Piccolo è bello, come si diceva una volta, è il tratto caratterizzante del sistema economico che domina ad Altavilla Silentina e Albanella, realtà cerniera tra la Piana del Sele ed il Cilento. Tante piccole e medie imprese, realtà prevalentemente familiari, ridotto spazio per assistenza, pensioni e pubblico impiego. Altavilla, a dispetto della sua superficie, era al decimo posto provinciale per le sue produzioni agricole. Qui ce la si poteva fare anche senza dare l’assalto di massa pubblico impiego e scuola. La grande depressione economica legata all’emergenza covid ha toccato tutto. Piccoli ristoranti e pizzerie, agriturismi, il commercio di prossimità. Perfino il comparto bufala è andato in affanno. I consumi, soprattutto quelli legati agli spostamenti delle persone, si sono notevolmente ridotti. Il mondo andrà avanti, già nei mesi della primavera 2021, si spera che le vaccinazioni di massa restituiscano serenità a tutti e rimettano in carreggiata un po’ tutto. Nel frattempo tutto però boccheggia ed in molti con le loro attività ai prossimi mesi potrebbero non arrivare. Qui il sistema del credito alle imprese già nel decennio scorso aveva conosciuti degli choc: la Bcc di Altavilla Silentina era stata travolta da una crisi mentre altri istituti bancari, anche di nome e rilevo nazionale – hanno chiuso i propri sportelli ma soprattutto – ed è quello che conta – ridotto il loro “impegno” con imprese e famiglie. In sintesi: all’emergenza covid si era arrivati con il fiatone di una evidente sottocapitalizzazione e soprattutto con un settore bufalino che ancora faticava ad adeguarsi alle nuove normative in materia ambientale ed all’aumento della sorveglianza da parte delle forze dell’ordine. La Regione Campania è sempre più determinata ad applicare la cosiddetta “direttiva nitrati” che ha come conseguenza immediata una forte contrazione del numero dei capi bufaline che le singole aziende possono allevare. S’imponeva una sorta di “dieta” dall’alto, una decrescita non regolata. Anche per il commercio al dettaglio erano già tempi tristi. L’apertura di rutilanti centri commerciali in un raggio spesso di nemmeno dieci km, unita con il problema del rinnovamento generazionale nella gestione dei negozi e dell’aumento di modalità di acquisto tramite le varie Amazon, avevano generato un chiassoso abbassarsi di serrande. Un po’ ci si è messa anche madre natura: ad Albanella con un vero e proprio smottamento idrogeologico nella contrada Bosco (costato la vita ad una giovane) mentre ad Altavilla il fiume Calore, per un largo tratto nella frazione di Cerrocupo, ha deciso di mutare percorso sottraendo così preziosi terreni agricoli mentre verso altri risulta difficoltoso se non impossibile l’accesso. Da queste parti, è utile ricordarlo, il fiume ha notevoli portate ed ha anche correnti di grande forza. Insomma sul cotto è arrivata l’acqua bollita. Il corpaccione dei due paesi risultava essere già in affanno. E, va sottolineato, pur senza avere i propri territori all’interno del Parco del Cilento, risultava pesante l’impatto della presenza dei cinghiali.
Ora se qualche problema potrà essere gradualmente “ristorato” dalle provvidenze e gli alleggerimenti annunciati è di tutta evidenza che restano sul tappeto dei problemi strutturali di notevole rilevanza. Piacciono molto qui alcune parole d’ordine: da nuova economia green a digitalizzazione spinta, ma si fatica ad immaginare la concreta attuazione. Altavilla poi nel 2021 andrà al voto per rinnovare il proprio consiglio comunale, mentre ad Albanella proseguirà l’esperienza della “sindacatura Bagini”. Difficile aspettarsi miracoli da bilanci municipali terremotati dalla fase covid con nuove ed impreviste spese e l’aumento di coloro che non hanno potuto far fronte ai versamenti di tasse e tariffe comunali generando così “corti circuiti” ancora inediti. Conclusione: l’opera di ricostruzione dovrà essere generale ed investire diversi piani, ma ancora non si intravedono ricette utili alla bisogna, Quel che è sicuro è che si vivranno- già dai prossimi mesi – tempi non facili.
Oreste Mottola