Velia, la città di Parmenide e Zenone, nell’anno che è passato, ha vissuto il momento più esaltante della sua storia moderna e, allo stesso tempo, quello più difficile.
Il 2020 è stato il primo anno in cui i destini del sito archeologico sono stati unificati a quelli di Paestum e, allo stesso tempo, è stata “azzoppata” la partenza di un progetto forte e integrato di rilancio ideato da Gabriel Zuchtriegel.
L’intero mondo politico, economico e culturale, si è ritrovato ad elogiare la scelta fatta dal Ministro Dario Franceschini e si è mobilitato per accompagnare l’azione di integrazione e di rilancio delle due realtà. Il fatto che istituzioni e cittadini si sono ritrovati sulla stessa lunghezza d’onda in merito a come procedere per dare a “Velia ciò che è di Velia” è del tutto inusuale alle nostre latitudini! In altre occasioni sono state erette barricate in nome della “primogenitura” di un luogo, un’idea, un progetto … questo a dimostrazione che se si riesce a rendere evidente il vantaggio generale che si può ricavare da un’azione comune, anche i più reticenti devono arretrare e lasciare che la storia prevalga sulla cronaca.
Cosa che non è successa, invece per la Dieta Mediterranea, anch’essa dichiarata patrimonio immateriale dall’UNESCO. Infatti, nella vicina Pollica, comune dove si trova Pioppi, il luogo dove Angel Keys codificò la Dieta Mediterranea, ci sono diversi soggetti che hanno lo stesso obiettivo di promuovere nel mondo il “Patrimonio” culturale insito nella scoperta di Keys ma che fanno fatica a parlarsi tra loro con il risultato che tutto arriva sfocato all’opinione pubblica. Oltra a questo, resta l’amaro in bocca per aver sprecato occasioni storiche e risorse pubbliche nel presentarsi da “separati in casa” sai in occasioni di eventi sul territorio (I e II salone della Dieta Mediterranea organizzati a Vallo della Lucania), sia ad Expo 2015 il cui tema era “Alimentare il pianeta” tenutosi a Milano.
C’è anche da ricordare che, già quando fu ventilata l’ipotesi di aggregare Paestum e Velia, il nostro giornale chiese che il Parco Nazionale del Cilento, promotore insieme alla Provincia di Salerno, allora presidente Alfonso Andria, del riconoscimento UNESCO del PNCDA, Paestum Velia e Certosa di Padula, di unificare sotto un’unica direzione sia i siti materiali sia quelli immateriali per rendere omogenea, efficace e forte sia la gestione sia la promozione a livello nazionale ed internazionale.
Purtroppo non fummo ascoltati né il parco stesso assunse una posizione decisiva in merito all’idea.
In un territorio così divisivo diventa facile dimenticarsi del fatto che da Ascea a Pisciotta c’è ancora un “baratro” che impedisce da anni un regolare flusso di traffico residenziale e turistico: chiunque transita sulla bretella che risale ripidissima verso Pisciotta deve fare gli scongiuri dopo aver deliberatamente disatteso tutte le prescrizioni scritte sui cartelli che interdicono il passaggio se non ai mezzi di soccorso o di polizia!
Come è facile dimenticarsi che, sia a Casalvelino sia ad Ascea sono stati costruiti dei lungomare che fanno gridare allo scandalo per lo spazio sottratto al mare che “vendicandosi” si abbatte sugli striminziti arenili rimasti a fronteggiarlo. E oggi, ecco l’ennesimo intervento che prevede la posa di pietre a mare nel tentativo di arginare il mare che sta risucchiando sabbia per garantirsi il suo spazio vitale. L’evidenza dell’enorme errore fatto nel consentire di far avanzare il cemento verso il mare sta nel fatto che dove la cementificazione non è stata ancora completata, la spiaggia è rigogliosa ed ampia.
Bartolo Scandizzo