Anche quest’ anno, nonostante tutto si è svolta una delle manifestazioni più belle del Cilento: il meeting del mare. Ricordi indelebili di giovane liceale, mi legano a questo evento, ormai divenuto patrimonio della nostra terra. Sono cambiate tante cose dall’inizio. Il meeting oggi fa parlare di se perché riesce ad esprimere nuove correnti e culture giovanili. Il tema del 2020 è stato: “la Diversità”. La diversità è il non essere uguale agli altri: è l’essere unico perché ogni persona è diversa dalle altre sotto ogni punto di vista. La diversità è uno dei valori fondamentali del nostro secolo; essa è colore, cultura, scambio, ricchezza, necessità, crescita e fa parte di ogni uomo. È proprio per questa caratteristica che siamo tutti particolari e speciali. Spesso la diversità appare come un pericolo, una minaccia, una barriera che si oppone tra i simili e i, cosiddetti, “diversi”. Nella nostra società sono “diversi” e, quindi, esclusi gli immigrati, gli omosessuali, i diversamente abili. E oggi chi non sbaglia, chi non imbroglia, chi è timido e riservato, chi parla male, chi a scuola ha un sostegno, chi non ha i vestiti firmati chi non esce con gli amici, chi non è nel gruppo dei popolari è considerato con disprezzo inferiore e “diverso” dagli altri. Nei tre giorni del grande festival si è parlato di tutto questo. Ci sono state nelle terrazze del molo tanti concerti, mostre, performance di danza e di teatro ma anche incontri d’autore, sempre ad accesso gratuito e, quest’anno in particolare, nel rispetto delle normative per l’emergenza. Una grande festa che si ripete fin dal 1997 e che, nel corso degli anni, ha ospitato grandi nomi della musica come: Battiato, Capossela, De Gregori, Avitabile, Caparezza e tanti altri grandi musicisti. Dal tramonto fino a tarda sera abbiamo assistito a concerti di band e artisti affermati, ma anche di cantautori emergenti che si stanno facendo spazio nel mondo della musica. Poi, ci sono stati oltre a quelli già menzionati , anche installazioni presso il Cantiere Visivo. Il festival, da sempre, contiene un diaframma di arti visive che funzionano da grande sintassi dell’intero evento artistico-creativo. La denominazione di cantiere deriva dal fatto che si è prediletta la forma del work in progress, generando una simbiosi intima tra evoluzione del festival e narrazione di questo anno particolarissimo.
Roberto Scola