entrare nel nuovo millennio dopo aver schivato molti dei pericoli che hanno costellato i primi 20 anni: disgregazione dell’Unione Europea, terrorismo, ambiente, sovranismo, brexit … senza parlare delle numerose guerre civili, religiose anche tra stati che “pregano” lo stesso Dio.
Poi il ciclone della pandemia di Covid19 ha sequestrato le nostre vite costringendoci a ritirarci dalla condivisione sociale, a limitare i nostri spostamenti, a ridurre le aspettative di vita e a mutilare quelle dei giovani privandoli del diritto alla presenza in classe.
Le lancette del tempo e della storia si sono fermate!
Nella nostra realtà il tempo e lo spazio si dilatano a causa della bassa densità di popolazione. Mentre resta immutato il numero di abitazioni che, come anime morte, hanno perso il loro valore specifico pur mantenendo quello “nominale”!
Nonostante tutto, nell’area del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni siamo riusciti a vivacchiare in tempi di vacche magre: il primo lockdown; a strafare durante l’estate; e a ritirarci in buon ordine quando la seconda ondata ci ha investito come il resto dell’Italia e dell’Europa.
Oggi, che abbiamo ripreso a navigare a vista, ci siamo accucciati nelle nostre “tane” in attesa di essere soccorsi dall’arrivo del vaccino che dovrebbe renderci “liberi” di “volare nei cieli del mondo libero, viaggiare sulle strade con le nostre auto, entrare ed uscire da bar e ristoranti facendo “movida”, sdraiarci al sole o risalire i monti per trovare refrigerio, andare a scuola o seguire i corsi negli atenei. Insomma, ritornare ad essere quello che eravamo all’inizio del 2020.
Ovviamente non sarà così!
Dovremo fare i conti, nell’immediato, con il fatto che si dovrà dimostrare di possedere il “passaporto sanitario”, per chi è vaccinato, prima di accedere a molti dei servizi che un tempo erano a portata di mano: aeroporti, ristoranti, stazioni, musei, chiese, palestre e campi da gioco, circoli ricreativi …
Dovremo valutare, sia come lavoratori sia come datori di lavoro, se è più conveniente lavorare da casa o in presenza;
Dovremo riconsiderare se è meglio vivere e lavorare in un grande centro o rintanarsi in un piccolo borgo …
Ma anche nella quotidianità le abitudini si sono modificate!
Non ci si abbraccia più, né ci si stringe la mano; i bagni di folla in occasione di grandi eventi politici, musicali, sportivi saranno difficili da organizzare, perfino le liturgie religiose sono alterate nella forma …
Infine la scuola. È il sistema educativo come l’abbiamo conosciuto finora che non potrà reggere l’urto provocato dalla pandemia. Insegnanti e alunni dovranno codificare diversamente i rapporti interpersonali sia tra pari si tra docenti e discenti. L’università dovrà trovare altre forme di confronto in presenza, in quanto la DAD (Didattica a Distanza) era già una forma abbastanza diffusa prima e lo sarà ancora di più negli anni a venire: quanti studenti non poteva accedere alle aule perché stracolme, mentre a distanza, oltre al risparmio di tempo, c’è un’opportunità in più di mettersi alla pari senza sgomitare.
Per ovviare al cedimento di socialità che ne consegue, sarà opportuno ampliare gli spazi delle biblioteche, delle palestre, dei campi sportivi all’aperto, delle piste ciclabili e, dove sono ancora una chimera, i marciapiedi che consentono la mobilità a piedi che fa bene alla salute e all’ambiente nel quale si vive.
Bartolo Scandizzo